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Benevento, 07-07-2025 15:50 ____
In quella zona cosi' esposta ai terremoti andrebbe comunque denunciato l'eccessivo sovraccarico residenziale e di insediamenti produttivi e di servizi
Nell'area dei Campi Flegrei si ripetono scosse telluriche e bradisismi vari. Qui la terra trema, come gia' negli anni e nei secoli decorsi. Pero' questa volta con maggiore intensita', come non si verificava da circa 450 anni. A fronte della costiera intensamente popolata, c'e' la dorsale appenninica che si svuota. Ma e' piu' grave lo svuotamento o il sovraccarico? Non si vuol capire che il sovraffollamento dell'area metropolitana e lo svuotamento delle zone interne hanno un'unica soluzione
di Roberto Costanzo
  

Lungo la dorsale appenninica la terra si svuota, si chiude in sé, attende aiuti che pure arrivano ma non sono efficaci, mentre nell'area dei Campi Flegrei, alle porte di Napoli, si ripetono scosse telluriche e bradisismi vari (nella foto la concentrazione degli eventi).
Qui la terra trema, come già negli anni e nei secoli decorsi.
Però questa volta con maggiore intensità, con una magnitudo così alta (4,6) che non si verificava da circa 450 anni.
In quella zona così esposta ai terremoti andrebbe comunque denunciato l'eccessivo sovraccarico residenziale e d'insediamenti produttivi e di servizi.
Un'area troppo sovraccarica, quella costiera a fronte della dorsale appenninica che si svuota. Ma è più grave lo svuotamento o il sovraccarico?
In questi giorni, la stampa regionale ha parlato di una scossa tellurica di una imprevedibile magnitudo, che ha provocato allarmi di vario titolo, ma intanto al Cnr si dice che "tutta l'area è una pentola a pressione e non si può abitare ancora lì"; il ministro competente invece continua ad affermare che "non è necessario evacuare 500mila residenti dai Campi Flegrei".
Le non convergenti dichiarazioni del mondo politico e del campo scientifico di oggi sono pressoché le stesse di tre-quattro anni fa; così pure gli allarmi e le paure della gente che chiede soltanto aiuti e sostegni ma non pensa ad un possibile piano di riequilibrio territoriale.
Sono andato a rileggere un mio articolo di "Gazzetta di Benevento" del 24 maggio 2024, dal titolo "Ancora una volta l’emergenza del bradisismo metterà in moto una strumentalizzazione e non una saggia utilizzazione delle aree interne".
Un articolo di assoluta attualità.
Vorrei proporre al direttore Pietronigro di ripubblicarlo, non solo per confrontarlo con quanto scrive oggi la stampa regionale; ma soprattutto per denunciare l'incapacità di una certa classe dirigente di leggere la geografia e la storia della nostra regione.
Non so quanti, oltre al presidente della nostra Provincia, Nino Lombardi, siano rimasti scioccati dalle affermazioni contenute nel nuovo testo del Piano Strategico Nazionale delle Are Interne, che parla di "declino ormai irreversibile... e ne va accompagnata la decadenza".
Quindi non un piano di sviluppo ma un aiuto alla decadenza... Come è possibile pensare e scrivere queste assurdità.
Ma torniamo alle scosse sismiche dell'area flegrea per chiederci come mai gli organi istituzionali della nostra Regione non pensino ad una ripresa del discorso del riequilibrio territoriale tra fascia costiera e dorsale appenninica.
Settanta anni fa la denunciò Rossi Doria, con il suo discorso su "Osso e Polpa", e successivamente al Comitato Regionale Programmazione Economica (Crpe) si approvò il Progetto Travaglini sul riequilibrio territoriale fondato sul "Ribaltamento tra fascia costiera e zone interne".
Non si vuol capire che il sovraffollamento dell'area metropolitana e lo svuotamento delle zone interne hanno un'unica soluzione.
Oggi sono appunto le incontenibili scosse telluriche di quell'area partenopea a richiamare la nostra attenzione, non sull'abbandono di quelle zone ma certamente sul loro alleggerimento.
Non è possibile che un'area, peraltro paesaggisticamente bellissima, che oggi è sottoposta a tali rischi sismici, possa essere sovraccarica di insediamenti umani, o produttivi e di servizi (oltre 2.500 abitanti per chilometro quadrato, a fronte di 130 abitanti a chilometro quadrato nelle aree interne).
Non si deve puntare ad una desertificazione in una zona vitale come quella, ma soltanto a renderla meno addensata e più vivibile; e quindi avviare, come previsto 60 anni fa, un ribaltamento ma non solo di popolazione quanto innanzitutto di infrastrutture civili e strutture produttive.
Non un esodo forzato, ma un corretto e programmato sfollamento per un efficiente riequilibrio territoriale della regione.
Il presidente della Provincia, Lombardi, che ha dimostrato preoccupazione e contestazione verso le "sciocche" indicazioni del Piano Nazionale (Psnai), potrebbe assumere l'iniziativa, assieme ai presidenti delle Comunità Montane, di avviare un confronto con le istituzioni regionali, un coraggioso e documentato confronto, non già per fare altri studi e ricerche, ma per avviare un serio ed incontestabile piano di assetto territoriale in Campania, che è certamente una delle maggiori e più belle regioni d’Italia; tuttavia è pure quella che soffre i più alti squilibri.
Le scosse telluriche dei Campi Flegrei ci debbono aprire occhi e menti per avviare i necessari cambiamenti geopolitici, geoeconomici, geocivili.
Per far diventare equilibrata, e veramente grande, la nostra regione.

comunicato n.171888



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