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Benevento, 10-09-2023 08:32 ____
Con la scomparsa di Antonio Feoli, per tutti Tonino, va via un personaggio che merita un posto importante nella nostra citta'
Si era creato a suo modo un lavoro apprezzato da molti, quello di pulire le vetrate di tutti i negozi del corso Garibaldi ricorda Peppino De Lorenzo. Un altro "uomo dei vicoli" e' Mario Gagliardi che il compianto Mario Boscia chiamava "Carlo d'Inghilterra" per la sua somiglianza con il sovrano inglese
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E' un ulteriore spaccato di vita cittadina che oggi emerge da un racconto di Peppino De Lorenzo.
Con la scomparsa di Antonio Feoli, per tutti Tonino (nella foto di apertura), avvenuta il giorno della festività di San Bartolomeo, va via un personaggio della nostra comunità.
De Lorenzo, rinverdendone la memoria, come fa spesso, associa sue esperienze personali che, in ultimo, permetteranno a molti di rivedere, concretamente, la figura di Tonino Feoli lungo corso Garibaldi.
"Nel pieno vigore della torrida calura agostana, il giorno della festività di San Bartolomeo, molti, fra i tanti, avranno letto un annuncio funebre, affisso sulle mura cittadine, che dava notizia della scomparsa di Antonio Feoli (nella prima foto in basso dinanzi alla torta nel giorno del suo settantesimo compleanno).
Sicuramente, un nome che ai più non ha permesso di chiarire chi fosse. In defintiva, un defunto come tanti.
Invece, Antonio Feoli, per tutti Tonino, occupa, meritatamente, un posto importante tra i personaggi della nostra Benevento.
Per molti anni, fino a qualche tempo fa, lo si vedeva trascorrere intere mattinate lungo corso Garibaldi.
Con la sua semplicità e bonomia, la natura non gli era stata benigna, si era creato, a suo modo, un lavoro.
Quello di pulire le vetrate di tutti i negozi del corso. Aveva, infatti, stilato un calendario suddividendo, per ogni giorno della settimana, gli esercizi commerciali cui dedicarsi.
Ed i negozianti, anche quelli che, oggi, non ci sono più, lo volevano bene ed ogni volta, a lavoro ultimato, gli offrivano qualche soldo.
Non che Tonino ne avesse particolare bisogno, ma, per lui, quella occupazione era motivo di vita.
Suo desiderio era quello che i vetri, dopo il suo intervento, non presentassero alcun alone.
Ho avuto la meravigliosa avventura di essere stato il medico di Tonino e so bene quanto la mamma, Natalina Maturo, ed il padre Vincenzo, lo seguissero con il solo intento di non fargli mancare niente.
Tante volte, negli anni addietro, sono andato nella loro casa in via Benedetto Bonazzi, anche durante la lunga malattia di don Vincenzo, che ho seguito fino all'ultimo respiro.
Un personaggio Tonino che tutti conoscevano ed incontravano lungo corso Garibaldi e nei suoi vicoli.
Mai scurrile, educato, buono nel vero significato della parola. Non ha conosciuto invidie, tradimenti, cattiverie, furbizie.
Non dimenticherò mai quando arrivava allo studio per le prescrizioni mediche da fare al padre.
Si presentava con tre cioccolattini, per me Ferrero Rocher ed, invece, un Bacio Perugina per mia moglie ed un altro per la segretaria.
Poi, quando l'afflusso dei pazienti lo permetteva, si intratteneva di più. Ci consigliava una sicura schedina vincente e, poi, per il fatto che fossimo nati nello stesso anno, rivolgendosi a mia moglie, ripeteva: "Dottoressa, voi avete sposato un uomo di ferro. Sì, perchè io e lui apparteniamo ad una classe di ferro".
Alla replica di mia moglie che gli diceva: "Ma quale ferro? Si tratta di stagnola", lui si turbava e, andando via, mugugnando, borbottava: "Ecco perchè non mi sono sposato".
Nella storia cittadina si narra che il nonno materno dette il suo benestare a sfilare, vestendo i panni del Negus, lungo le strade di Benevento nel corso della occupazione italiana in Etiopia.
Tante volte dell'episodio ne ho parlato con le figlie del presunto Negus, Natalina, mamma di Tonino, e Carmela, zia di quest'ultimo.
Ringrazio Tonino per tutto l'affetto che mi ha riservato e ringrazio, nel contempo, il destino che mi ha voluto medico permettendomi di fare tantissime esperienze meravigliose.
Oggi, Tonino carissimo, dinanzi alle tue spoglie mortali, mi devi permettere una sincerità.
Avevi ragione  a dissentire da mia moglie. Noi due, anche se per aspetti diversi, da solo, in vita, sei stato capace di inventarti una occupazione, siamo stati veramente di ferro.
Sono molti che ci hanno circondato ad essere di stagnola.
Ti porgo l'ultima carezza sicuro che già ti stia adoperando a fare splendere le vetrate del Paradiso".

ap - Mi permetto di aggiungere al ricordo di Peppino De Lorenzo quello di un altro storico uomo dei vicoli del centro storico.
Tonino Feoli, ricordato da De Lorenzo, portava nelle case di chi lo chiedeva e lo aspettava (anche a Gazzetta), giocate al lotto e ad altre lotterie nazionali.
Non praticava nessuna aggiunta al prezzo noto ed imposto dai Monopoli ma non disdegnava una piccola aggiunta.
Faceva, con il suo passo veloce, anche semplici ma preziosi servizietti.
Altro uomo dei vicoli, che ancora oggi è possibile incontrare nella mattinata lungo sempre lo stesso percorso, è Mario Gagliardi (nella seconda foto in basso) che il compianto collega Mario Boscia chiamava "Carlo d'Inghilterra" per la sua forte somiglianza con quello che oggi è re Carlo III.
All'epoca, parliamo della fine degli anni Ottanta, Gazzetta aveva la sua sede a via Napoli, 84, di fronte al "Meomartini".
Boscia mandava il suo articolo, che impreziosiva la pagina della Cultura, scritto a mano su fogli di carta anche di recupero come quelli appartenenti al retro dei calendari a muro, proprio tramite Carlo d'Inghilterra che da via Erik Mutarelli, dove abitava Boscia e dove oggi ha anche sede Gazzetta, giungeva fino a via Napoli e diceva al citofono: So' Mario, aprite, vi porto l'articolo di Boscia.
E così siamo andati avanti per anni.
Il computer non era ancora così diffuso come oggi, era più l'epoca dei fax, ma questo a Boscia non interessava minimamente e continuava a vergare gli articoli con la penna a sfera utilizzando poi il servizio celere addirittura di Carlo d'Inghilterra.
Che generosità in quegli uomini dei vicoli.
E che bei tempi!

 

comunicato n.159094



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