Gradirei magistrati come lei, preparati, onesti, ma principalmente pregni di umanita', non arroccati, con superbia, dietro le scrivanie
Peppino De Lorenzo invia una lettera aperta a Raffaele Cantone, candidato ad assumere il posto di procuratore della Repubblica a Benevento e ricorda quando il magistrato lo telefono' per chiedergli di inviargli il dattiloscritto del suo libro sulle vicende occorsegli
Nostro servizio
E' una lettera aperta molto particolare e sentita quella che, questa domenica, Peppino De Lorenzo rivolge ad uno dei più noti magistrati d'Italia, Raffaele Cantone (foto), che, allo stato, è tra i papabili ad ottenere il ruolo di procuratore della Repubblica di Benevento, oggi coperto da Gianfranco Scarfò che, temporaneamente, ha preso il posto reso libero, mesi fa, da Aldo Policastro.
Raffaele Cantone, nato a Napoli il 24 novembre 1963, dal marzo 2014 ad ottobre 2019, è stato presidente dell'Autorità Nazionale Anti Corruzione (Anac). Ora è procuratore della Repubblica di Perugia.
Vive sotto tutela dopo la scoperta di un attentato in corso di attuazione ai suoi danni commissionato dal clan dei Casalesi.
"Illustre procuratore, ho appreso, con vivo interesse, che ella faccia parte dei dodici magistrati che hanno presentato domanda per ricoprire il ruolo, oggi vacante, della Procura della Repubblica di Benevento.
Ogni decisione, così come prevede il dettato legislativo in materia, in ultimo, spetta, ed è giusto che sia così, al Consiglio Superiore della Magistratura.
Senza, è ovvio, nulla togliere agli altri concorrenti, che, tra l'altro, è bene precisarlo, non so chi siano, auspico che, in ultimo, sia lei il prescelto, augurandole, sin d'ora, che la votazione la veda prescelto, anche se lei, probabilmente gradirebbe tornare nella sua Napoli, e solo, quale estrema possibilità, almeno in Campania.
Quando giunse a Perugia, dopo avere ricoperto, con prestigio ed onore, la presidenza dell'Autorità Nazionale Anti Corruzione, proprio lei fu destinato ad interessarsi dell'azione posta in essere, di cui era stato protagonista Luca Palamara, con una rete ben conosciuta, che avrebbe influenzato il Consiglio Superiore della Magistratura.
La sua presenza, qui a Benevento, costituirebbe, ne sono convinto, l'inizio di una nuova era permettendoci, una volta per sempre, di ritornare agli anni oramai lontani, di procuratori del calibro e soprattuto di umanità di Ambrogio Romano e Giovanni Filippella, che io ricordo negli anni della mia fanciullezza.
La sua affermazione, nel corso di una recente intervista, in cui ha sostenuto che: "...la giustizia è un malato senza cura anche se meriterebbe una cura da cavallo...", mi si permetta, si addice, oggi più che mai, anche al nostro territorio.
Ed ancora: "...mentre si annunciano tante riforme, senza risultati, s'indebolisce la lotta al malaffare ed i cittadini riversano la sfiducia nella magistratura...".
E la sfiducia, come ella, a ragione, sostiene, la fa da padrone anche per la stragrande maggioranza dei miei concittadini.
Ecco perché ritengo che, allo stato in cui ci troviamo, lei rappresenti uno dei pochi medici adatti per almeno tentare una terapia.
Non so, a distanza di tempo, se lei abbia memoria di quando, diversi anni fa, le scrissi per invitarla a presentare uno dei miei libri in cui avevo narrato le vicissitudini subite per essermi posto, per una vita intera, contro il cattivo sistema imperante.
Ero stato, infatti, vincitore grazie alle intercettazioni disposte dall'allora procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore, e dal sostituto, Francesco Curcio.
Ricordo, come se fosse oggi, mi trovavo a cena con amici in un ristorante alla periferia della città, quando squillò il telefono. Era lei che, con voce calda ed armoniosa, mi invitava ad inviarle copia del dattiloscritto, manifestando la sua disponibilità ad intervenire.
Anche i commensali che erano con me rimasero sorpresi che un magistrato che, in quel momento, rivestiva un ruolo di primo piano a livello nazionale, si comportasse con tanta naturalezza, non consona ai giudici soliti a rimanere, sempre ed in ogni circostanza, sul piedistallo. Ed anche qui da me, il piedistallo è la norma.
In quella occasione, ella dimostrò che l'umiltà sia la più importante dote che permetta di giudicare un uomo.
Poi, nei giorni a seguire, valutando il tutto, ritenni opportuno non inviarle lo scritto al fine di non coinvolgerla in una situazione molto delicata in quanto gli attori principali della deplorevole e squallida vicenda erano stati i compagni di cordata del precedente ministro di Giustizia.
Quella telefonata, comunque, io, ad oggi, non l'ho mai dimenticata.
Un comportamento, il suo, da prendere in considerazione, che dimostra l'elevatura morale di chi, veramente, onora la magistratura.
Per questo, una sua eventuale venuta a Benevento, da subito, sarebbe foriera di un rinnovamento, da tempo, a gran voce, agognato.
Il marcio, sia chiaro, è radicato ovunque, altrimenti non saremmo ridotti alle condizioni attuali. Le vergogne dell'Italia sono tante ed alcune, converrà con me, anche nascoste bene.
Oggi si assiste ad un capovolgimento per il quale i briganti, sistematicamente, prendono il posto dei galantuomini.
Allo stato, la giustizia è sempre in prima fila, alla ribalta, in copertina. L'attuale vicenda del delitto di Garlasco costituisce una prova oltremodo eloquente e deplorevole.
Nel periodo della mia giovinezza ricordo che i giudici protagonisti di una indagine, anche la più nota e delicata, rimanevano anonimi venendo citati solo e soltanto con la loro carica.
Niente nomi, cognomi, conferenze stampa e pubblici dibattiti. Nulla di nulla. La giustizia non era politicizzata.
Sì, come tutti gli uomini, anche i magistrati avevano le proprie idee politiche, ma le manifestavano solo sulla scheda elettorale. Oggi, invece, sappiamo tutto di tutti.
Paolo Borsellino, a ragione, sosteneva che se anche il giudice preferisca il cambiamento debba farlo solo nella cabina elettorale con la matita in mano e non fuori.
Il male della magistratura rimane limitato ad una sparuta quantità di giudici che non devono essere affatto confusi con tanti magistrati che svolgono con passione ed abnegazione il proprio lavoro.
Quelli, una sparuta minoranza, appunto, che non operano dignitosamente, vanno emarginati e, se possibile, mandati via.
I magistrati sono gli unici a non avere datori di lavoro. Il problema è proprio questo. Loro non devono dare conto ad alcuno, come, invece, si fa in ogni ambito lavorativo, dimenticando, purtroppo, che il loro datore di lavoro sia il popolo italiano, nel cui nome dovrebbero amministrare la giustizia.
Quest'ultima non può continuare ad essere un terno al lotto anche se non si possa negare che vi siano, comunque, molti magistrati che lavorano con professionalità, coraggio e dedizione.
Vi sono, però, come si verifica in tante professioni, giudici che starebbero meglio in una pizzeria. Lì, sicuramente, farebbero meno danni.
La lotta mi è sempre piaciuta ed ho combattuto anche quelle battaglie che sapevo in partenza di perdere. Qualcuna, infatti, l'ho perduta, ma tante le ho anche vinte.
Oggi, alla mia età, eccomi di fronte ad un altro mondo. Un mondo che non avrei mai immaginato e le cui sorti future non riesco a prevedere.
Io gradirei magistrati come lei, preparati, onesti, ma principalmente, pregni di umanità, non arroccati, con superbia, dietro le scrivanie.
Nel concludere, le auguro, per questo, dal più profondo del cuore, che la sua probabile venuta a Benevento le permetta di realizzare quel sogno che ella ha così definito: "Il lavoro di oggi rimane per me stimolante anche se vi è l'ambizione, coltivata da sempre, di continuarlo a fare nella mia terra".
Se il sogno si concretizzerà, voglio augurarmi d'incontrarla di persona permettendomi di esternarle, a viva voce, tutto il mio disappunto per quanto ho visto, in tanti anni, qui da noi.
Sarà, nel contempo, l'occasione di invitarla, questa volta con concretezza, a presentare qualche mio prossimo libro, con la speranza di vedere, in sua presenza, ancora una volta, così come si è verificato lo scorso anno, il Teatro Comunale, simbolo della nostra città, gremito in ogni ordine di posto".
comunicato n.171179
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