Diagnosi terribile per un paziente cinquantenne con una prognosi di pochi mesi di vita. Di qui, la necessita' di un ricovero immediato
Nel mio studio e', d'improvviso, calata la notte. Conosco l'interessato da quando era bambino. Uno dei miei primi pazienti. Una persona da bene, a me legatissimo. Ore indescrivibili vissute nella totale incredulita'. Ad un tratto, senza volerlo, ci si e' accorti che le generalita' riportate sul referto appartenevano ad un'altra persona. Non c'e' altro da aggiungere, scrive Peppino De Lorenzo. Lo sfacelo della odierna sanita' ci fa assistere anche a questo
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Ritornando, ancora una volta, in tema sanitario quanto, in questa occasione, Peppino De Lorenzo racconta ha, veramente, dell'inverosimile e dimostra, qualora ce ne sia bisogno, che la situazione sia divenuta veramente insostenibile.
"Malgrado, nel passato, non siano state poche le rivendicazioni portate avanti per una sanità migliore e rispondente alle quotidiane esigenze dei cittadini, poi, ho stabilito di trattare altri argomenti d'interesse cercando, nei limiti del possibile, di non continuare a scrivere di problemi sanitari.
Infatti, il prezzo pagato è stato altissimo ed, allo stato, gli anni non mi concedono, ed è naturale che sia così, di tollerare ulteriori attacchi da parte di chi preferisce zittirmi.
Gli stessi che, a chiacchiere, inondano di comunicati le redazioni dei giornali, ma, in fondo, preferiscono, in ultimo, l'assordante silenzio.
L'episodio, però, di cui sono stato diretto testimone, questa volta, m'induce ad intervenire ed ha uno scopo ben preciso.
Sì, è vero ed alcuno può negarlo, che qui da noi, curarsi sia divenuto un lusso e che per potere praticare una comune indagine di laboratorio si debbano attendere mesi.
Tuttavia, bisogna, purtroppo, anche se dolorosamente, convenire che la situazione, fuori dal nostro territorio, non sia diversa, se non peggiore.
Quando, con frequenza divenuta quotidiana, sento parlare male del "Rummo", avverto una pugnalata al petto.
Il nosocomio cittadino per me rimane al pari di un figlio e con malcelata pazienza, ritengo che sia sempre difficile sentire discreditare un proprio figlio.
Ciò premesso, veniamo a bomba.
Alcune indagini di laboratorio che, solo due settimane fa, un 50enne beneventano ha praticato, hanno evidenziato, anche se non di molto, qualche valore oltre la norma.
Avendo questi sofferto, più di venticinque anni fa, di un episodio leucemico, poi, fortunatamente, rientrato attraverso cure mirate ed attente, io stesso gli ho consigliato, per tranquillità, di rivolgersi, senza indugio alcuno, al centro specialistico, fuori sede, che lo tenne in trattamento allora.
Il paziente, da subito, ha seguito il consiglio suggerito.
I medici ospedalieri del settore, non ravvisando recrudescenze, hanno solo, prudenzialmente, consigliato controlli periodici invitando, nel contempo, il soggetto a praticare una Pet, tecnica di diagnostica per immagini .
Tra le tante richieste effettuate nei centri radiologici convenzionati, in ultimo, solo a Vallo della Lucania è stato assicurata la pratica dell'indagine in pochi giorni.
E così è stato.
Solo che, quando gli ematologi ospedalieri si sono trovati dinanzi al referto, tenendo all'oscuro il paziente, hanno riferito ai familiari di quest'ultimo la gravità della situazione con una prognosi di pochi mesi di vita.
Di qui, la necessità di un ricovero immediato.
Nel mio studio è, d'improvviso, calata la notte.
Conosco l'interessato da quando era bambino. Uno dei miei primi pazienti. Una persona da bene, a me legatissimo.
Nell'immediatezza non ci è rimasto che programmare il ricovero da effettuarsi il giorno dopo, festa dell'Immacolata.
Ore indescrivibili vissute nella totale incredulità, commista, quest'ultima, ad un indomabile smarrimento.
Ad un tratto, senza volerlo, ci si è accorti che le generalità riportate sul referto appartenevano ad un'altra persona. Del che, senza volerlo, non si erano resi conto neanche gli specialisti che avevano visionato il referto stesso.
Non c'è altro da aggiungere.
La mattina dopo si sarebbe dato l'avvio ad una severa terapia per strappare, nei limiti del possibile, il malcapitato alla morte, mentre il malato vero, quello grave, sarebbe rimasto, tranquillamente, a casa sua.
Lo sfacelo della odierna sanità ci fa assistere anche a questo".
comunicato n.175003
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