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Benevento, 04-06-2025 23:47 ____
Il nostro compito, in uno spazio magico, e' quello di dover illuminare 12 scrittori, 12 libri ci ha detto Stefano Coletta alla semifinale dello Strega
A Benevento formata la Cinquina con gli autori Andrea Bajani, Nadia Terranova, Elisabetta Rasy, Paolo Nori e Michele Ruol che si contenderanno a Roma, a Villa Giulia, l'ambito premio letterario
di Maria Gabriella Russo
  

"Uno spazio magico, non solo perché è legato alla mitologia delle streghe, ma anche perché a quest'ora il tramonto trasforma la luce e dona una cavea particolarmente illuminata e noi come compito abbiamo quello di dover illuminare 12 scrittori, 12 libri".
Con queste parole il direttore Rai, Stefano Coletta, prestigioso presentatore della serata, ha aperto l'intervista che, con grande disponibilità, ha concesso a "Gazzetta di Benevento".
Le sue parole, a nostro avviso, unite alle fotografie delle gradinate gremite, rendono la magia dell'atmosfera del Teatro Romano che ha fatto da incantevole cornice alla presentazione dei dodici autori candidati e alla proclamazione dei finalisti del Premio Strega 2025.
Serata ripresa dalle numerose telecamere presenti della Rai e mandata in diretta streaming su Rai Play.
Il direttore Coletta ha poi continuato l'intervista, dichiarando: "E' un appuntamento molto serio e quindi per me è sempre un grande onore. E' il quarto anno che presento. Speriamo che i libri arrivino al cuore delle persone".
Abbiamo chiesto a Stefano Coletta, alla luce della sua lunga esperienza, un consiglio per i giovani sul tema della lettura.
"Io non ho figli ma ho un nipote di 15 anni, a cui ricordo sempre che leggere è uno dei serbatoi più importanti della vita, forse il più prezioso, perché sopratutto nell'epoca del multitasking, in cui tutti facciamo mille cose leggere, invece, è uno spazio di continuità che ti permette di conoscere vite che non avresti potuto conoscere, ti permette di fare viaggi che non avresti potuto fare, quindi davvero è una ricchezza, una ricchezza gratuita".
Dopo questa profonda riflessione rivolta ai giovani, quale sentito e condivisibile invito alla lettura, abbiamo domandato la differenza che si può percepire tra un libro in formato digitale, di ultima generazione, e un libro nel classico formato cartaceo.
"Penso che l'importante sia leggere, credo che il libro digitale sia ovviamente più affine alle nuove generazioni, io amo il cartaceo, però l'importante è leggere".
Per concludere, abbiamo chiesto a Coletta la rilevanza dei social nel Premio Strega.
"I social hanno rilevanza, difatti la Fondazione Bellonci ha veicolato molto il Premio attraverso i social anche con una sorta di concorso, il "Toto Strega 2025", che ha favorito l'interessamento di molti giovani, anche perché il Premio Strega prevede il Premio Strega Giovani".
Premio Giovani vinto quest'anno da Andrea Bajani, con il romanzo "L'anniversario".
Abbiamo poi avuto l’opportunità di chiedere a Renato Giordano, direttore della Fondazione Città Spettacolo, durante le sue corse dietro le quinte, cosa ci sia dietro l'organizzazione di un evento del genere e quanto sia importante, anche in termini di immagine, per la città di Benevento.
"Di tutto!" ha subito esclamato Giordano, per poi continuare: "Perché questo è l'evento più importante che c'è a Benevento, il fiore all'occhiello della cultura beneventana e nazionale, adesso anche internazionale perché c'è il Premio Strega Europeo.
Come si può vedere oggi c'è la stampa nazionale che sta qui a Benevento, grandi personaggi interessati al Premio, penso ad esempio al produttore cinematografico Andrea Occhipinti (nella foto di apertura è con Giordano) che ci sta raggiungendo.
Insomma, Benevento, con la cinquina, ha acquistato senza dubbio un posto più importante, più di rilievo per il Premio Strega.
Quindi sono contento che questa Amministrazione sia riuscita a portare la Cinquina a Benevento perché, come ha detto un mio amico giornalista (il nostro direttore ndr), senza togliere niente agli altri eventi, il Premio Strega è il Premio Strega".
La serata è stata aperta da Stefano Coletta, nella veste di presentatore, che fin da subito si è detto particolarmente felice della sua presenza per la quarta volta in questo ruolo.
A seguire è stato invitato sul palco il sindaco Clemente Mastella, che è stato appellato positivamente da Coletta come "un uomo molto colto, al di là del politico".
Il sindaco ha espresso il suo orgoglio per questo prestigioso riconoscimento letterario italiano e sopratutto per il suo stretto legame con la città di Benevento, ha infatti esordito: "Per questa sera diventiamo capitale della cultura e del libro".
Ha, poi, esortato gli spettatori ad un recupero del libro nella dimensione di tutti i giorni, perché la carta fa cultura.
Per concludere, Mastella ha voluto dedicare un pensiero ai bambini di Gaza, vittime della guerra, così come per il martoriato popolo dell'Ucraina, specificando che questo suo appello non si traduce nell’essere antisionisti, bensì in un concetto decisamente più semplice, che spesso perdiamo di vista: "Sperare nella pace!"
A seguire è salita sul palco, posizionandosi dietro l'apposito banco, la giuria, composta da quattro membri, che a turno hanno preso la parola per rispondere alle domande del presentatore.
A partire dalla vincitrice del Premio Strega 2024, Donatella Di Pietrantonio, che ha raccontanto, a seguito di specifica domanda, cosa significa per una scrittrice vincere questo premio tanto ambito.
Ha brevemente ripercorso quest'ultimo anno consecutivo alla sua vittoria, che è stato per lei bellissimo ma faticoso, infatti scherzando ha esordito con una frase, che ha strappato a tutti un sorriso, ma facendo anche riflettere, ovvero: "Mi sono resa conto che ci voleva un fisico bestiale e io non lo avevo, ma me lo sono inventato".
Ci ha poi portato nel "clou" del suo processo di scrittura, accennando ad una nuova opera "in incubazione" e raccontandoci di come trovava il tempo di scrivere la mattina presto prima di andare a svolgere il suo lavoro di odontoiatra, che da quest'anno è riuscita a "darsi la libertà di lasciare".
E' stata poi la volta di Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, che ha raccontato un altro aspetto della grande macchina che gira intorno al Premio Strega, ovvero quello dei social, un mezzo per far sentire anche i lettori parte attiva.
In particolare, ha raccontato che si sono inventati un "Toto Strega", che Coletta ha detto di ricordare un po' il "FantaSanremo", che ogni anno riscuote sempre più successo.
Questo gioco consiste nel tentare di indovinare la cinquina finalista, in ordine di graduatoria.
Poi al vincitore, che il direttore ha anticipato essere stato solo uno su mille, vengono regalati i libri dei 12 candidati e l'invito alla celebre finale di Villa Giulia, in cui viene proclamato il vincitore.
In seguito, il già presidente di Strega Alberti Benevento, Alberto Foschini, componente del Comitato di Gestione del Premio Strega, di cui fanno parte Giovanni Solimine e Stefano Petrocchi, in rappresentanza della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, e Giuseppe D'Avino e, appunto, Alberto Foschini, in rappresentanza dell'azienda Strega Alberti Benevento, ha raccontato ancora un altro aspetto di questo Premio, forse quello che più incuriosisce gli spettatori, ovvero le dinamiche di voto.
In quanto componente della commissione selezionatrice, ha spiegato che erano giunti 81 libri e, come ogni anno, ne hanno dovuti selezionare 12 , e quelli di quest'anno sono stati definiti degli outsider, libri appartenenti ad una vasta gamma di generi.
Foschini ha aggiunto come nel corso di questi anni difficilmente ci sono state grandi discussioni, perché alla fine tutti i selezionatori sono sempre riusciti trovare una sintesi armonica che non lasciasse nessuno insoddisfatto.
L'ultimo membro, ad intervenire, di questa prestigiosa giuria, Gabriella Castelletto, della Fondazione Bellonci, si è concentrata sul lavoro assiduo della Fondazione sui giovani.
A tal proposito, ha ricordato la finale del Premio Strega Giovani, vinta da Andrea Bajani con "L'anniversario".
Ha poi sottolineato come la promozione della lettura nelle scuole sia sempre stato uno degli obiettivi principali della Fondazione, e di come cerchino di coinvolgere tutte le categorie di età, anche con il Premio Strega Ragazze e Ragazzi.
Poi, è stato proiettato un breve video dedicato alla nostra città e mentre le immagini dei monumenti, di cui è ricca Benevento, si susseguivano, era palpabile l'orgoglio degli spettatori, in particolare nel sapere che, grazie alla diretta della Rai, questa nostra preziosa storia, spesso e purtroppo sottovalutata, ha raggiunto un pubblico più ampio.
In linea con questo tema, Coletta si è ancora una volta complimentato per la bellezza del Teatro Romano, sfondo ideale per questa manifestazione culturale, salutando Luana Toniolo, direttore regionale dei musei nazionali Campania, Giacomo Franzese, il direttore del Teatro, e Ferdinando Creta, ex direttore dell'Area Archeologica del Teatro Romano e attuale direttore del Museo Arcos, complimentandosi per l’ospitalità.
Poi sono saliti sul palco Giovanni Solimine, Giuseppe D’Avino e Melania Mazzucco.
Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci, ha raccontato il viaggio della fondazione, costituito da un ciclo di una trentina di tappe in tutta italia, con gli autori dei libri, per verificare che i libri selezionati siano capaci di intercettare le emozioni e i desideri di un pubblico molto vasto. E l'incontro di questa sera dimostra che si può riuscire a creare una comunità, tramite un incontro tra autori e scrittori.
D'Avino, presidente di Strega Alberti, ha spiegato di come cerchi di coniugare il lavoro imprenditoriale con quello del Premio Strega, in particolare la sua partecipazione al comitato "più come lettore che da esperto".
Melania Mazzucco, con il suo lungo percorso da vincitrice del Premio nel 2003, e poi presidente della commissione, ha descritto quest'ultima come un gruppo molto affiatato, in cui talvolta si discute per via delle sensibilità diverse, ma si trova sempre un accordo.
Poi si è concentrata sulla dozzina, riconoscendo nei libri candidati, se pur molto diversi, una radice comune: il tema dell'identità e della psiche.
A seguire è giunto sul palco Simon & The stars, avvocato, agente, produttore e molto altro, che ad un certo punto della sua vita ha deciso di dedicarsi alla passione per l'astrologia e questa sera ne ha proposto un esempio al pubblico, dividendo i dodici segni zodiacali in gruppi da quattro, intervallando così le presentazioni dei libri, anche esse divise nello steso modo.
Nonostante d'impatto una digressione sui segni zodiacali possa sembrare fuori tema rispetto al soggetto della serata, in realtà Simon ha spiegato che essi sono una potentissima macchina delle storie, perché ci permettono di scindere la personalità dell’uomo in 12 elementi, che sono quelli che poi si riflettono nella scrittura.
In seguito, sono stati annunciati i primi quattro autori, iniziando così la parte della serata, che Coletta scherzosamente ha definito come il "confessionale", in cui passa la parola agli autori per entrare nel vivo delle storie raccontante nei romanzi candidati.
Ha iniziato a parlare Valerio Aiolli, presentando "Portofino blues", la cui protagonista, una contessa, è "una persona che si poteva amare a tal punto di arrivare ad odiarla, specchio del cambiamento di temperatura nel nostro Paese negli anni in cui è ambientata la storia".
In seguito, Saba Anglana ha parlato del suo libro "La signora Meraviglia", un misto multiforme dell'identità che è il salto filosofico di cosa siamo noi al netto dei documenti che ci rappresentano.
E' stato poi il turno di Andrea Bajani, con "L'anniversario", che racconta di un figlio che vive in una famiglia pensando sia normale vivere nella paura ed in un ambiente asfissiante.
Raccontando di una famiglia come tante, le cui porte, però, devono restare chiuse sempre e comunque, e quello che succede non si deve mai raccontare all'esterno.
Così questo ragazzo anni dopo celebra l’anniversario del giorno in cui aprì questa porta e rivendicó il diritto di trattare la famiglia come un qualunque altro legame, che se non funziona si può semplicemente interrompere.
Al termine della prima quartina, Elvio Carrieri ha portato dentro il suo romanzo "Poveri a noi".
L'autore alla domanda "Come ha pensato a questa storia?", ha risposto: "Sembra brutto se dico che non l'ho pensata? ”Il libro narra di un ragazzo che viene aggredito sotto gli occhi di un coetaneo che non interviene, con il quale inaspettatamente vent'anni dopo diventa amico e grazie all'aiuto di una psicologa impara a vederlo con occhi diversi.
A seguire è arrivato il secondo quartetto di autori, definito scherzosamente da Coletta come quello degli studiosi.
Deborah Gambetta, con "Incompletezza", illustra il racconto di una fuga da un amore tossico attraverso un'ossessione nuova: la figura enigmatica di Kurt Gödel, genio della logica.
Poi Wanda Marasco ha raccontato "Di spalle a questo mondo": Ferdinando, medico votato a salvare vite, e Olga, segnata da un passato difficile, condividono una profonda fragilità.
Entrambi affrontano traumi e fallimenti, cercando salvezza nella scienza, nell'amore e nell'accettazione dei propri limiti.
Coletta ha preso spunto da questo romanzo per fare una riflessione: "Questo libro mi fa pensare che nessuno di noi è libero dal disturbo psichico, tutti possiamo inciampare".
Ha poi preso la parola Renato Martinoni con "Ricordi di suoni e di luci". La storia di un poeta e della sua follia: Dino Campana, protagonista di questa storia sospesa tra realtà e finzione.
Poi, Paolo Nori ha riassunto "Chiudo la porta e urlo", la storia di Raffaello Baldini un poeta straordinario ma poco conosciuto.
Ed infine, l'ultima quartina.
A partire da Elisabetta Rasy con "Perduto è questo mare", che narra di una bambina che lascia Napoli e il padre. Anni dopo, la morte dello scrittore La Capria fa riemergere nella donna il ricordo del genitore e della città, così la protagonista ripercorre la propria crescita in un’Italia ostile a chi non si conforma.
A seguire, Michele Ruol con "Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia", la storia di un uomo e una donna che attraversano momenti che cambiano tutto, mettendo a nudo la fragilità dei legami e l'imprevedibilità dell’amore e della crisi.
E' toccato, poi, a Nadia Terranova con "Quello che so di te" dove l'autrice ha condiviso la sua storia, iniziata in Sicilia, una terra di inciampi, fatta di molti silenzi, dal punto di vista storico e politico, eppure che nasconde molta bellezza.
E' partito tutto dal ritrovamento della cartella clinica della bisnonna, internata in un manicomio. La protagonista vuole scoprire la verità e deve affrontare la confusione tra verità e mito familiare, così l'autrice ha invitato a riflettere su questi luoghi dimenticati: "I carceri e i manicomi sono i luoghi della nostra falsa coscienza, dove va a finire quello che fingiamo di non vedere".
Infine, ha preso parola Giorgio van Straten, raccontando di "La ribelle", in cui ha ricostruito questa vicenda vera, interrogandosi su quanto l'amore, i sogni e le ferite del passato possano segnare per sempre una vita.
Poi è stato stato invitato sul palco Giuseppe Marco Litta, responsabile di banca, che lavora da 15 anni per la parternership col Premio Strega, ed ha dichiarato l'intenzione di sostenere la cultura in tutte le sue sfaccettature, in quanto è un motore anche per l'economia, perché la cultura stessa è vita.
Ancora, è salito sul palco Andrea Occhipinti, un produttore cinematografico di rilievo nel nostro Paese, fondatore della casa cinematografica Lucky Red, con un passato televisivo come attore, che ha raccontato le tendenze del cinema, che ha potuto sperimentare nelle varie esperienze, come quella recente al Festival di Cannes.
Infine, Donatella Di Pietrantonio, dopo le due sessioni preliminari di lettura dei voti, tenutesi in precedenza, ha annunciato la classifica finale, di cui i primi cinque: Andrea Bajani, Nadia Terranova, Elisabetta Rasy, Paolo Nori e Michele Ruol.
E così si è conclusa la magica serata beneventana della LXXIX edizione del Premio Strega.
Una serata all'insegna della cultura e dei libri, che ci ha ricordato, come disse Barbara Tuchman, che "I libri sono portatori di civiltà; senza libri, la storia è silenziosa, la letteratura è muta, la scienza è inetta, il pensiero e la speculazione sono a un punto morto".
Dal Teatro Romano di Benevento il testimone passa al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma per la celebrazione della mitica finale.
Appuntamento a Benevento per il 2026.

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

comunicato n.171227




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