Portale multimediale d'informazione di Gazzetta di Benevento

 

stampa

letto 1720 volte

Benevento, 11-09-2025 10:12 ____
Il confronto della cronaca politica si accentua allorquando l'attenzione si appunta su casi del cosiddetto nepotismo politico
I figli si candidano al posto o insieme a padri e madri gia' provetti politici o incarichi di partito che sono trattati come merce di scambio per sedare potenziali controversie interne. Piu' preoccupanti sono comunque le voci di biasimo e censura dei veementi toni di commento politico a tali situazioni
di Vincenzo Baldini, docente di Diritto Costituzionale
  

La cronaca politica, nello Stato democratico, suscita regolarmente discussioni e confronti di segno diverso provocando, così, un dibattito che anima il flusso pluralistico della comunicazione pubblica (nella foto De Luca e Mastella protagonisti indiscussi, con le loro figliolanze, della discussione).
Ciò è segno indubitabile di vitalità del sistema e, del resto, rientra nelle aspettative di un Costituente che con la libertà di manifestazione del pensiero ha inteso garantire non soltanto un diritto mirato al pieno sviluppo della persona (articolo 2 Costituzione) ma anche, in una prospettiva funzionale, all'incremento effettivo della cultura democratica.
Tanto più l'intensità del confronto si accentua allorquando la cronaca si appunta (come sta accadendo in questi giorni) su casi del cosiddetto nepotismo politico, per cui figli si candidano al posto o insieme a padri e/o madri già provetti politici o incarichi politici sono trattati come merce di scambio per sedare potenziali controversie interne ai partiti.
Per quanto non accreditate di speciali virtù morali, tali vicende, può dirsi, attendono all'ordinario svolgimento della vita interna ai partiti, forse aggravate al giorno d'oggi da una maggiore protervia incoraggiata anche dall’inclinazione degli attuali sistemi elettorali a stabilizzare il personalismo politico ("la persona prima dell'idea").
Più preoccupanti, ad avviso di chi scrive, sono le voci di biasimo e censura dei veementi toni di commento politico (anche via social) a tali situazioni che si levano a volte dal contesto della società civile, dai singoli cioè che sono per Costituzione titolari di un diritto alla libera espressione del dissenso, anche verbale.
La libertà, certo, è pericolosa (come anche sostiene Johannes Masing, ex presidente della Corte Costituzionale federale tedesca), perché risolvendosi in esercizio di arbitrio si mostra nei contenuti sempre imprevedibile e incontrollabile.
Ciò vale tanto più per la libertà di manifestazione del pensiero, la cui efficacia narrativa è in grado di promuovere convinzioni e sollecitare consapevolezze che giungono, in fine, a rendere al singolo più cosciente ed ispirata la decisione elettorale.
Tuttavia, parimenti pericolosa è la riprovazione dell’esercizio di tale libertà, avvenga in via morale da parte di un individuo, anche per ragioni di scarsa eleganza retorica o per stroncare l'eccesso di aggressività politica o in via giuridica da parte di una maggioranza politica, perché inibendo il confronto frena la partecipazione democratica.
Tale riprovazione è sintomo, a volte, di una insofferenza verso l'etica liberale che anima e innerva il tronco vitale della nostra Carta Costituzionale e che concorre a determinare la primazia della persona. Un’insofferenza che il sistema politico a volte non nasconde, un’insofferenza però che è ancor più problematico se si propaga al contesto protetto della società civile.
Nella Carta Costituzionale, vale la pena ribadirlo, è la libertà la regola, mentre l'esercizio dell’autorità richiede sempre una ragionevole giustificazione.
D'altro verso, sottolinea Giuliano Amato come la libertà costituzionale di espressione del pensiero in ambito politico debba essere specialmente inquadrata in un'ottica antimaggioritaria, quale diritto fondamentale al dissenso, di cui nessun ordinamento democratico può difettare.
Al di là, dunque, del fastidio che possa suscitare il discorso aggressivo, ovviamente quando questo sia lecito e non trasmodi in violazione di norme giuridiche, la pratica del pluralismo comunicativo va valorizzata come esercizio di libertà individuale e come forma di controllo-partecipazione democratica alla vita politica (articolo 2 comma 2 Costituzione) in condizioni di eguagliana (articolo 3 Costituzione).
Essa integra il complesso dei presupposti effettivi di cui vive lo Stato democratico-liberale, al quale resta estranea in principio la prefigurazione di un eco-sistema selettivo della comunicazione.
Lo sviluppo dei social va senz'altro nella direzione di concorrere notevolmente a incrementare tale partecipazione-controllo conferendo un'eccedenza di consapevolezza democratica ad ogni situazione e/o condotta di peculiare rilievo politico.
E' senz'altro opportuno lasciar crescere il fervore comunicativo, anche allorquando possa prefigurarsi come espressione di Hassrede, se si vuol conferire pieno compimento alla consistenza funzionale della libertà di manifestazione del pensiero.
Garantire l'espressione (lecita) del libero dissenso è, si ripeterà fino alla noia, condizione indispensabile ed indefettibile della vita democratica dello Stato costituzionale.

comunicato n.173095




Società Editoriale "Maloeis" - Gazzetta di Benevento - via Erik Mutarelli, 28 - 82100 Benevento - tel. e fax 0824 40100
email info@gazzettabenevento.it - partita Iva 01051510624
Pagine visitate 704842412 / Informativa Privacy