La pace non e' un tema tra gli altri ma la soglia su cui si decide il destino dell'umanita' e non nasce nei trattati ma nei volti che si incontrano
Deve essere frutto di un pensiero che diventa responsabilita'. Non e' la fuga dal mondo ma una immersione nella sua verita' ferita. E' quanto ha detto il cardinale Domenico Battaglia nella sua prolusione "Beati i costrutti di pace" alla inaugurazione dell'anno accademico dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose. Tutti i nomi dei laureati
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Nell'Auditorium del Seminario Arcivescovile al viale degli Atlantici, si è svolta la cerimonia d'inaugurazione dell'Anno Accademico 2025-2026 dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Benevento.
La prolusione e la dichiarazione solenne di apertura dell'Anno Accademico, è stata fatta del cardinale Domenico Battaglia, oggi arcivescovo di Napoli, in precedenza vescovo di Cerreto Sannita-Telese e Sant'Agata quale primo incarico episcopale.
Non è stato visto l'arcivescovo Felice Accrocca ed a tutti è parso strano ma ci ha pensato il suo vicario, monsignor Francesco Iampietro, a svelare l'arcano.
Semplicemente un errore nell'annotazione dell'appuntamento in agenda e quindi l'arcivescovo Accrocca si è trovato a non poter più venire meno all'impegno assunto per degli esercizi spirituali peraltro da tenersi fuori dalla Diocesi.
E così ha dovuto scusarsi con una lettera letta dallo stesso mons. Iampietro.
E qui ci è venuto in mente un simpatico ed affettuoso siparietto.
Quando, giorni fa, siamo andati in Curia per la presentazione del rapporto della Caritas, l'arcivescovo ci ha chiesto, con "tono di rimprovero", come mai fossimo stati assenti alla inaugurazione del nuovo parcheggio nella Caserma "Guidoni".
Mi sono chiesto, ci ha detto, il perché della tua assenza e stavo quasi per telefonarti per ricordarti di venire.
L'avesse fatto monsignor Accrocca, gli abbiamo risposto, mi avrebbe evitato di evidenziare un mio errore. Avevo semplicemente appuntato al giorno successivo questo evento.
Ci abbiamo riso sopra anche perché abbiamo addebitato l'errore all'età, la mia, che avanza...
Oggi, corsi e ricorsi storici...
Anche l'arcivescovo può sbagliare e si è impicciato con le date e non ha potuto quindi essere presente alla cerimonia ma sopratutto alla venuta del cardinale Battaglia.
Sin qui il siparietto.
Tornando alla cronaca diciamo che il vescovo di Cerreto, mons. Giuseppe Mazzafaro, introdotto da don Giovanni Tagliaferro, direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose, ha affidato alla folta platea, restando nel tema della prolusione del cardinale, ha detto che più armi ci sono e più guerre ci saranno.
Monsignor Mazzafaro ha quindi fatto i suoi auguri anche ai nuovi diaconi.
A seguire è intervenuto mons. Iampitero che, come accennato innanzi, ha dato lettura del messagio di mons. Accrocca che si è scusato per l'assenza, colpa di una sovrapposizione di date in agenda.
Il tema della serata è drammaticamente attuale con una corsa al riarmo che è sostenuta da più parti.
Si tratta di una situazione che oramai si è resa incandescente e dove non c'è più nulla da escludere.
Sessant'anni fa Paolo VI all'Onu (famosissima la sua invocazione dal banco degli oratori: Jamais plus la guerre, jamais plus la guerre! ndr) affermò che la pace non si ottiene solo con la politica ma con lo spirito delle idee e delle opere. Le armi terribili della scienza moderna alimentano sentimenti cattivi prima ancora delle vittime che fanno.
E' una occasione questa di oggi per crescere nella convinzione che Dio odia chi persegue la guerra, ha concluso il messaggio dell'arcivescovo Accrocca.
La parola è quindi passata a don Francesco Asti, presidente della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale di Napoli, che ha sottolineato come sulla pace ci sono anche itinerari alternativi tali da offrire alle varie Diocesi.
Con i giovani siamo qui insieme per guardarci negli occhi, con l'intento di produrre un'azione comune.
Non è più il tempo ha proseguito Asti, di entusiasmi tiepidi perché il pericolo è grande.
L'unica pace possibile è quella che nasce dal disarmo.
Il Mediterraneo è diventato una tomba ed oggi è arrivato il momento di trovare le parole.
Non possiamo più tacere e perdere la speranza.
Tacere è una colpa, parlare è un compito etico ed essere malati di pace.
Quindi don Asti ha presentato una lunga biografia di don Mimmo Battaglia, un profeta del nostro tempo, un compagno di viaggio per chi sogna un mondo più giusto.
A questo punto la parola è stata passata al cardinale Battaglia la cui prolusione è stata dedicata al tema: "Beati i costrutti di pace".
Monsignor Battaglia ha esordito ringraziando tutti i presenti anche per il respiro che si avverte che è quello di una Chiesa che cerca.
Voi siete i volti giovani di una Chiesa che si interroga e che non ha paura di camminare.
Si lascino guidare dalle parole dei beati che indicano il destino di una benedizione.
Beati non sono i fortunati ma chi non permette alla sofferenza di diventare rancore.
Monsignor Battaglia ha quindi parlato di Ucraina e Palestina dove fame e migrazione diventani anch'esse armi.
Poi ci sono anche confini più sottili con la pace che resta solo l'unica risposta possibile.
Shalom è armonia di relazioni ed inseparabile dalla giustizia.
La pace non è un tema tra gli altri ma la soglia su cui si decide il destino dell'umanità.
La pace, ha proseguito mons. Battaglia, non nasce nei freddi trattati ma nei volti che si incontrano.
Deve essere frutto di un pensiero che diventa responsabilità.
La pace non è la fuga dal mondo ma una immersione nella sua verità ferita.
Pace è anche conversione del linguaggio che quando perde tenerezza la vita diventa ostile.
La pace per essere costruita va osata perché non è un sentimento privato ma una decisione pubblica. Ascoltare per disarmare.
Chi costruisce la parola spezza il pane e se stesso per amore.
La pace non si annuncia soltanto ma si costruisce e chi la costruisce è figlio di Dio e chi possiede la pace, possiede Dio, ha ancora detto il cardinale.
Ogni gesto di pace è un passaggio di Dio nella storia. Essa è figlia della giustizia e madre della fraternità.
Nel gesto di ricondizione la terra è un po' più cielo ed il cielo riconosce i suoi figli.
La pace è riconoscere l'altro come amore e non come una minaccia.
Resistere al cinismo ed alla rassegnazione per essere operatori di pace.
E qui occorre coraggio per non rispondere al male con il male ed occorre la capacità di scegliere il bene anche quando questo costa e pace non è solo questione "politica" ma spirituale e chi trasforma le ferite in compassione.
Se passa per il cuore diventa città e diventa vita.
Non è un sogno da raccontare ma una strada da percorrere ogni giorno.
Chi sudia, ha detto poi il cardinale rivolto agli studenti e laureati presenti in sala, lo fa anche per chi non ha voce.
La lentezza poi va usata come antidoto alla superficialità.
Il sapere che non si fa incontro è vuoto.
Abbiate il coraggio di pensare sempre con libertà e di credere con umiltà.
Questo Istituto non deve essere una torre d'avorio ma un faro di dialogo.
Qui si impara che la fede non teme le domande.
La più faticosa, ma la più ncessaria, ha concluso monsignor Battaglia, è la beatitudine dei costruttori di pace.
A questo punto sono stati consegnati i diplomi al termine degli studi.
Licenza Scienze Religiose
Alfonzina Carofano, Antonella Orlando, Antonia Petraccaro, Dalila Minucci, Valentina Arena, Alfonso Muscetti e Noemi Cioffi.
Baccalaureato in Scienze Religiose
Antonio De Vizia, Angela Guerrera, Rossella Pia Civitillo, Marina Gladys Mendioza Beltran, Maria Iorillo, Emanuela Sellitto, Giuseppina Gisi, Giselda Tomasone, Elena Pucino, Genj Iorillo, Anna Bibbò, Natalia Del Prete, Rosa Architravo, Santa Scaramuzzino, Monica Ciampi ed Andrea Iuliano.
comunicato n.174164
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