Due province totalmente insediate lungo la dorsale appenninica Avellino e Benevento pur ricoprendo oltre il 40% del territorio regionale hanno 6 seggi
Il Consiglio regionale, 50 componenti, dovrebbe essere rappresentativo del numero dei cittadini, ma anche dell'ampiezza dei territori ed i seggi dovrebbero essere assegnati per meta' in rapporto alla superficie provinciale e per meta' in rapporto al numero dei residenti per ogni provincia. Questa non e' una battaglia facile, tuttavia va affrontata. Ci vuole coraggio e determinazione
di Roberto Costanzo
Forse tutti i cittadini campani si aspettano che cambi qualcosa nel nuovo Consiglio regionale.
Certamente avremo un nuovo presidente della Regione, visto che De Luca ha fatto i due mandati consecutivi, consentiti dalla legge.
In un certo senso, però, la nuova maggioranza, anche se sarà ancora di centro-sinistra, avrà una diversa conformazione.
Per la prima volta ne farebbe parte anche il Movimento Cinque Stelle, che tra l'altro esprimerebbe il presidente della Giunta.
Quindi, vincano le Destre o vincano le Sinistre vi saranno comunque significative novità.
Cambierà qualcosa, anzi non poco, anche nel Sannio.
I nostri candidati sono quaranta, ossia due per ognuna delle venti liste concorrenti; però qui potrebbero essere eletti anche più di due consiglieri, con il sistema dei resti.
Va detto che, con l'attuale articolazione delle forze politiche, nessuna lista potrà raggiungere il quoziente necessario per eleggere in prima battuta un consigliere.
La competizione sarà quindi fra i cosiddetti resti, nel Sannio come altrove.
Negli anni '70 e '80 la Democrazia Cristiana riusciva ad eleggere almeno un consigliere a pieni voti e qualche altro con i resti.
Nelle elezioni regionali del 1980 si verificò un caso irripetibile.
Risultarono eletti tre consiglieri della Dc: Raffaele Delcogliano, Gennaro Melone ed Ernesto Mazzoni, oltre ad un consigliere del Pci, Costanzo Savoia, sebbene la Dc avesse raccolto meno del 50% dei voti.
In questi giorni di avvio della campagna elettorale si parla anche dei tanti problemi irrisolti delle aree interne: Dai servizi sanitari e scolastici alla viabilità; quindi dagli insediamenti produttivi all’incontenibile esodo soprattutto dei giovani.
Ma poche volte si parla dello scarso compenso per le risorse energetiche e, soprattutto, non sentiamo alcuna riflessione su questo squilibrio di rappresentanza politico-istituzionale.
In democrazia conta certamente la filosofia politica, la quale però condiziona e muove l'aritmetica delle forze rappresentative che governano e decidono.
Si decide quasi sempre secondo un'aritmetica di potere.
Così si spiega, tra l'altro, la distrazione della Regione verso i lavoratori forestali, il cui salario viene liquidato con incomprensibile ritardo.
Quello che purtroppo non cambierà con le prossime elezioni, è la ripartizione del numero dei candidati tra le cinque province.
Napoli, che è la meno estesa provincia campana (nella foto è plasticamente rappresentata questa condizione), disporrà di 27 posti su un totale di 50, i rimanenti 23 sono così distribuiti: 9 a Salerno, 8 a Caserta, 4 ad Avellino, 2 a Benevento.
Il vero problema rimane quello delle due province totalmente insediate lungo la dorsale appenninica, Avellino e Benevento che, pur ricoprendo oltre il 40% del territorio regionale, dispongono complessivamente di sei seggi, ovvero poco più del 10% del Consiglio.
Il Consiglio regionale dovrebbe essere rappresentativo del numero dei cittadini, ma anche dell'ampiezza dei territori, ossia i seggi dovrebbero essere assegnati per metà in rapporto alla superficie provinciale e per metà in rapporto al numero dei residenti per ogni provincia.
L'area metropolitana di Napoli avrebbe diritto alla maggioranza della quota spettante ai cittadini residenti, ma non alla maggioranza dei seggi spettanti ai singoli territori provinciali, visto che del territorio campano, la provincia di Napoli rappresenta solo l'8%.
Va subito detto che questa non è una battaglia facile, tuttavia va affrontata.
Dovremmo attenderci che i candidati al Consiglio regionale, almeno quelli che hanno un legame con le comunità dell'immensa dorsale appenninica, dimostrino il coraggio di fare una grande battaglia, come quella del riequilibrio istituzionale, premessa per realizzare il riequilibrio territoriale, del quale si parlò negli anni '60 nel documento del Comitato Regionale Programmazione Economica.
comunicato n.174175
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