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Benevento, 09-09-2025 18:22 ____
E' morto come evidentemente desiderava. Il suo carattere, il suo attivismo non avrebbe accettato la inabilita'
Un ictus invalidante sarebbe stato molto doloroso per lui. Non hai mai avuto una febbre, gli dicevano, non sei mai stato malato. E lui in risposta affermava sempre che la sua fine sarebbe avvenuta tutta d'un botto, lo prevedeva, pare anche per familiarita' e lo desiderava, ha detto l'arcivescovo Felice Accrocca ai funerali di monsignor Pompilio Cristino. Una folla straripante di fedeli ha riempito la Cattedrale. Straziante il pianto a singhiozzi dei suoi piccoli parrocchiani
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Un lungo applauso dalla folla che ancora assiepava la Cattedrale e dalle persone che erano già sul sagrato per mandare l'ultimo saluto a don Pompilio Cristino, assieme al suono imponente delle sirene delle ambulanze della Misericordia di Benevento hanno fatto traboccare di lacrime gli occhi degli ultimi presenti che erano riusciti a trattenerle.
Particolarmente colpiti sono rimasti gli adolescenti che si sono pianti, come si suol dire, il loro don Pompilio, il parroco sempre presente e papà, zio, fratello ed anche figlio di ciascuno di loro.
La Cattedrale si è riempita fin dal primo pomeriggio ma in tanti hanno atteso all'esterno che il feretro giungesse.
Verso le 16.00 dal ponte Vanvitelli sul Calore si è vista la lunga processione preceduta dagli stendardi di Associazioni ed Enti che in qualche modo sono stati da sempre vicini a don Pompilio, i fedeli, i parrocchiani e poi il feretro di questo parroco che sarà ricordato a lungo per la sua opera pastorale condotta nei circa 48 anni di sacerdozio, da quando cioè fu consacrato presbitero da monsignor Raffaele Calabria.
La bara, giunta in auto e poi portata a spalle fin sull'altare, è stata seguita con gli occhi pieni di lacrime da parte dei tanti fedeli riuniti in Cattedrale per un ultimo, ideale, abbraccio con don Pompilio.
Alla cerimonia religiosa, presieduta dall'arcivescovo monsignor Felice Accrocca (nella foto di apertura saluta i familiari di don Pompilio), hanno preso parte anche mons. Sabino Iannuzzi, vescovo di Castellaneta; Riccardo Guariglia, vescovo, abate di Montevergine e Massimiliano Palinuro, vicario apostolico di Istanbul e amministratore apostolico di Costantinopoli.
Presenti anche il sindaco Francesco Pepe di Montecalvo Irpino, diocesi di Benevento, paese natale di monsignor Pompilio Cristino e quello di Benevento, Clemente Mastella.
Monsignor Accrocca ad inizio della Messa, con la bara del suo parroco posta a terra, sul presbiterio, ha parlato di momento di sofferenza e di grazia. Il Signore ne ha guidato l'esistenza ed a lui che è misericordia chiediamo misericordia per don Pompilio.
Poi all'Omelia monsignor Accrocca, commentando il Vangelo, quando il Signore dice che quella voce non è giunta per me ma per voi vuol dire che il giudizio è per voi. Nella Croce c'è il giudizio del mondo che avviene nell'amore del Crocifisso.
Se il chicco di grano non muore resta solo ma se muore produce molto frutto.
Non si porta frutto seguendo gli spari di giochi pirotecnici ma morendo giorno per giorno per un amore più grande.
Morire a se stessi non è facile, ha proseguitio l'arcivesco, anche perché bisogna imparare a non reagire, a tenersi anche le umiliazioni e fare sacrifici per primi e di più.
Tutte cose, queste, che la nostra umanità rifiuta.
E quindi bisogna spogliarsi del vecchio per vestire il nuovo e non è un percorso facile.
Porta frutto solo chi sa morire e può generare qualcosa di nuovo.
Tutto ciò è vero sia nella vita sociale che nell'esperienza ecclesiale.
Questi brani del Vangelo, ha proseguito l'arcivescovo, li ho ritagliati sulla persona e sulla vita sacerdotale di don Pompilio.
Siete voi, ha quindi detto rivolto alla sterminata platea di fedeli e sopratutto di parrocchiani, l'opera di don Pompilio e lo dimostra anche il panto dei tanti chierichetti e dei bambini che avvertono di averlo perduto.
Siete voi la sua opera costruita con pazienza da quando da ricevuto l'ordinazione sacerdotale, 48 anni fa, dall'arcivescovo Raffaele Calabria, fino a morire sul posto di lavoro.
Don Pompilio era lì in parrocchia ogni giorno e ad ogni ora.
Ha svolto lunghi anni anche nel Seminario ed ho ricevuto elogi anche da presbiteri che si erano formati qui pur appartenendo ad altre Diocesi. Erano altri tempi per il nostro Seminario.
Ha lavorato con convinzione, passione, entusiasmo tanto che nelle relazioni suppliva con questo suo attivismo  alla sua natura riservata e timida.
Di solito queste persone con questa caratteristiche caratteriali, non hanno grosse relazioni lui invece ne aveva tante proprio perché c'era sempre.
E' stato anche vicario generale della Curia che ha servito sotto ben 3 vescovi.
E' morto come evidentemente desiderava.
Il suo carattere, il suo attivismo non avrebbe accettato la inabilità. Un ictus invalidante sarebbe stato molto doloroso per lui.
Non hai mai avuto una febbre, gli dicevano, non sei mai stato malato.
E  lui in risposta diceva sempre che la sua fine sarebbe avvenuta tutta d'un botto, lo prevedeva, pare anche per familiarità, e lo desiderava.
Sento qui, ha detto l'arcivescovo con tono alto, l'aria della resurrezione e la speranza cristiana che ci fa mortali come le giumente dei campi.
Non è questo un momento privo di speranza. La nostra Fede non vacilli, ha concluso l'arcivescovo, e sia ancora più forte.
Al termine della Messa, l'arcivescvovo ha letto anche una nota di ringraziamento da parte della famiglia di mons. Cristino.
"La famiglia ringrazia con profonda commozione tutta la comunità parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli, tutto il personale ospedaliero del "Fatebenefratelli" e tutti i fedeli che hanno accolto, amato ed accompagnato fino all'ultimo respiro don Pompilio".

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

comunicato n.173062



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