Una giovane donna, scrittrice del territorio beneventano, ha affrontato una sofferenza profonda che ha inciso in modo significativo sulla sua vita
Esperienze di sordita', bullismo, un disturbo del comportamento alimentare e una diagnosi di disturbo borderline di personalita' hanno reso il suo cammino complesso, segnato da cure impegnative e da un equilibrio difficile da mantenere ma ora Chiara vede la luce
Redazione
Egregio direttore, ci scrive da Airola, Chiara Paciello, per molto tempo una giovane donna, scrittrice del territorio beneventano, ha affrontato una sofferenza profonda che ha inciso in modo significativo sulla sua vita. Esperienze di sordità, bullismo, un disturbo del comportamento alimentare e una diagnosi di disturbo borderline di personalità hanno reso il suo cammino complesso, segnato da cure impegnative e da un equilibrio difficile da mantenere.
Oggi, però, la sua testimonianza restituisce un quadro diverso, quello di una ripresa possibile, costruita con consapevolezza e supporto adeguato.
"Convivere con un disturbo mentale è possibile, afferma Chiara. E anche i farmaci non devono essere visti come una sconfitta, ma come uno strumento, quando servono.
Un passaggio particolarmente significativo del suo percorso è avvenuto di recente: dopo sette anni di terapia ha concluso l’assunzione del Litio, un trattamento che richiedeva monitoraggi clinici frequenti e un’attenta gestione medica.
La decisione è stata presa gradualmente, sotto il costante controllo della specialista che la segue e con l’appoggio di una figura per lei determinante, indicata come G.M.
La sua presenza è stata fondamentale nei momenti più delicati, spiega Chiara, sottolineando quanto il sostegno umano possa affiancare efficacemente quello clinico.
Determinante è stato il lavoro svolto dalla psichiatra che la segue ad Airola, una professionista che Chiara descrive come attenta e rigorosa. Un approccio basato sulla personalizzazione della cura, sull’uso mirato dei farmaci e su un accompagnamento costante verso una maggiore autonomia ha rappresentato un punto di svolta nel suo percorso terapeutico.
Oggi Chiara conduce una vita più equilibrata, senza l’assunzione di psicofarmaci e con una maggiore serenità rispetto al passato.
La diagnosi non definisce chi sono, afferma. È una parte della mia storia, non la mia identità.
La sua esperienza si inserisce nel più ampio dibattito sulla salute mentale, offrendo un messaggio chiaro: con un’assistenza competente, relazioni di supporto e un percorso di cura adeguato, è possibile superare anche le fasi più complesse e ritrovare una prospettiva di futuro.
comunicato n.175001
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