Dinanzi alla facciata dell'Ospedale "Fatebenefratelli" si e' celebrata la tradizionale accensione degli arredi natalizi e della gigantesca immagine
E' il momento che ha segnato l'inizio dei festeggiamenti del Natale cittadino. Tutti hanno tenuto nel cuore il nome di mons. Pompilio Cristino, non citato, deceduto tre mesi fa improvvisamente. Era il parroco della vicina chiesa di Santa Maria di Costantinopoli sempre presente al rinnovo di questa tradizione
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Dinanzi alla facciata dell'Ospedale "Fatebenefratelli" si è celebrata la tradizionale accensione degli arredi natalizi compresa la gigantesca immagine che avvolge con simboli del Natale l'intera facciata del nosocomio cittadino.
Questo momento, che in città segna l'inizio dei festeggiamenti natalizi, è stato sempre concretizzato assieme alla parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli, a due passi e come si dice questo il nome di questa chiesa nel popoloso rione Ferrovia, il pensiero non può che andare al suo parroco, mons, Pompilio Cristino, che ci ha lasciati improvvisamente solo qualche mese fa, lo scorso 8 settembre.
Il suo nome non è stato fatto ed in verità ci è parso strano, ma tutti lo hanno ugualmente ricordato nel proprio intimo.
Al suo posto don Maurizio Sperandeo, parroco della chiesa dello Spirito Santo ed amministratore parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli. Con lui il il priore dell'Ospedale fra' Lorenzo Antonio Gamos e don Donato Della Pietra, vicario parrocchiale.
La presentazione dell'evento è stata curata da fra' Lorenzo Gamos che ha sottolineato come nel cuore di questo Ospedale ci riuniamo come una unica comunità di fede per compiere un gesto semplice ma dal significato cosmico, benedire la mangiatoia vuota ed accendere le luci del Natale.
Il presepe, ha proseguito fra Lorenzo, pone dinanzi ad i nostri occhi il grande paradosso di Dio, colui che tiene l'universo nelle sue mani, che ha scelto di dimorare tra noi non nella grandezza terribile del potere, ma nella assoluta dipendenza di un bambino.
Qui in questa casa di cura e di sofferenza, la mangiatoia annuncia una verità precisa: Dio è entrato nei limiti del corpo umano, si è fatto piccolo per poter essere vicino alla nostra stessa fragilità.
Le luci che ora accendiamo non sono un mero ornamento per una notte d'inverno, ma una confessione di vittoria in questi corridoi dove talvolta si allungano le ombre del dolore e dell'ansia.
Queste luci proclamano che il buio non ha l'ultima parola che invece appartiene al Verbo, l'eterna parola di vita che risplende sui malati, sugli instanti e su coloro che vegliano su di loro con il volto radioso della misericordia.
Possano questo presepe e queste luci ricordarvi che Dio non è una ipotesi lontana.
Egli è l'Emmanuele, il Dio con noi e vicini al paziente nel suo silenzio; vicino alle infermiere nella loro veglia e vicino alla famiglia nella sua attesa.
Apriamo dunque i nostri cuori.
Possa il bambino di Betlemme, insegnarci che il verio splendore di Dio si trova nella umiltà e che la forza più grande del mondo è il servizio silenzioso dell'amore, ha concluso fra' Lorenzo Gamos.
A seguire ha preso brevemente la parola don Maurizio Sperandeo che ha ribadito il concetto di un Gesù che nascendo si è fatto bambino come siete voi, ha detto rivolto ai bimbi dell'oratorio presenti alla manifestazione.
La differenza è che con la sua nascita la luce dell'amore torna a brillare sulla terra e nei nostri cuori. Di questo diciamo grazie Gesù, ha concluso don Maurizio.
A seguire c'è stata la benedizione e l'accensione delle luci e la tradizionale foto di rito.
Il Natale ha avuto inizio.
comunicato n.174736
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