Fui nominata per tre anni "maggiordomo di Palazzo Mosti" un compito difficile da svolgere con un sindaco che si chiamava Antonio Pietrantonio
I ricordi di una lunghissima collaborazione nel suo staff, si affollano nella mia mente. Resta impresso il siparietto tra Leopoldo Mastelloni e il collega Filippo Citarella con Pietrantonio che faceva da paciere. Citarella sosteneva con una certa veemente convinzione che l'attore avesse rubato una poltrona dal Teatro de la Salle dove la sera precedente si era esibito. L'imbarazzo poi per lo scrittore Domenico Rea che arrivo' accompagnato da un'avvenente signorina. Si piazzo' in hotel, in una camera con vista sull'Arco e, nonostante il Festival fosse finito da una settimana, continuo' a farsi ospitare gustando a pranzo e a cena costosi e pregiati vini. Non riferisco il fraseggio irripetibile di Pietrantonio sulla vicenda...
di Mena Martini
Il 3 luglio un pezzo importante della storia della nostra città non c'è più perché il sindaco Antonio Pietrantonio ci ha lasciati.
Quando mi hanno avvisata ho avvertito un pugno nello stomaco e immediatamente mi sono tornati alla mente anni importanti della mia vita e centinaia di episodi legati al sindacato di un uomo che ha cambiato per sempre l'aspetto e le sorti della nostra città.
Ho avuto il privilegio di far parte del suo staff (nella foto di apertura e nella seconda foto in basso) ma vi dirò che Pietrantonio non era affatto una persona facile, severo e rigoroso esigeva che tutto procedesse al meglio e secondo i suoi schemi ma al tempo stesso era dotato di una vivace e sferzante ironia e comicità capace di farti ridere fino alle lacrime.
Quando si arrabbiava le urla oltre che nel labirintico Palazzo Mosti, riecheggiavano finanche per il vicolo e per la rampa Annunziata.
Dall'usciere al comandante dei Vigili Urbani, dal dirigente agli impiegati, trattava tutti allo stesso modo in caso di rimproveri.
Sindaco che, per oltre dieci anni, fu capace di portare a "Città Spettacolo" i migliori e più famosi attori della scena teatrale italiana che poi, finiti gli spettacoli, il giorno dopo passavano in ufficio a salutarlo.
Memorabile la visita di Walter Chiari che nella Sala Rossa ci intrattenne per più di un'ora con esilaranti barzellette e aneddoti vari.
Gustoso poi il siparietto tra Leopoldo Mastelloni e il collega Filippo Citarella con Pietrantonio che faceva da paciere.
Citarella sosteneva con una certa veemente convinzione che l'attore avesse rubato una poltrona dal teatro dove la sera precedente si era esibito.
Tra me e me pensavo alla difficoltà di smontare la prestigiosa poltrona Frau di pelle blu saldamente bullonata al pavimento e immaginavo Mastelloni armato di attrezzi accovacciato a terra intento furtivamente ad allentare viti e bulloni, bah!
Dopo circa un'ora di strepiti e minacce tra i due litiganti, Pietrantonio lanciò uno dei suoi urli tarzaneschi e mise fine al diverbio.
Alla fine capimmo che l'oggetto presumibilmente rubato, era una semplice sedia di legno pieghevole del valore di 4.000 lire che distrattamente era stata caricata sul camion da un attrezzista.
Per la sua segreteria sono passati importanti uomini politici, massimi esponenti della cultura e dell’arte e quando si inaugurò l'Hortus Conclusus noi non sapevamo chi fosse Mimmo Paladino e solo quando facemmo partire gli inviti per i più famosi musei del mondo, ci rendemmo conto che l'artista di Paduli era uno dei più importanti rappresentanti della Transavanguardia italiana.
Indimenticabile l'assalto che subì da un nutrito gruppo di sedicenti "ragazze madri", in realtà anziane prostitute.
Lo spintonarono e qualcuna lo schiaffeggiò ma lui restò freddo ed immobile finanche quando le signore lo accusarono di essere state loro aggredite.
Quando Pietrantonio (nella prima foto in basso è con la moglie deliziato dalla serenata di Ninì Pagliuca) chiedeva una cosa la voleva ad horas, seduta stante e non esisteva "dopo", "fra poco".
Figuratevi che una mattina piombò nella segreteria chiedendo una matita.
Era capace di metterci addosso una tale agitazione che tutti ci mettemmo freneticamente a cercarla nei nostri cassetti senza trovarne nemmeno una, nonostante ne avessimo a decine, allora lui sardonico disse: Dint a sta segreteria, è chiù facile a truvà nu grammo e cocaina che 'na matita.
Per oltre tre anni mi nominò "maggiordomo di Palazzo Mosti" per cui io prendevo servizio alle 6.00 di mattina per controllare minuziosamente che i lavori di pulizia fossero eseguiti perfettamente e allertare tecnici e operai quando si rompeva qualcosa.
Tutto doveva funzionare in modo eccellente.
Inoltre, mai potrò dimenticare quella volta che, in occasione di un'edizione di Città Spettacolo, credo fosse quella del 1990, mi chiese di intestare una per una circa 200 cartoline Rosenthal in porcellana con la mia particolare grafia che poi lui firmava.
Era una domenica mattina e dall'alba fino all'ora di pranzo restammo chiusi in gioielleria con le saracinesche abbassate io, lui ed Antonio Perrella da Orzelleca.
Questa ve la voglio proprio raccontare.
Un giorno, senza che fossero stati annunciati, raggiunsero il suo ufficio tre persone nostri abituali frequentatori: Un ragazzone sordomuto che aveva litigato con la signora Sorgente, un giovane affetto da una severa balbuzie che voleva essere raccomandato per un lavoro di barista e un signore con tracheotomia e amplificatore che pretendeva di viaggiare gratis sui mezzi pubblici per tutto il giorno.
Ebbene non so come fossero sfuggiti al nostro controllo, fatto sta che assediarono il sindaco e tutti e tre insieme cercavano di spiegargli il motivo della loro visita.
Allora Pietrantonio a voce alta ci chiamò urgentemente a raccolta gridando: Venit ccà, io nun ce sto capenn niente.
Riuscite a immaginarvi la scena? Da morire dal ridere!
Non posso poi riferirvi il suo commento irripetibile quando ad una delle edizioni di Città Spettacolo fu invitato lo scrittore Domenico Rea che arrivò accompagnato da un'avvenente signorina.
Ebbene si piazzò all'Hotel Traiano in una camera con vista sull'Arco e, nonostante il festival fosse finito da una settimana, continuò a farsi ospitare gustando a pranzo e a cena costosi e pregiati vini.
Beh potrei andare avanti per ore ma mi fermo qui.
Pietrantonio se da un lato pretendeva il massimo con relativo contorno di filippiche e rimproveri, dall'altra ci trattava come persone di famiglia.
Per noi c'era sempre un regalo a Pasqua, a Natale o quando tornava dai suoi viaggi.
L'ultima volta che l'ho visto era il 6 settembre del 2021 quando al Centro "La Pace" Mario Pedicini venne a presentare il suo libro "Antonio Pietrantonio il sindaco dei record".
In quella occasione mi feci autografare il volume, scambiammo quattro chiacchiere e affettuosamente ci abbracciammo.
Chiudo semplicemente dicendo che difficilmente ci dimenticheremo di lui.
comunicato n.171843
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