Nella intricata storia dei proprietari delle quote di terreno a piazza Orsini entra anche la "Banca di Benevento" i cui locali erano proprio li'
Dopo i bombardamenti passo' al corso Garibaldi dove fini' la sua corsa nel fallimento. Tanti beneventani che li' fiduciosi avevano custodito i propri risparmi, frutto di onesto lavoro, vissero mesi di apprensione nella tema di perdere tutto. Tra questi, mia zia materna, Anna Babuscio, ricorda Peppino De Lorenzo
Nostro servizio
Quella che segue è una storia cittadina che, nella sua semplicità, comunque, merita di essere narrata.
E' noto che il nostro Peppino De Lorenzo, attraverso i suoi interventi su "Gazzetta", ha dimostrato di conoscere a fondo tanti episodi, molti sconosciuti ai più e sepolti dall'oblio del tempo, che hanno accompagnato, l'uno dopo l'altro, gli ultimi cinquanta, sessanta anni.
Bene. In questi ultimi mesi abbiamo più volte avuto l'opportunità di seguire, proprio su "Gazzetta", le tappe che, finalmente, dovrebbero condurre ad una definitiva sistemazione di piazza Orsini ove, malgrado i reiterati tentativi esperiti negli anni, tutto è fermo dopo i danni provocati dall'ultimo conflitto mondiale.
Il restauro dovrebbe concretizzarsi per il fattivo intervento del dirigente alle Opere Pubbliche del Comune di Benevento, Antonio Iadicicco e le accurate ricerche tecniche condotte da Vincenzo Cefalo che, ancora una volta, ha dimostrato non solo una preparazione professionale degna di ogni lode, ma anche incarnata e viva passione a qualsiasi lavoro cui si dedica. Prezioso anche il contributo di Maurizio Megna.
Mentre il sindaco Mastella sollecita la conclusione delle ricerche relative alla individuazione di tutti i proprietari dell'area al fine di dare inizio ai lavori, la minuziosa divisione tra i proprietari, giunta ad un buon punto, alcune settimane fa, ha avuto uno stallo involontario in quanto non si è riusciti ad individuare la posizione dell'allora "Banca di Benevento" (nella foto di apertura e nelle foto in basso).
Qualcuno, ad un tratto, ha suggerito di rivolgersi a Peppino De Lorenzo che conosce, appunto, tanti episodi della città.
L'idea, ed è naturale che così fosse, è, da subito, apparsa un po' vaga e di difficile concretizzazione.
Epperò, nel momento in cui ci si è fatto ricorso a De Lorenzo, questi, senza battere ciglio, ha preso carta e penna e, senza indugio, ha concretizzato la risposta che noi, di seguito, riportiamo.
"Sì, è vero - De Lorenzo ha precisato - la "Banca di Benevento", al suo esordio, essendo stata ideata da personaggi del posto, iniziò ad operare in locali ubicati in piazza Orsini.
Dopo i bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale, non essendo i vani più agibili, fu allocata al piano terraneo dell'edificio al corso Garibaldi, di fronte a palazzo Paolo V, per intenderci (foto).
A seguire, salendo, nei locali terranei, vi era la "Casa del Corredo" di Peppino Cacucci, l'oreficeria di Ubaldo Gallo e la ditta di radio ed elettrodomestici gestita da Luigi Grimaldi.
Ricordo ancora, ero ragazzino, la grossa insegna posizionata nella parte superiore dei locali.
L'illuminazione al neon, con la sua forte luce, la sera dava grande visibilità alla zona.
Nei primi anni Sessanta, a seguito di una gestione oltremodo allegra, la "Banca di Benevento", dopo reiterati tentativi di tappare i buchi finanziari prodotti, finì nel fallimento.
L'episodio, considerando i tempi, ebbe vasta eco non solo in città, ma anche a livello nazionale, attraverso la carta stampata dell'epoca.
Tanti beneventani che lì, fiduciosi, avevano custodito i propri risparmi, frutto di onesto lavoro, vissero mesi di apprensione nella tema di perdere tutto.
Tra questi, mia zia materna, Anna Babuscio, insegnante di lettere alla Scuola Media "Pascoli" che, come spesso ho avuto modo di ricordare, era per me una seconda mamma.
Dopo mesi di notizie che si rincorsero per giorni e giorni, in ultimo, con l'intento di ottenere uno sportello a Benevento, il "Banco di Santo Spirito" riuscì nell'intento con l'impegno di saldare tutti i clienti.
In quell'epoca, infatti, una operazione del genere, diversamente da oggi, non era di facile soluzione.
Così il "Banco di S. Spirito" allocò la sua sede in quella, in precedenza, tenuta dalla "Banca di Benevento".
Mia zia ottenne, come tutti gli altri, l'intero importo uscendo da un incubo.
Il caso volle che, poco dopo, lei pensò di investire quella somma nell'acquisto di alcuni locali commerciali nel centro storico.
Il nuovo direttore del "Banco di Santo Spirito", certo che vi fosse stato il trasferimento della somma ad altro istituto bancario, la chiamò e le disse "Professoressa, lei non ha mostrato gratitudine nei nostri riguardi".
Mia zia, essendo nel giusto, gli portò in visione la copia del compromesso stilato con il costruttore.
Il tempo, sicuro di averlo, non mi ha permesso di trovare il vecchio libretto della "Banca di Benevento".
Mia zia, dopo pochi mesi, divorata dal cancro, morì a 46 anni. Quei locali, oggi, sono di mia proprietà, quale erede.
Il "Banco di S. Spirito", in seguito, cedette la fiale alla "Banca di Roma" e, quest'ultima, poi, la passò alla "Banca Unicredit".
Concludendo, a quanto mi è dato sapere, quelle particelle, oggi, dovrebbero essere di proprietà della "Unicredit".
comunicato n.172649
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