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Benevento, 12-12-2025 19:29 ____
La misura dell'amore e' amare senza misura. Frase impressa a rilievo in nero e in braille e campeggia sul quadro tattile della Madonna delle Grazie
Un'opera destinata al Santo Padre dai soci della Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Benevento
Redazione
  

Clelia De Falco, presidente dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Benevento, in una nota, ha raccontato dell'incontro avuto con papa Leone XIV nel corso dell'Udienza Generale dello scorso 10 dicembre.
"La misura dell'amore è amare senza misura (Sant'Agostino).
Questa frase di Sant'Agostino, impressa a rilievo in nero e in braille, campeggia - scrive - sul quadro tattile della nostra patrona, la Madonna delle Grazie.
Un'opera destinata al Santo Padre, un capolavoro di Arte Sacra accessibile, realizzato grazie alle innovative tecnologie di stampa tattile della Texi di Benevento.
Un'opera nata d'istinto, come tutte le cose che prendono forma dalla passione autentica per il proprio lavoro e dall'amore vero per il prossimo.
Non un semplice quadro, ma un'esperienza sensoriale: materia che parla, superfici che raccontano, segni che possono essere visti, toccati e sentiti.
Un dono pensato per includere, per abbattere barriere, per rendere la bellezza fruibile a tutti, senza distinzione, frutto della ricerca, dell'innovazione e della sensibilità umana di chi ha deciso di realizzarla..
Un gesto ammirevole, impagabile, un dono che meritava di essere consegnato personalmente nelle mani di Papa Leone XIV il 10 dicembre.
Un desiderio messo in discussione dalla soppressione dell'Udienza Generale di mercoledì 3 dicembre, che sembrava compromettere l'intero disegno.
Eppure, doveva esserci un senso più alto.
Doveva esserci una speranza per quel dono della Madonna con il Bambino Gesù tra le braccia, in viaggio verso Pietro, in occasione del pellegrinaggio dei soci della Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Benevento.
Oltre 20.000 pellegrini, il doppio di quelli previsti, tanto da costringere a spostare l'udienza dall'Aula Nervi a piazza San Pietro, con il doppio dei disabili attesi.
Eppure, nonostante tutto, rinunciare al viaggio risultava l'unica possibilità non contemplata.
La partenza era fissata alle 3.20 dal Terminal Santa Colomba.
Un orario proibitivo... ma dopo appena tredici minuti eravamo già in direzione Telese, sorprendentemente puntuali, come i pellegrini della Valle Telesina.
Qualcuno, nell'attesa del pullman, aveva persino ceduto al sonno nell'area parcheggio.
Giunti alla Porta del Perugino eravamo pronti a scendere, quando la gendarmeria alzò la sbarra e il pullman proseguì all'interno. Una volta scesi, all'autista fu detto di non muoversi.
Ci ritrovammo a seguire una carovana di vescovi in abito viola. Tutto appariva irreale, eppure era tutto assolutamente vero.
A metà strada nel settore San Paolo, nonostante qualche esitazione, una strana e profonda allegria iniziò a farsi spazio nell'animo.
Un sentimento che non venne scalfito neppure dall'agitazione di Filippo, responsabile della supervisione.
Inaspettatamente, ci ritrovammo sul Sagrato superiore, proprio dove si trova il baldacchino del Pontefice. La nostra brigata di persone con disabilità e accompagnatori prese posto a soli sei o sette metri dalla poltrona papale.
Eravamo 52 anime e un angelo custode.
Ma la verità era un'altra: la Madonna delle Grazie ci aveva accompagnati da Benevento a Roma. Era lì con noi, dando senso a ogni attesa, a ogni timore, a ogni passo.
Quando la papa-mobile si fermò a pochi metri da noi, eravamo ormai in uno stato di grazia. La Divina Provvidenza aveva compiuto il suo corso.
Papa Leone XIV presiedette l'udienza e, al termine, venne a salutarci uno ad uno.
A tutti donò un rosario, una parola, un conforto, una speranza. Lacrime, baci, preghiere... e promesse.
Abbiamo conosciuto il nuovo Pontefice: Diverso dal suo predecessore, ma di eguale spessore umano e spirituale.
La sua aura emana una vibrazione gentile, un'energia positiva che si percepisce intensamente nella presenza viva.
Un'energia che vibrò forte quando gli raccontammo il significato del dono, nato perché il suo predecessore, papa Leone XIII, posò la prima pietra della nostra basilica minore, la Madonna delle Grazie, nel 1839, come monsignor Gioacchino Pecci.
Ecco perché ci era sembrato naturale proporre alla Texi di scrivere in braille la scritta di Sant'Agostino sulla immagine ad alta risoluzione proposta dal padre Antonio, frate del nostro Santuario.
Ma non avremmo mai pensato che venisse invece realizzato un capolavoro tattile di arte sacra, di una bellezza rara, mai realizzato, degno di un dono al papa.
Papa Leone più di vent'anni fa era già stato a Benevento, come vescovo, ma sarebbe stato bello averlo ospite come Papa e a quel punto ci disse che si poteva provare ad organizzare, magari su invito del nostro arcivescovo.
Quel mercoledì siamo stati accolti, sostenuti e coccolati da persone straordinarie e rare: Alberto e Antonino (che non smetteremo mai di ringraziare), Annarita, Giuliano, Filippo e tutta la meravigliosa macchina organizzativa e operativa del Vaticano.
Quando un dono nasce dall'amore diventa inclusione e se cammina con la fede e si accompagna alla innovazione non è più soltanto un'opera: diventa un segno.
Quando il segno è autentico, nonostante le difficoltà, trova sempre la strada giusta".

comunicato n.174902




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