Caro Carmine, quando eri al vertice delle istituzioni nazionali e locali e per un soffio non divenisti ministro, tutti ti osannavano
Oggi non sei piu' utile agli approfittatori di turno. Che tristezza! Del resto, ritengo sia meglio tenere lontani gli sfruttatori incalliti del sistema anche perche', alla nostra eta', suppongo che non ci sia piu' tempo per continuare a sopportare persone assurde, scrive Peppino De Lorenzo di Carmine Nardone
Nostro servizio
Peppino De Lorenzo prende lo spunto da una esternazione umana, definiamola così, scritta da Carmine Nardone (nella foto di apertura degli anni Novanta è con Alessandro Natta), già deputato al Parlamento e per due consilature presidente della Provincia, per rivolgergli una lettera aperta.
"Carmine carissimo, in questi ultimi tempi, spesso mi sta capitando di leggere tuoi interventi sui social che, ti assicuro, ogni volta, seguo con molto interesse.
Puntualmente, mettendo da parte la politica, cui hai dedicato grande parte della tua laboriosa esistenza, di volta in volta, affronti problematiche squisitamente umane.
Pratica, quest'ultima, che hai intensificato da quando, come tu scrivi, "il dolore e la malattia, soprattutto una malattia come quella oncologica, diventa una lente che mette a fuoco la sostanza delle relazioni umane".
Nulla di più esatto e condivisibile e bisogna riconoscerti il merito di esporre, pubblicamente, quanto ti sta capitando.
Ecco perché non ritengo di volere entrare ancora di più nella tua intimità od invadere il tuo spazio personale avvertendo solo il desiderio, senza ipocriti infingimenti, di manifestarti tutto il mio affetto.
Ed, infatti, il tuo racconto colpisce proprio per la sua nudità con cui attraversi la tua vita odierna senza coperture, né giustificazioni.
"Quando cala il velo della convenienza, tu scrivi, restano solo due categorie: Chi ti è vicino per affetto autentico, e chi si era avvicinato per tornaconto, per abitudine o per recitare una parte".
Nulla di più esatto, caro Carmine (nella prima foto in basso del 1955 una posa di famiglia), anche perché la nostra età ci concede una nuova lente per meglio osservare il mondo e quanto ci circonda.
Il che ci offre difficoltà, tanta difficoltà, per riuscire a comprendere la vita nella sua selvaggia crudeltà, quella stessa vita che spesso è simile ad un racconto da scrivere di getto.
Ed, ancora, tu prosegui: "La disumanità non è solo la crudeltà evidente, ma anche quella sottile ipocrisia fatta di sorrisi falsi, di amicizie di circostanza, di chi scompare quando non può più trarre vantaggio da te".
Questa è la natura umana, caro Carmine, ed è vero che nel momento che ti colpisce un dolore si è soli, tocca a noi affrontarlo.
Quando tu eri al vertice delle istituzioni nazionali e locali, per un soffio non divenisti ministro, tutti ti osannavano, oggi, non sei più utile agli approfittatori di turno.
Che tristezza!
Del resto, ritengo sia meglio tenere lontani gli sfruttatori incalliti del sistema anche perché, alla nostra età, suppongo che non ci sia più tempo per continuare a sopportare persone assurde.
Ci rimane, comunque, la consapevolezza di avere, sempre ed in ogni circostanza, dato il meglio di noi rimanendo con le mani pulite, in un periodo dell'esistenza in cui quelle di molti sono imbrattate di marmellata di tutti i gusti.
Rendiamo, allora, il periodo che ci rimane ancora da vivere simile ad un viaggio in cui spiccano sentimenti e ricordi con la memoria che ha accompagnato il fluire del tempo.
Come tu, a ragione, suggerisci "continuiamo, invece, a riconoscere l'umanità nei gesti piccoli, ma sinceri, una parola detta con pudore, una presenza silenziosa, un aiuto senza secondi fini", considerando che la vita non lesina dolori.
In questo modo, si riuscirà a trasformare personali esperienze in emozioni universali che fanno parte dell'esistenza di ognuno di noi.
Mi permetterai, in questo momento, di rivolgere il mio pensiero alla tua adorata mamma che, come tu ricorderai, in vita, mi era legatissima.
Ancora oggi, serbo di lei un piacevole ricordo. E' un ricordo in cui, improvvisamente, riaffiora un'intima sensazione di nostalgia e di rimpianto.
Questo, Carmine (nella seconda foto in basso del 2002, accoglie, da presidente della Provincia, assieme al sindaco D'Alessandro, il capo dello Stato, Ciampi), è ciò che conta, ciò che sopravvive alle ingratitudini umane, ciò in cui bisogna credere, ciò che arricchisce ogni momento della nostra vita.
A chi ti attribuisce, come tu scrivi, un carattere difficile, ti suggerisco di rispondere come faccio io, con le parole di Luigi Pirandello: "Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe e percorri il cammino che ho percorso io. Vivi i miei dolori, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là, dove sono caduto io... e rialzati come ho fatto io".
Ti abbraccio".
comunicato n.174086
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