Benevento, 16-06-2025 18:43 |
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Il complesso francescano, o quel che ne rimane, rappresenta un unico esemplare di edificio in stile gotico nella nostra citta'
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Redazione |
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Il complesso francescano, o quel che ne rimane, rappresenta un unico esemplare di edificio in stile gotico nella città.
Prima che nuovi negativi eventi possano interferire in una struttura che tante mutilazioni ha subito, giova condividere, tra le altre preziose particolarità, uno degli affreschi ritornati in luce nel chiostro.
A parlarne, in una nota inviata al giornale è Carmine Meoli.
"Gentile direttore - ci scrive - nella foto il particolare ingrandito di una affresco del chiostro di san Francesco a piazza Dogana.
Abbiamo letto grazie a "Gazzetta" il potenziale rischio di cessazione della presenza dei Frati Minori conventuali al cui fondatore, San Francesco, si fa risalire il complesso laddove preesisteva una chiesa dedicata a San Costanzo.
Il complesso francescano, o quel che ne rimane, rappresenta un unico esemplare di edificio in stile gotico nella nostra città.
Sono note le vicende per le quali disastrosi terremoti prima e utilizzi a scopi civili imposti da leggi eversive, seguite alla Unità d'Italia, hanno fatto scempio dell'edificio e del suo campanile.
Di questo ultimo si conserva solo il primo piano mentre della chiesa e del chiostro sono stati eseguiti restauri che hanno rimesso in luce minima parte dell'antico complesso.
Vuole la tradizione che il complesso, le cui prime tracce si fanno risalire ad una chiesa già esistente nel 950, sia stato ampliato come convento francescano dopo una sosta di San Francesco (mai confermata dagli storici ndr) nella preesistente chiesa nel suo primo viaggio a Monte Sant'Angelo.
Con atto notarile del 1243 si realizza una donazione a Francesco e ai suoi seguaci in segno di gratitudine di una provvidenziale pioggia che sarebbe intervenuta per intercessione del pellegrino Francesco.
Il complesso, danneggiato e modificato per adattarlo ad altri utilizzi, è stato oggetto di un restauro completato nel 1968 e riaperto al culto in tale anno.
Prima che nuovi negativi eventi possano interferire in un complesso che tante mutilazioni ha subito, giova condividere, tra le altre preziose particolarità, uno degli affreschi ritornati in luce nel chiostro.
Si tratta di affresco, databile agli inizi del secolo XI, nel quale, presumibilmente, è rappresentato San Costanzo.
Costanzo svolse un'azione di evangelizzazione contro gli eretici arrivando fino a Capri: dove gli abitanti gli dedicarono una chiesa che per diversi secoli fu cattedrale della diocesi di Capri.
Nel chiostro beneventano il santo monaco viene ritratto nell’atto di benedire in una modalità inconsueta per la iconografia latina.
Nella mano che benedice (nella foto di apertura) il pollice tocca l'anulare lasciando aperte le restanti dita.
Un particolare identico a quello del Bambino benedicente nella Icona di Santa Maria in Gruptis di Vitulano (nella foto in basso) e a quello del Cristo Pantocrator nel mosaico che adorna la facciata del duomo di Spoleto.
A parte reminiscenze di simboli di pratiche del lontano oriente, qualche studioso ha ricordato che si tratta di un modo di benedire di tradizione greca la cui simbologia rappresenterebbe il fuoco (il pollice), che si unisce alla terra (l’anulare).
Al segno del pollice congiunto con l'anulare viene attribuito il senso di una alimentazione della terra e del corpo con il calore e la energia del fuoco ovvero dello spirito (il fuoco) che si unisce alla materia (la terra) come segno della natura umana e divina del Redentore.
Una simbologia che, oltre ai significati reconditi, consegna alla città un affresco che merita non solo approfondimenti ma anche una visita di cittadini e turisti.
Infine agli esperti un quesito per scoprire se siano le mura di Benevento o altro simbolo quello che nell'affresco il Santo regge con la mano sinistra.
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