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Benevento, 25-05-2025 09:21 ____
I primi approcci con i pazienti li ebbi sotto la sua guida sicura e preziosa ricorda Peppino De Lorenzo di Armando Salomone Megna
Non posso che riconoscere che il reparto di Medicina Generale del "Rummo" abbia avuto per me un ruolo importante ed indimenticabile, professionalmente e dal lato sentimentale. Sotto lo sguardo attento ed acuto di suor Rosalia. A Giosue' Calandra poi ancora oggi sono grato e rimane per me una bella figura di medico di altri tempi
Nostro servizio
  

Questa domenica, Peppino De Lorenzo ricorda due altri medici del territorio.
Nello specifico, i due sanitari, anche se con ruoli diversi, hanno avuto il merito di avere accompagnato l'inizio della sua attività professionale.
Si tratta di Armando Salomone Megna e Giosuè Calandra.

Armando Salomone Megna (nella foto di apertura)
Di Armando Salomone Megna serbo un piacevole ricordo anche se quest'ultimo sia molto lontano nel tempo.
Medico di primo piano negli anni del dopoguerra, fu primario della divisione di Medicina Generale dell'allora Ospedale "Rummo".
Una figura molto particolare, la sua. Deciso di carattere e dal portamento che non passava, di certo, inosservato.
Fu presidende, tra l'altro, dell'Ordine dei Medici di Benevento prima dell'era di Giuseppe D'Alessandro che fu eletto quando lui decise di lasciare (nella prima foto in basso, Megna con la moglie, nel 1956).
Ebbi la piacevole ventura di conoscerlo nel periodo in cui frequentavo l'Università quando decisi, tra la preparazione di un esame ed un altro, di dare inizio ad un periodo di pratica.
Lui mi accolse con grande affetto. Indimenticabili le mattinate trascorse nel reparto da lui retto. In sostanza, i primi approcci con i pazienti li ebbi sotto la sua guida sicura e preziosa.
Era il 1973. Furono, in sostanza, pochi i mesi che rimasi lì in quanto, dopo breve tempo, il dottore Megna si spense ancora in attività di servizio (nella seconda foto in basso, proprio del 1973, con il figlio Raffaele, scomparso, quest'ultimo, nel gennaio 2021).
Armando Salomone Megna lasciò tre figli ancora ragazzi che, poi, si sono distinti nella vita ciascuno nel settore di appartenenza. Angelo, internista epatologo, Raffaele, ingegnere, Maurizio, architetto.
Il suo posto, dopo anni di lotte difficili, fu, poi, assunto da Nazzareno Lanni.
In quello stesso reparto, giunto, successivamente, da medico, a laurea conseguita, conobbi, come già ho avuto modo di ricordare, Bice, la giovane dottoressa, poi, divenuta mia moglie.
Non posso che riconoscere che il reparto di Medicina Generale del "Rummo" abbia avuto per me un ruolo importante ed indimenticabile, professionalmente e dal lato sentimentale. Sotto lo sguardo attento ed acuto di suor Rosalia.

Giosuè Calandra
Nel novero dei medici sanniti non può essere dimenticato, di certo, Giosuè Calandra che anche se non svolse la sua attività professionale in città, ma a Frasso Telesino, rimane, comunque, della schiera dei sanitari del nostro territorio.
Anche di lui serbo un ricordo dolcissimo.
Nel 1977, infatti, già assistente volontario al "Rummo", al reparto di Neurologia con annesso Pronto Soccorso Psichiatrico, nella torrida estate di quell'anno, mi incamminai alla prima vera esperienza di medico andando a sostituire Giosuè Calandra, medico condotto di Frasso Telesino che, tra l'altro, era l'unico sanitario del posto.
A Frasso, mi trovai completamente solo ad affrontare ogni tipo di urgenza che si presentava, in una zona molto estesa, che raggruppava fondi agricoli, i più disparati, alcuni distanti chilometri, l'uno dall'altro.
L'ambulatorio era ubicato al piano terra del Palazzo Municipale ed era sempre affollatissimo.
Giosuè Calandra era un medico preparato ed attento alle quotidiane esigenze dei pazienti.
In quell'epoca, ricopriva il ruolo di segretario della Democrazia Cristiana ed il fratello, Carmine, era il sindaco del paese.
Trascorsi l'estate del 1977 e quella del 1978 nella sua meravigliosa villa, ove ogni azione era gestita e controllata da una congiunta, la zia Peppina, che lo aveva allevato. Una vecchietta arzilla, con uno sguardo indagatore, che ancora ricordo.
In quel tempo, non esisteva, come oggi, la quota capitaria per gli assistiti in carico e vi erano i vari enti mutualistici.
Nel corso di un mese, non lo dimenticherò mai, guadagnai circa cinque milioni delle vecchie lire, solo con i compensi delle mutue e l'onorario di medico condotto. Già in quell'inizio di attività, abitudine che, poi, ho conservato per una vita intera, non chiedevo compensi e mi accontentavo di quanto mi dava lo Stato.
Di qui, l'enorme ricchezza dei medici di un tempo, segnatamente, di quelli che erano in paese.
Il medico del paese, appunto, di solito, gestiva una ricchezza senza eguali.
In quei giorni, il pensiero correva a mio padre, insegnante di liceo, che, fino alla morte, avvenuta, qualche anno prima, in pieno vigore intellettuale, per guadagnare una somma del genere, con gli stipendi di allora, avrebbe dovuto lavorare due anni.
Giosuè Calandra, al quale, ancora oggi, sono grato, rimane per me una bella figura di medico di altri tempi.

  

comunicato n.171025




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