"La strada di casa. Figli in cerca delle origini". E' la storia della ricerca dell'origine biologica, della madre che li ha partoriti in anonimato
L'autrice e' Melania Petriello che ci ha parlato di un reportage giornalistico scritto dando respiro alle storie intime, personali e dolorose. In esse c'e' una sofferenza privata, ma anche una battaglia pubblica. Non possedere quel bagaglio primario di informazioni che ci collocano nel mondo e' un buco, quello che queste persone si portano dietro
di Maria Gabriella Russo
Nella Libreria Ubick, Melania Petriello ha presentato il suo nuovo libro: "La strada di casa - Figli in cerca delle origini".
Melania Petriello, nell'intervista che ha concesso a "Gazzetta di Benevento", rispondendo alle nostre domande, ha brevemente ricordato il percorso che l'ha condotta a diventare la giornalista di oggi.
"Faccio questo mestiere da metà della mia vita, ho iniziato a farlo in provincia e sono grata delle esperienze che mi ha regalato. Oggi sono un'autrice televisiva e ho firmato per Rai, Nove, La7, Mediaset e Canale5, migliaia di ore di informazione".
Ha, poi, raccontanto di come il suo lavoro le permetta di sentirsi sempre al centro del mondo, consentendole di fare delle storie degli altri un modo per raccontare il suo tempo, in questo modo è "testimone della storia" da un punto di osservazione privilegiato, che però richiede anche tante responsabilità.
In questo suo lungo percorso, ha giocato un ruolo fondamentale Myrta Merlino, nota giornalista, conduttrice ed autrice televisiva, che proprio nella puntata di ieri di "Pomeriggio 5", trasmissione mandata in onda su Canale 5, ha salutato il pubblico annunciando che è stata l'ultima volta che ha condotto quel programma, di cui era al timone da due anni, dopo l'addio di Barbara D'Urso.
Una delle collaboratrici più strette di Myrta Merlino è propio Melania Petriello, la quale ci ha raccontato della grande sfida editoriale che ha rappresentato l'essere autrice di questa nuova edizione di "Pomeriggio 5" e, sopratutto, del legame con Merlino, con cui lavora giorno e notte dal 2020: "Lei mi ha permesso di entrare nella tv dei grandi dalla porta principale ed è stata sicuramente la persona che mi ha dato la più grande dose di fiducia e anche di responsabilità, e di questo le sono grata".
Petriello ha quindi proseguito: "Sicuramente il lavoro insieme continuerà, saldato da una esperienza quotidiana molto forte, siamo state insieme testimoni di un tempo molto complesso, in questi cinque anni è accaduto di tutto: il covid, le guerre, le elezioni del presidente della Repubblica, il nuovo Papa, tre governi".
Le abbiamo chiesto di dare un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere questo lavoro: "Si impara facendolo, non esiste un manuale, è una sfida quotidiana, è la bellezza di alzarsi la mattina e non sapere cosa accade, cogliere, intuire, avere fiducia nella propria meraviglia e studiare sempre tanto".
Tornando al suo nuovo libro, abbiamo chiesto a Melania Petriello dove portasse la sua "strada di casa", e ha spiegato che tra le storie degli altri, nel suo libro, si è lasciata andare ad una digressione sulle sue origini, in particolare sui suoi nonni: Uno era irpino, uno beneventano, una napoletana ed una materana.
Questa scelta è stata determinata dall'orgoglio che prova nell'avere origini che affondano le radici in una famiglia del sud, antifascista, che si è riscattata con il lavoro.
Quindi, sicuramente, la sua strada di casa porta a Benevento.
In seguito, l'autrice ci ha fatto immergere nelle pagine del suo nuovo libro: "E' un reportage giornalistico, che ho voluto scrivere con attenzione alla lingua, cercando di valorizzare la narrazione, dando respiro alle storie intime, personali e dolorose, che le persone intervistate mi hanno consegnato. Uso ciò che la parola consegna, perché in queste storie c’è una sofferenza privata, ma anche una battaglia pubblica: E' la storia dei figli che cercano l'origine biologica, cioè la madre che li ha partoriti in anonimato".
Petriello, con questo libro, cerca di scuotere le nostre coscienze, perché "tutti sappiamo di essere nati in un posto, in un giorno e da una determinata persona e questo bagaglio genetico e anagrafico diventa nel tempo la storia narrata, alla quale sentiamo di appartenere, alla quale possiamo scegliere di somigliare; non possedere quel bagaglio primario di informazioni che ci collocano nel mondo è un buco, quello che queste persone si portano dietro".
La giornalista non si è limitata al raccontarci delle storie, ma ha cercato l'origine di queste esperienze, unite da un filo comune, e questa origine trae la genesi proprio dalla nostra legislazione, in cui esistono due diritti correlati e contrapposti: il diritto al parto in anonimato e quello a trovare le proprie origini biologiche.
Così ha proseguito sul punto: "Ho scelto la strada dei figli, ho capito quante difficoltà burocratiche debbano affrontare, una sorta di schizofrenia del sistema e anche di rallentamenti, tutti italiani, che rendono questa ricerca spesso infruttuosa.
E' un viaggio sentimentale, etico e politico che io faccio da giornalista. Non sono una madre adottiva. Non sono una figlia adottata. Non sono neanche una madre biologica.
Ma questo mi ha permesso di essere aliena a tutte le parti in causa e mi ha permesso di raccontarlo sospendendo il giudizio e comprendendo quanto la ragione di queste persone debba diventare un tema di dibattito per tutti".
In questo viaggio è stata accompagnata dal "Comitato nazionale per il diritto alla conoscenza delle origini", nato su iniziativa della presidente Anna Arecchia e di Emilia Rosati.
Così Melania Petriello ha fatto sentire la sua voce in questa complessa battaglia, su cui, come ha ricordato prontamente la relatrice della presentazione odierna, Claudia Bassetti, c'è ancora della polvere, perché ad oggi l'appartenenza a una famiglia è un privilegio e purtroppo non un diritto.
Infatti, Isabella Pedicini, presente tra i relatori, ha voluto ricordarci di come questo tema in realtà faccia parte della nostra quotidianità, difatti, in particolare, c'è una domanda che lo racchiude, che chi è del sud conosce bene: "A chi appartieni?"
Petriello, inoltre, ha colto uno spunto per rivelare un aneddoto riservato alla cospicua platea, che ha animato, nel corso di questo pomeriggio, la libreria beneventana: "C'è stato un incidente che ha cambiato il percorso delle cose.
A gennaio mi hanno rubato il telefono, in cui avevo tutto il materiale e le interviste per questo libro, quel giorno ero disperata; ero con delle mie amiche e ricordavo solo il numero di mia madre, quindi dopo averla avvisata, ho scritto subito a Myrta Merlino per chiederle di chiamare i Carabinieri ed aiutarmi, ma lei, pensando fosse una truffa, ha denunciato il numero del telefono della mia amica con cui le avevo scritto".
Proseguendo nel racconto, ha dichiarato: "Oltre questo aneddoto che oggi mi fa sorridere, si è trattato di un incidente che mi ha messo a dura prova, che, però, mi ha anche permesso di intraprendere un tipo di percorso differente, suggeritomi da Concita De Gregorio, la quale mi ha aiutato a capire che l'importante era quello che ricordavo, non le esatte parole registrate con il telefono, ma quella virgola che fa venire fuori il cuore di quelle persone".
La presentazione è continuata con l'intervento di Antonio Di Fede, che si è occupato della parte giuridica della questione.
"Molte volte il diritto o arriva tardi o arriva poco o non arriva", così ha iniziato l’avvocato, docente universitario, spiegando come da anni la dottrina dibatte di quale dei due diritti debba prevalere.
Sottolineando così, ancora una volta, anche l’interesse tecnico giuridico del libro.
Insomma, in questo caldo pomeriggio beneventano di inizio giugno, Melania Petriello non ha solo presentato il suo nuovo libro, ma è stata portavoce di una battaglia ben più grande, raccontandoci "il viaggio di chi cerca e non trova".
Auguriamo tutto il successo che merita a questo libro scritto da una figlia della nostra città che, con talento, passione, dedizione e sacrificio, ha saputo affermarsi nella grande capitale.
comunicato n.171292
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