Il report delle tendenze demografiche delle "aree interne d'Italia", fa riflettere per le conclusioni
La chiave di lettura del documento sembra, purtroppo, essere un accompagnamento all'eutanasia dei borghi piu' spopolati e abbandonati, commenta Vincenzo Carbone. "L'equilibrio territoriale" e' ben rappresentato nell'analisi di Roberto Costanzo
Redazione
Vincenzo Carbone, architetto, ci ha inviato una nota sulla questione delle aree interne, partendo dalle analisi che sull'argomento ha svolto Roberto Costanzo in un altro articolo del giornale.
"Gentile direttore - scrive - il report delle tendenze demografiche delle "aree interne d'Italia", fa riflettere per le conclusioni.
La chiave di lettura del documento sembra, purtroppo, essere un accompagnamento all'eutanasia dei borghi più spopolati e abbandonati (foto di repertorio).
Il documento sembra comunicare che ogni investimento, volto a invertire la tendenza, è da considerarsi un accanimento in quanto non ottiene risultati, e priva i territori più ricchi.
Una visione del documento molto sbilanciata a favore di uno scenario improntato al ritorno economico.
Quasi a dimostrare che gli investimenti nelle politiche urbane devono essere viste con gli occhi della contingenza, e non con quelli del futuro.
Forse, un nuovo modo di guardare è che gli esiti degli investimenti (pubblici e privati) devono essere visti sulla base di benefici ma con riferimenti temporali più lunghi.
Il principio della coerenza
Lo scenario di un arco temporale più lungo mette insieme più approcci, più temi e un territorio più vasto, avendo come riferimento metodologico sicuramente il "principio della coerenza".
Principio valido nell'analisi delle compatibilità e dei valori in campo, rappresentati dalla sopravvivenza della trama dei borghi, dalla trama delle connessioni e delle infrastrutture verdi e produttive.
Il principio della coerenza è un nuovo riferimento che le differenti discipline utilizzano per analizzare le politiche urbane, progettare sistemi urbani complessi, che includono sempre di più città e centri vicini.
Le azioni delle grandi associazioni istituzionali e di categoria, sono sempre di più impegnate a declinare il principio della coerenza nei diversi aspetti dello sviluppo degli Enti locali.
Altrettanto gli Enti locali, che spesso sono chiamati a dare risposte dinamiche a necessità contemporanee, specifiche e di grande portata, e hanno necessità di saldare coerenza e velocizzazione nei processi di programmazione.
La coesione territoriale
Altro tema è la costruzione di sistemi territoriali complessi, riconoscibili, coesi e corali.
La coesione territoriale alimenta i processi di alleanze fra città e piccoli comuni, generando solidarietà, integrazione e cultura associativa; così come lo è stato nel periodo della pandemia, dove spesso le città si facevano carico anche delle necessità dei comuni vicini.
L'equilibrio territoriale
"L'equilibrio territoriale", è ben rappresentato nell'analisi di Roberto Costanzo su "Gazzetta".
Il tema è anche legato alla questione meridionale.
Per la Campania, il tema, ha ricadute ancor più gravi per lo spopolamento in atto e per la contestuale situazione di rischio dei Campi Flegrei e del quadro idrogeologico della dorsale.
Tempo fa, la Regione intendeva favorire il trasferimento delle famiglie residenti nelle aree critiche con mere disposizioni che prevedevano il trasferimento dei diritti edificatori delle zone di crisi nei comuni limitrofi.
Quella misura regionale, non ha prodotto risultati apprezzabili, perché il problema è complesso: coinvolge la vita delle famiglie, non sempre favorevoli ad allontanarsi dalle radici, dalla propria casa, (anche se pericolosa) e dal luogo di lavoro, senza una prospettiva certa.
Necessita di una politica di lungo periodo, non rimandabile, e con la quale si mettono in campo azioni per attrarre investimenti (anche privati) nelle aree interne, realizzare servizi di prossimità e territoriali, superare i dissesti idrogeologici e disegnare una prospettiva duratura.
In questo nuovo scenario non va sottovalutato l'ineluttabilità del rinnovamento delle città.
Rinnovamento che non può prescindere dalle finalità collettive della transizione ecologica, della mobilità e rigenerazione, dell'innovazione e della sostenibilità urbanistica.
Sostenibilità urbanistica che, anche in ambito regionale, sembra marcare lìimportanza del principio della coerenza rispetto al passato, aprendo la strada alla velocizzazione.
Tutto questo può concorrere a realizzare armature urbane competitive, collegate e belle, che incentivano l’equilibrio territoriale, fanno superare le antiche abitudini di vita a chi si deve spostare, riconoscendo che il "nuovo" non è sempre sinonimo di infelicità, soprattutto se l'ambiente urbano è gradevole per mixetè funzionale, adattabilità e occupazione.
La rigenerazione e l'innovazione
La valorizzazione dei centri minori è fondamentale. Soprattutto per la salvaguardia del patrimonio e della testimonianza, storica e sociale.
Per quanto esistano artisti che si insediano nei Comuni (anche nel Sannio), da solo ciò non può essere una soluzione generale.
E' vero, tuttavia, però che il disegno di una politica di prospettiva ha sicuramente un impatto positivo sulla vita delle persone, tenendo conto delle innovazioni di oggi e dell’attrattività che i mezzi digitali rappresentano nel lavoro.
Molti borghi, come Civita Bagnoregio (Viterbo) ad esempio, sono diventati famosi, a volte per caso, a volte per il cinema, spesso valorizzando al meglio la propria identità, le proprie caratteristiche geologiche o morfologiche, e ancora più spesso investendo sull'impegno di un’intera comunità.
Anche città come Favara (Agrigento), ad esempio, deve la notorietà all’impegno dell'intera comunità, oltre che al fondamentale e iniziale coraggio di Andrea Bartoli e Florinda Saieva (marito e moglie) a cui si sono aggiunti, poi, tanti residenti formando una esperienza di rigenerazione e sociale, corale e collettiva formidabile, che rappresenta per tutti un nuovo paradigma urbano.
Ciò dimostra che la morte delle comunità che si spopolano non può essere dichiarata a priori.
L'idea territoriale dello sviluppo locale se sostenuta coralmente, può esplodere con effetti positivi dirompenti, concorrendo a rianimare in maniera sostenibile qualsiasi territorio.
I nuovi paradigma di Favara, di Bagnoregio e di altri Comuni e/o eccellenze d'Italia, non sono replicabili, ma la creatività corale è replicabile.
La creatività corale valorizza i centri, e soprattutto aiuta le Istituzioni sovracomunali a formulare politiche ampie e soprattutto a rafforzare i sistemi urbani esistenti".
comunicato n.172002
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