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Benevento, 28-12-2025 09:38 ____
Tanti anni fa, Giovanni Errico mi ripeteva: "Non fare il pazzerello. Ancora non hai capito quanto Bice sia stupenda"...
Egli, medico al "Rummo", non ipotizzava mai, neanche lontanamente, che un giorno lontano, sua figlia, allora ragazzina, divenisse insegnante di un mio nipote. Questi sono i risvolti meravigliosi dell'umana esistenza che bisogna vivere in tutta la loro intensita', senza giammai risparmiarsi, commenta Peppino De Lorenzo
Nostro servizio
  

Peppino De Lorenzo, questa settimana, si sofferma su di un'altra singolare esperienza di vita, una di quelle esperienze, per intenderci, che l'esistenza spesso offre a tanti di noi.
E lui, come di consueto, non ha mancato di descriverla, cercando, nel contempo, è ovvio, di trarne quanto di bello la stessa, ancora oggi, a distanza di tempo, gelosamente, conserva.
"Con il pensiero, sempre vivo e presente, dei tanti colleghi medici che, nel corso della vita professionale, ho incontrato che, da tempo, propongo all'attenzione dei lettori, con l'intento di ricavarne, in ultimo, un volume, a futuro ricordo, nella collana "Gente di Benevento", nel luglio dello scorso anno, nel momento della scomparsa, ebbi l'opportunità di rinverdire la memoria di Giovanni Errico, che fu stimato primario dermatologo del "Rummo", cui, in vita, fui molto legato (nella foto di apertura).
L'altra sera, in occasione dell'arrivo del Natale, così come si è verificato in tanti istituti scolastici della città, anche la Scuola Media "Pascoli" (nella prima foto in basso) ha organizzato la festa degli auguri cui, in gran numero, hanno partecipato docenti, alunni, familiari, in vari luoghi simbolo della città, tra cui il Chiostro San Domenico.
Personalmente, devo essere sincero, fors'anche per carattere, non ho mai gradito molto essere presente a queste cerimonie. Non so perché.
Lo stesso comportamento ho sempre tenuto anche quando mio figlio era piccolo.
Bene. Questa volta, pure se fugacemente, ho operato una imprevista eccezione sollecitato in proposito dal mio nipotino Giampiero (nella seconda foto in basso).
Quando lo scorso anno scrissi di Giovanni Errico, tra i tanti ricordi che serbo di lui, volutamente, mi soffermai sull'inizio della mia professione.
Erano gli anni Ottanta. In quel tempo, in Ospedale, incominciai a rincorrere quella giovane dottoressa, poi, divenuta mia moglie.
Il reparto di Dermatologia, allora, era attiguo a quello di Medicina Generale, retto da un altro galantuomo, Nazzareno Lanni.
Al mattino, concluso il giro visite, verso le 11.00, era divenuta consuetudine che andassi in quell'ala del nosocomio a gustare, tutti insieme, il caffè preparato dalla caposala della Dermatologia, appunto, Lidia Caputo.
I colleghi invogliavano e seguivano il mio fidanzamento ed in primis Giovanni Errico.
Ricordi meravigliosi ed indimenticabili.
Quando, con le mie bizzarrie, litigavo con Bice, oggi mia moglie, andavo lo stesso lì e, puntualmente ogni volta, rifiutavo il caffè della signora Lidia.
Da subito, interveniva il dottore Errico che mi invitava nel suo studio e con tono fermo e deciso, mi diceva: "Non fare il pazzerello. Ancora non hai compreso quanto Bice sia stupenda".
Sì dicendo, senza darmi possibilità alcuna di giustificarmi, apriva la porta, chiamava la signora Lidia e le ripeteva: "Gustiamoci il caffè. E' ritornato l'amore".
E, poi, tutti insieme, sanitari della Medicina compresi, riprendevamo l'usanza del caffè, in attesa di un'altra mia bizzarria.
L'altra sera, mentre il concerto entrava nel vivo, mi sono ritrovato, senza volerlo, a ripercorrere nella mente quel tempo della vita ospedaliera passata.
Ho trascorso attimi stupendi ringraziando la vita per quanto di bello mi abbia dato.
E c'è stato un motivo ben preciso che mi ha riportato indietro nel tempo.
Con questi meravigliosi ragazzi che sbocciano alla vita, c'era mio nipote Giampiero, allievo, guarda caso, della figlia del dottore Errico, Giovanna, insegnante di matematica.
Quando, tanti anni fa, Giovanni Errico mi ripeteva: "Non fare il pazzerello. Ancora non hai capito quanto Bice sia stupenda", anche lui non ipotizzava mai, neanche lontanamente, che, un giorno lontano, sua figlia, allora ragazzina, divenisse insegnante di un mio nipote.
Questi sono i risvolti meravigliosi dell'umana esistenza che bisogna vivere in tutta la loro intensità, senza giammai risparmiarsi.
Inutile dire che, probabilmente invogliato dalle note del concerto, nel Chiostro San Domenico, nella memoria lontana, ho rivisto Giovanni Errico e dal profondo del cuore, dentro di me, ho avvertito il dovere morale di dirgli: "Grazie, dottore, per avere invogliato il "pazzerello" di un tempo a percorrere quella strada che ha reso la sua vita ricca, giorno dopo giorno, di emozioni, mai scontate".

  

comunicato n.175190



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