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Benevento, 08-08-2025 14:32 ____
A San Giorgio la Molara si produce oltre il 50% di tutta la pregevole razza bovina marchigiana. Un primato pero' non ancora economico-sociale
Nel Sannio e in Campania vi sono oltre trecento stalle che godono della certificazione europea di qualita' in quanto produttrici di carne pregiata. Dei circa 10mila capi nella nostra regione ben 4mila sono nel Fortore che ora deve andare oltre e puntare anche alla macellazione e trasformazione
di Roberto Costanzo
  

Forse non sappiamo o fingiamo di non sapere che il cosiddetto Fortore depresso, con la peculiarità della carne bovina di San Giorgio la Molara, ha ormai conseguito un primato in tutto il territorio meridionale, perché appunto a San Giorgio la Molara e dintorni si produce oltre il 50% di tutta la pregevole razza bovina marchigiana: Un primato tecnico-produttivo ma non ancora economico-sociale.
Come al solito in un territorio cosiddetto povero si crea una ricchezza che non viene valorizzata.
Parliamo dei bovini di razza Marchigiana del Sannio, iscritti al Libro Genealogico Nazionale con Identificazione Geografica Protetta (Igp).
Nel Sannio e in Campania vi sono oltre trecento stalle che godono della certificazione europea di qualità in quanto produttrici di carne pregiata. San Giorgio la Molara giustamente merita il titolo di capitale meridionale di quella pregiata razza bovina.
E' qui il caso di ricordare che nella nostra regione vi sono due eccellenze alimentari di origine zootecnica, la mozzarella di bufala campana e la carne marchigiana del Sannio.
Per la mozzarella un primato della Fascia Costiera, per la carne un primato della Dorsale Appenninica.
A San Giorgio la Molara, c'è stata una significativa esposizione di bovini di alta qualità con l'obiettivo primario di promuovere l'aspetto mercantile.
Questo è stato evidenziato soprattutto da Ettore Varricchio, docente universitario, che segue da vari anni l'evolversi di questa particolare razza bovina che per ragioni storico-geografiche ha trovato nell’area fortorini con epicentro San Giorgio la Molara, il suo habitat naturale!
Durante il convegno con un tema di alto significato, "La zootecnia da carne nelle aree interne: Tra adeguamenti normativi e sviluppo sostenibile", si è parlato di bovini marchigiani e dintorni, forse un po' troppo di "dintorni" geo-economici delle aree interne.
Ormai ogni evento, oggi nel Sannio, si trova sempre il motivo di parlare dei problemi e dei bisogni socio-civili delle aree interne viste sempre come parenti poveri da assistere e non già come soggetti produttivi che non vengono ancora adeguatamente valorizzati.
Di capi bovini di razza marchigiana dotati di certificato Igp europeo in Campania ve ne sono circa 10.000 di cui qualcosa come 4.000 nell'area di San Giorgio la Molara, con il coinvolgimento di oltre 100 aziende agricole zootecniche certificate a norma europea.
Trent'anni fa, quando utilizzando gli elevati ricavi della tabacchicoltura, specialmente a San Giorgio la Molara, si cercò di contenere la crisi economica della zootecnia.
Fu così che partì il rinnovamento degli allevamento bovini di razza marchigiana in collegamento con taluni centri della Regione Marche che in quel caso rifornivano le nostre zone di animali da riproduzione, soprattutto i tori.
Oggi gli allevatori di San Giorgio la Molara hanno raggiunto un elevato livello di qualità anche nel campo dei soggetti da riproduzione, pertanto non si impiegano più i tori provenienti dalle Marche ma anzi si allevano soggetti riproduttivi che vengono esportati anche nel Centro-Italia.
Altro problema è quello del mercato di vendita dei vitelli da macello. Ancora vent’anni fa, per quasi il 100%, si trattava di animali che venivano macellati fuori comune e fuori provincia, oggi invece circa il 50% dei vitelli viene macellato nell’area di allevamento.
Ma vi è ancora tanto da fare perché nel Fortore non ci si fermi al puro allevamento ma si punti anche alla macellazione e trasformazione.
Va dato atto innanzitutto al sindaco di San Giorgio la Molara se ormai, senza trascurare l’aspetto turistico-gastronomico, si stia puntando a promuovere l'imprenditoria mercantile, quindi a sostenere la macellazione e la trasformazione nella stessa area in cui sono allevati gli animali.
In conclusione, non va dimenticato che la nostra provincia si distingue per una notevole quantità, nonché qualità, della produzione vitivinicola.
Abbiamo un primato per la Falanghina e l'Aglianico, però in Campania la vitivinicoltura di qualità si fa anche in altre province; mentre la produzione di carne bovina marchigiana Igp, nell'ordine di varie migliaia di capi da macello, si fa solo nel Sannio e prevalentemente a San Giorgio la Molara e nel Fortore.
Appunto, nel cosiddetto povero Fortore si alleva la ricca razza marchigiana.
A questo punto va preso atto che la carne marchigiana, unitamente ad altre specificità alimentari dei vari comuni fortorini, richiede un diverso, e meglio articolato, approccio politico-economico e di riassetto e sviluppo territoriale: non come territorio povero da assistere ma come soggetto produttivo da valorizzare.

  

comunicato n.172513




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