Monsignor Pietro Florio ha ricevuto l'abbraccio dei parrocchiani di San Gennaro, la chiesa che da stasera e' stata affidata alle sue cure
Monsignor Pasquale Maria Mainolfi, dall'Alto dei Cieli, puo' essere soddisfatto. La scelta dell'arcivescovo monsignor Felice Accrocca relativa al suo successore e' stata oculata e piu' che azzeccata. Se avessi potuto evitare di sottrarlo alla comunita' di Foglianise lo avrei fatto ma la pasta da stendere diminuisce sempre di piu' e con il passare del tempo la pizza diventa sempre piu' sottile, ha detto il prelato riferendosi alla carenza di vocazioni
Nostro servizio
Monsignor Pasquale Maria Mainolfi, dall'Alto dei Cieli, può essere soddisfatto.
La scelta dell'arcivescovo mons. Felice Accrocca relativa al suo successore è stata oculata e più che azzeccata.
Monsignor Pietro Florio è in grado di sopportare egregiamente il peso di una parrocchia grande come quella di San Gennaro ed anche di sostenere egregiamente il confronto con la sconfinata capacità culturale del suo predecessore.
I suoi nuovi parrocchiani, che hanno affollato stasera la chiesa ed il teatro per il dopo funzione religiosa, lo hanno accolto con grande gioia della stessa intensità del rammarico dei suoi precedenti fedeli, quelli di Foglianise.
La Santa Messa è cominciata con la lettura, da parte di don Maurizio Sperandeo, del decreto di nomina firmato dall'arcivescovo e qui abbiamo appreso, tra l'altro, che don Pietro è nativo di Benevento è che ha la stessa età di monsignor Accrocca essendo nato nel 1959.
Don Pietro Florio subentra a monsignor Pasquale Maria Mainolfi, è stato ancora letto, deceduto il 27 giugno 2025, è la parrocchia è stata retta in questi ultimi mesi da monsignor Francesco Iampietro, vicario generale della Diocesi.
Don Pietro è stato anche rettore del Seminario Arcivescovile, parroco di Sant'Erasmo Vescovo di Torrecuso, parroco di San Donato a Benevento e parroco di San Ciriaco a Foglianise.
Da oggi, e per la durata di nove anni, l'arcivescovo Accrocca lo ha nominato parroco di San Gennaro (e qui è scattato un lungo applauso), conclude il decreto.
A questo punto a don Pietro è stato richiesto di rinnovare la sua promessa al servizio del popolo di Dio.
L'arcivescovo Accrocca, all'Omelia, ha detto che l'evangelista Giovanni segna un discrimine tra l'antico ed il nuovo.
Con lui inizia una economia diversa di salvezza dove il più piccolo è più grande di lui.
Ci viene insegnato il significato dell'attesa e la gioia poi dell'incontro con Maria che parimenti ha vissuto l'attesa sentendo crescere il figlio dentro di sé e Giovanni stesso nell'attesa di annunciarne la nascita.
L'attesa, ha proseguito il vescovo, dà il senso pieno alla gioia.
Osservate l'agricoltore che aspetta con costanza i frutti della terra.
Ma oggi si pretende dal terreno sempre di più, si violenta l'ambiente per questo ma ci dobbiamo aspettare anche colpi di coda di un ambiente che si ribella.
Se il mondo smarrisce la gioia è perché si è privato di ogni attesa.
Il consumismo ci spinge a volere tutto e subito, senza alcuno sforzo.
Siamo come le persone golose che stando in pasticceria per molto tempo, non gustano più nulla.
I nostri genitori, i nostri nonni, attendevano l'arrivo della Befana per raccogliere dalla calza un carbone di zucchero o qualche frutto.
Era l'attesa che dava un senso a tutto.
Oggi c'è l'abitudine e questo attenua le emozioni.
Quando si ha tutto si rischia di spegnere ogni cosa.
Il tempo dell'Avvento, quello che stiamo vivendo, è caratterizzato proprio dall'attesa ma quando essa non è coltivata siamo portati a dire: E' venuto il Natale, ma non me ne sono proprio accorto.
Senza l'attesa l'evento si sminuisce.
La sopportazione oggi nessuno vuole più praticarla e questo accade anche nel nostro mondo di religiosi.
A Gaza, in quel sudiciume riescono anche a sorridere, noi non più.
Possa il Natale aiutarci a riscoprire il senso della vita.
Passando alla nomina del nuovo parroco l'arcivescovo ha detto che stasera nasce un percorso nuovo in una comunità parrocchiale.
Quindi ha ringraziato i predecessori di don Pietro, monsignor Ilario Gallucci, monsignor Nicola Cocchiarella e monsignor Pasquale Maria Mainolfi e qui c'è stata una gaffe perché li ha accomunati tutti nel regno dei Cieli poi si è subito corretto dicendo che don Nicola è qui con noi ed è intenzionato a rimanerci a lungo.
Con don Pietro Florio comincia questo nuovo ministero.
Foglianise lo rimpiange ma i doni del Signore vanno condivisi.
Se avessi potuto avrei evitato ma non ho potuto farlo.
La pasta da stendere diminuisce e con il passare del tempo la pizza diventa sempre più sottile
Questa è la situazione dell'intera Chiesa italiana, priva di vocazioni e ci dobbiamo adattare a questa nuova situazione.
L'arcivescovo quindi rivolto al folto gruppo di fedeli provenienti da Foglianise, anche in pullman, ha detto di non piangerlo perché lo avete perduto ma di ringraziare Dio perché ce lo ha dato.
Questo è lo spirito buono da mettere in campo.
Dio colmerà ogni attesa.
Ora qui parroco e parrocchiani formino una sola famiglia, questo è l'obiettivo, una famiglia che vada ad integrarsi con le altre parrocchie.
La bellezza e la forza della Chiesa è nella sua unità, ha concluso il vescovo.
Al termine della Santa messa ci sono stati tre interventi a chiusura dell'evento i cui tratti salienti sono stati sottolineati dal Coro Maranathà diretto dal maestro Antonello Luongo (nella decima foto in basso).
Il primo ad intervenire, a nome di tutta la comunità parrocchiale, è stato Donato Guarino che ha sottolineato come don Pietro sia il quarto pastore nominato alla cura della parrocchia di San Gennaro.
A lui è stato inviato un caldo benvenuto con piena ed operosa disponibilità a collaborare.
Saremo come mamma Gerarda che ti aiutava sempre e lo ha fatto nei tuoi 42 anni di sacerdozio, ha concluso Guarino.
La parola è quindi passata al sindaco Clemente Mastella che ha dato a don Pietro il benvenuto a nome della città.
Mastella, citando Isaia, ha detto che va allargato lo spazio della tua tenda e così bisgna fare con la parrocchia.
E' possibile, nei tempi in cui c'è tanta tempesta assieme al sole, vivere la religione come tale?
Si tratta, in pratica, di essere un po' missionari.
Quella di stasera è una chiesa piena così come non si nota molto spesso.
Recuperiamo anche i giovani nel modo di essere Chiesa evitando però il reclutamento.
Quella di oggi è una Chiesa un po' diversa che vive le problematiche del momento.
La parrocchia diventi dunque una forma di nomadismo recuperando lo spirito missionario ed essere comunità insieme ai laici ed ai sacerdoti.
Il sindaco ha quindi concluso sottolineando la delicatezza, la mitezza, il sorriso di don Pietro, tipico di chi ascolta gli altri.
A questo punto l'ultimo intervento è stato di don Pietro Florio il quale ha detto che una chiesa così piena la vista l'ultima volta una ventina di giorni fa quando a Foglianise è stato inaugurato l'oratorio ed io lì ho parlato per 35 minuti ma giuro che non lo farò anche qui.
Sono nella parrocchia che è nel cuore della città dove sono nato.
Il primo saluto don Pietrio lo ha rivolto ai suoi chierichetti, Flavio e Lorenzo (nella ottava foto in basso), in rappresentanza di tutti i tanti bambini che lo hanno accompagnato negli anni lungo il percorso sacerdotale.
Noi siamo 7 figli nella mia famiglia e stasera qui c'è solo una rappresentanza ma assieme a loro avverto forte la presenza forte anche di papà Luigi e di mamma Gerardina.
A Foglianise sono stato parroco per 7 anni e siccome questa nomina di oggi ha valore per nove anni, lo ritengo un buon augurio considerando che ho già 67 anni e quindi mi auguro di finirla qua.
Il mio cuore è come quando 42 anni fa ho preso Messa, il corpo un po' meno.
Sull'altare i chierichetti che sono venuti a salutarmi prima di giungere a Benevento sono stati 120. Impariamo a camminare insieme e così anche per quanto riguarda le decisioni da assumere che non prenderò mai in solitudine.
Con il mio predecessore mons. Mainolfi sono stato compagno di scuola al Seminario. Per 5 anni abbiamo condiviso tutto, anche la camera e siamo stati fatti preti a distanza di una settimana, io il 22 e lui il 29 di ottobre, ha concluso don Pietro.
Il verbale della serata è stato firmato dall'arcivescovo, da don Pietro e dai tesimoni (nelle foto dalla diciannove alla ventuno)
A questo punto, ultimata la funzione religiosa, buona parte dei fedeli, su invito di Guarino, si sono portati nella sala teatro dove era stato allestito un capace buffet (nelle foto in basso dalla ventinove alla trentadue).
ap - A don Pietro mi lega un'amicizia antica ma prima ancora, per questioni di lavoro, ero legato alla magnifica professionalità del papà Luigi, funzionario del Genio Civile con delega alle opere finanziate dalla ex Cassa per il Mezzogiorno alle pubbliche amministrazioni.
Un giorno ero nella mia casa di campagna a Torrecuso, era il tempo di Pasqua e c'era l'usanza della benedizione delle case.
Mi vidi presentare questo giovane prete in una casa appena ultimata, parliamo della prima metà degli anni Novanta. Trovammo subito il modo per scambiare qualche considerazione mentre il sole cominciava già ad essere abbastanza caldo.
Insomma è stato il mio parroco a Torrecuso.
Oggi lo ritrovo, a distanza di tanti anni, mio parroco a Benevento.
Era destino, ci siamo detti, un piacevole e gradevole destino che cercheremo di gestire al meglio.
Benvenuto a casa, caro don Pietro.
comunicato n.174939
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