I geni di tutta l'umanita' sono identici per l'85-90% e, come diceva il compianto Papa Francesco, siamo "Fratelli tutti"
Ma siamo anche tutti imbecilli perche' siamo nello stesso tempo tanti Caini e Abele. Migrazioni, guerre, invasioni. La nascita e il declino delle civilta' nell'ultimo libro di Filippo Bencardino, "L'Italia e' ancora un Paese civile?"
Redazione
"L'Italia è ancora un Paese civile?"
E' questo il titolo del nuovo libro di Filippo Bencardino (foto), appena pubblicato on-line.
"In questo lavoro, articolato in due parti, l'autore - si legge in una nota - affronta due principali tematiche del nostro tempo, le migrazioni e lo sviluppo delle civiltà e la crisi della democrazia e del vivere civile.
I movimenti di popolazione non sono un fenomeno recente, sono iniziati oltre 200 mila anni fa, da quando l'homo sapiens è comparso sulla terra, in Africa nordoccidentale, sulle colline dell'odierna Etiopia, e da lì, man mano che aumentava la popolazione, è iniziato un cammino che non si è mai interrotto, alla ricerca di nuove terre da cui trarre il cibo necessario per vivere e per cercare migliori condizioni di vita.
Per soddisfare queste esigenze, l'uomo ha fatto anche ricorso alla forza e alla lotta tra i popoli, man mano che l'ecumene si ampliava.
Dall'Africa, la popolazione si è spostata a raggiera, inizialmente seguendo i corsi d'acqua e fermandosi nelle terre irrigue più fertili, quando è iniziata la prima rivoluzione agricola che ha trasformato l'uomo da cacciatore e raccoglitore in agricoltore.
Percorrendo le valli fluviali, i migranti si sono diretti verso Sud e verso Nordest, stanziandosi nella valle dell'Indo-gangetica, lungo il corso del fiume Giallo, nella pianura alluvionale formata dai fiumi Tigre ed Eufrate.
Proprio nella Mesopotamia sono nate le prime civiltà, quando nel IV-III secolo a.C. l’uomo ha cominciato a vivere in villaggi, a praticare l'economia del baratto, a organizzare i mercati, a diversificare le attività e a far sorgere le prime città, a darsi le prime regole per una convivenza civile.
Sono così nate le prime civiltà e le guerre per conquistare nuovi territori, e sono nati anche i primi imperi, che sono decaduti con l’arrivo di nuovi migranti, quando, nel 1200 a.C., nel Mediterraneo orientale sono arrivate le cosiddette "Genti di Mare", che hanno poi costituito nuove civiltà nel Mediterraneo, tra cui quella greca.
Le civiltà formatesi nel Mediterraneo non erano le uniche esistenti, altre civiltà si erano sviluppate lungo la valle del Nilo, in Cina, nell’Asia di Sudest, come la Civiltà Kmer e in America centro-meridionale, sconosciute le une alle altre.
Ma quando le migrazioni sono diventate a più vasto raggio, sono iniziati scontri e incontri tra popoli diversi, ma anche scambi culturali, di conoscenze, di esperienze, che hanno favorito la produzione di nuove invenzioni e di nuove conoscenze, così promuovendo la nascita di nuove e più evolute civiltà e nuovo sviluppo economico e sociale.
Le migrazioni sono diventate così creatrici di civiltà, mentre quelle popolazioni rimaste isolate sono andate incontro alla decadenza e alla scomparsa.
Quando nel vicino Oriente Antico erano da tempo nate e si erano sviluppate numerose civiltà, l'Italia era popolata da tribù in lotta tra loro e Roma era, ancora nell’VIII secolo a.C., un piccolo villaggio di pastori situato sul Colle Palatino.
Con l'Età Imperiale è iniziata, due secoli dopo, una politica di espansione territoriale che ha potato Roma a formare un vasto e potente impero, i cui confini si estendevano dall'Atlantico all'Elba, dalla Scozia all'Africa settentrionale e a Sud-Est il Mar Nero, i Balcani, l'Asia Minore.
Roma aveva unificato l'intera Europa e tutto il bacino del Mediterraneo, esperienza unica che in parte si è riprodotta con la creazione dell'Unione Europea.
Ma Roma non ha reso schiave le popolazioni sottomesse, le ha trasformate prima in alleate e poi ha dato lori la cittadinanza romana e la libertà di culto, tanto che personaggi nati nelle province romane sono arrivati ad assumere le cariche di senatori e di imperatori.
Quella romana è stata una civiltà molto evoluta, ha inventato la pianificazione territoriale, costruendo, su tutti i territori dell’impero, città fornite di acquedotti, rete fognaria, terme, foro, anfiteatri, strade e case a corte.
Ha sviluppato tecniche costruttive innovative utilizzate per costruire ponti e gallerie e una rete stradale a raggiera, che dal centro di Roma, collegava l'Urbe con tutti i territori dell'impero.
Roma, affascinata dalla cultura greca, l'ha integrata formando la cultura greco-romana, che rappresenta le radici della cultura europea e del mondo occidentale.
Essa trova nell'elemento linguistico identitario, l'indoeuropeo, un linguaggio diffuso dall'India all'Europa dalle popolazioni protoindoeuropeo, viaggiando a cavallo per tutto il mondo allora conosciuto.
Altro che sostituzione etnica, forse avremmo dovuto studiare meglio l'organizzazione amministrativa e la loro strategia di politica estera per sviluppare relazioni cooperative pacifiche con tutto l'Oriente, per non incorrere in un disordine politico come quello che caratterizza il mondo attuale.
I geni di tutta l'umanità sono identici per l'85-90%, e, come diceva il compianto Papa Francesco, siamo "Fratelli tutti", ma anche tutti imbecilli perché siamo nello stesso tempo tanti Caini e Abele.
Con la scoperta dell'America, il Mediterraneo ha perso la sua centralità geopolitica a vantaggio dell'Oceano Atlantico, ma solo in parte perché oggi è crocevia di tutti gli scambi materiali e immateriali a livello globale.
Ma molti errori sono stati fatti, non abbiamo imparato nulla dai romani.
Le potenze europee, dopo avere sfruttato le Americhe, hanno sviluppato una rapace politica coloniale in Africa e in Asia, in particolare in Medio Oriente, per lo sfruttamento delle risorse petrolifere, attuando una azione di smembramento delle strutture politico-territoriali, creando nuovi stati artificiali per separare le etnie al fine di avere un controllo politico più facile.
E' stata distrutta l'unità politica del Medio Oriente, dove ebrei, cattolici e musulmani convivevano pacificamente. Oggi ne paghiamo le conseguenze.
L'Impero romano era essenzialmente mediterraneo, mentre la nuova Europa è stata costruita prevalentemente come comunità continentale e la stessa Italia ha pensato di inserire il Nord nel contesto europeo, abbandonando al suo destino il Mezzogiorno e la politica euro-mediterranea.
Larga parte del libro viene dedicato al Novecento, a quello che ci ha lasciato.
E' stato un secolo pieni di contraddizioni e di sviluppo economico e di grandi scoperte e invenzioni. Ma anche di grandi tragedie, di due guerre mondiali, l'ultima della quale ha provocato distruzioni e morte e ci ha tolto anche la libertà, che abbiamo ritrovato, insieme alla dignità infranta, con la Resistenza.
Nel dopoguerra, grazie a una classe politica responsabile e a uomini come Alcide De Gasperi abbiamo avuto il miracolo economico e fatto diventare il Paese uno dei sette più sviluppati al mondo.
Ma il miracolo è durato poco, si è chiuso il ciclo positivo con il governo del primo centro-sinistra e con la stagione delle riforme.
Poi il buio fino allo scandalo di Tangentopoli e oltre, senza che si sia visto un significativo cambiamento relativo alla questione morale, alla corruzione, all'inefficienza della sanità, alle politiche sociali e a una scuola e una università non più in grado di formare l'intellettuale.
L'Italia, grazie a uomini visionari, è stato Paese fondatore di un percorso che ha portato alla formazione dell'Unione Europea, che ci ha assicurato pace e sviluppo economico e sociale.
Oggi sembra che ci siamo stancati, in Italia e in tutto l'Occidente, della democrazia, della difesa dei diritti e della pace, spuntano invece all'Orizzonte nazionalismi e sovranismi, che annunciano tempo burrascoso.
Ma non bisogna scoraggiarsi e aprire il cuore alla speranza.
Del resto, ha fallito Pericle, il padre della democrazia, ed è andata peggio a Napoleone, a Hitler e a Mussolini.
Attenzione, perché l'autocrazia porta sfiga".