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Benevento, 11-10-2025 09:38 ____
Tornare ad affermare l'imprescindibilita' dell'osservanza del diritto e' necessario per garantire l'integrita' del rispetto e tutela dei valori comuni
C'e' bisogno di un serio sforzo della politica diretto a rintuzzare le mire imperialiste di alcuni Stati forti e ad escludere il ricorso alla forza militare come forma ordinaria di risoluzione delle contese internazionali.
di Vincenzo Baldini, docente di Diritto Costituzionale
  

Si sono verificati, in questi giorni, accadimenti che hanno scosso nelle fondamenta l'ordine internazionale esistente ponendo in discussione le uniche certezze su cui quest'ultimo riposa, vale a dire la vigenza del diritto internazionale.
Imbarcazioni intercettate in acque internazionali (non in mare territoriale, dove soltanto lo Stato è legittimato ad esercitare la propria sovranità...) per ragioni di controllo e personale di tali imbarcazioni arrestato da parte di militari dello Stato controllore.
Di tale questione vanno considerati almeno due aspetti: Vero che nel settembre 2011 l'Onu stese un rapporto nel quale qualificava come una misura di sicurezza legittima il blocco navale imposto da Israele, al fine di "per impedire che le armi entrino a Gaza via mare e la sua attuazione è conforme ai requisiti del diritto internazionale".
Nondimeno, nello stesso documento si definiva "eccessiva e irragionevole" la condotta di Israele di "abbordare le navi con una forza così consistente a grande distanza dalla zona di blocco".
Il secondo aspetto attiene all'assoluta incongruenza ed illegittimità dell'arresto in acque internazionali, trattandosi comunque di spazio sottratto alla sovranità del singolo Stato.
In relazione a tali vicende, poi, un ministro della Repubblica riconosce che la condotta dello Stato controllore integra una violazione del diritto internazionale ma candidamente ammette che "il diritto è importante fino ad un certo punto".
Non si intende, qui, entrare nel merito di complicate valutazioni anche di politica internazionale, invece, vuol prendersi spunto da tali accadimenti per svolgere una breve riflessione piuttosto sulla loro consistenza quali sintomi di un pericoloso abbrivio anche etico-culturale che sta conducendo ad un reale svuotamento del diritto quale forma vincolante di regolazione dei rapporti a livello internazionale.
Dietro l'ammissione che il diritto è importante (e vale...) fino ad un certo punto si cela, infatti, la fatale consapevolezza che non sempre istanze, pretese ed eccessi della politica riescono ad essere imbrigliati entro un sistema di regole giuridiche vincolanti per tutti.
La giuridicità, come è noto, è una condizione che si fonda su un duplice ordine di presupposti: in primo luogo, la necessarietà di un sistema di regole comuni per l’ordinato governo della societas, contro il rischio della prevaricazione pura come riflesso della legge del più forte. In questo senso, l’icastico richiamo al principio hobbesiano dell’homo homini lupus ("l'uomo è un lupo per l'uomo" ndr), quale condizione e premessa giustificativa dell’esistenza del Leviatano (figura mitologica - foto - che rappresenta un mostro marino primordiale, come descritto nella Bibbia e in altre tradizioni.
Il termine è diventato famoso anche per il saggio politico di Thomas Hobbes, "Leviatano", che spiega l'origine della giuridicità delle regole integrate nel sistema sociale che viene definito diritto, ndr).
Il secondo presupposto della giuridicità, coerentemente derivato dal primo, è che da tutta la comunità sociale attenda a prestare obbedienza a tali regole, osservandole in quanto essenziali per la pacifica convivenza civile.
In definitiva, la qualificazione di certe regole come giuridiche, distinte, perciò, dal novero delle altre regole -etiche, culturali, religiose, che pure concorrono a guidare l’esistenza dell’individuo, risiede nella loro natura cogente in quanto sostenute da una forza ordinata (il potere) in grado di imporle alla generale osservanza attraverso la minaccia di una sanzione.
Quella per l'affermazione del diritto positivo è, dunque, una lotta di civiltà mirata in un'ultima analisi a frenare l'azione libera del politico (come lo definisce Carl Schmitt).
Solo in un contesto sociale ordinato da regole giuridiche parole come dignità umana, libertà, stato di diritto acquisiscono un senso effettivo e concreto quali valori comuni inviolabili.
Le vicende internazionali sopra menzionate, pur nella loro varietà, rivelano i tratti di una deriva che attende ad un sostanziale svuotamento di portata delle regole di diritto che governano l'ordine internazionale, attraverso condotte di singoli Stati spesso elusive di tali regole in nome di superiori interessi politici. Basti pensare, in via esemplificativa, alla debolezza mostrata di recente dal Tribunale penale internazionale come giudice della violazione del diritto internazionale, le cui sentenze sono del tutto ignorate dai rappresentanti istituzionali di alcuni Paesi forti.
Lo spettro che si aggira per il mondo, di questi tempi, è allora soprattutto quello di una destrutturazione progressiva dell'ordine internazionale in conseguenza dell'arretramento dell'efficacia cogente della base giuridica comune regolativa della coesistenza internazionale. Una destrutturazione che rischia di lasciar affermare il ricorso alla forza come unico mezzo di soluzione di conflitti internazionali.
Ne risulta un quadro a tinte fosche in cui pace, convivenza e benessere internazionale rischiano di degradare in formule vuote, consegnate alla volontà, e a volte al capriccio, degli Stati più potenti.
Tornare ad affermare l'imprescindibilità dell'osservanza del diritto è necessario, dunque, per garantire l'integrità e l'effettività del rispetto e della tutela dei valori comuni, a partire dalla integrità dei diritti umani.
C'è bisogno, in tale direzione, di un serio sforzo della politica diretto a rintuzzare le mire imperialiste di alcuni Stati forti e ad escludere il ricorso alla forza militare come forma ordinaria di risoluzione delle contese internazionali.
Tra le possibili armi di dissuasione, è l'incremento di una cultura della solidarietà e della non indifferenza tra i popoli attraverso innanzitutto la cooperazione politica, nella consapevolezza che il rispetto del diritto internazionale è l'unica forma possibile per giungere ad una pacifica definizione di tali contese.

comunicato n.173652




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