Non e' vero che tutti hanno torto e che tutti hanno ragione e non e' vero che la resistenza sia stata una sola
Lo ha detto l'arcivescovo Felice Accrocca al convegno dell'Anpi sulla presenza dei cattolici nella resistenza. Non spariamo, non uccidiamo, noi serviamo. Siamo costruttori del nostro Paese. Non vi sono liberatori ma uomini che si liberano, ha detto Francesco Scoppola, presidente nazionale dell'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani
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La nostra è memoria lunga, ma proprio per questo può essere fallace, e tuttavia il ricordo di una manifestazione organizzata dall'Anpi che celebrasse, con una certa ma non esaustiva rappresentazione, l'impegno dei cattolici nella resistenza al nazifascismo, non la ricordiamo.
Anche se è stato detto che non è vero che l'Anpi debba essere associata necessariamente ai comunisti, il convincimento di larga parte della popolazione, quella che non si riconosce nella Sinistra, è che è proprio così, l'Anpi, i partigiani sono presentati e raffigurati solo come comunisti.
E' questo il motivo per cui, lo si voglia o no, la festa del 25 Aprile della liberazione dal nazifascismo è definita ed è divisiva.
Lo ha spiegato molto bene Claudio Martelli che certamente uomo di destra non è e nemmeno di centro essendo un socialista di vecchia maniera, quando ha detto che non considerare l'apporto dei partigiani di matrice cattolica, dei liberali, dei militari che non hanno aderito alla Repubblica Sociale, avrebbe caratterizzato il 25 Aprile come una giornata divisiva.
E così anche Pierluigi Battista, intellettuale che ha scritto: Il 25 Aprile era diventata una festa tranquilla, poi la sinistra la usò contro Berlusconi. Festeggiamo l'80esimo anniversario ma poi facciamola finita e diventi una festa unitaria come quella del 2 giugno.
Ed allora vedere l'Anpi di Benevento organizzare un convegno sul tema: "I Cattolici e la Resistenza" lascia ben sperare per il futuro.
Se ne parli ancora, senza pregiudizi e senza atteggiamenti di presunta predominanza ma con il solo intento di unire il Paese e non di continuare a dividerlo.
Al Convegno, coordinato da Teresa Simeone, vice presidente provinciale dell'Anpi, hanno preso parte mons. Felice Accrocca, arcivescovo; Nino Lombardi presidente della Provincia; Francesco Scoppola (nella foto di apertura è il primo a destra e poi nelle altre in basso), presidente nazionale dell'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (Agesci) e, da remoto, Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell'Azione Cattolica.
Ad aprire i lavori è stata Simeone che ha esordito con un caloroso, ideale abbraccio a papa Francesco, esempio di un pontificato illuminato ed accogliente.
E' necessario fare memoria della liberazione che rischia di cadere nella retorica e di porre un argine alla riscrittura della storia.
Mai registrata un regressione così importante dei diritti ed un attacco alla democrazia ed agli organismi internazionali.
E' necessario quindi, ha proseguito Simeone, che la memoria sia rinforzata proprio da questa manifestazioni.
C'è stata certamente una resistenza militare dei partigiani, dell'esercito regio ed una negazione a collaborare con i tedeschi da parte degli Internati Militari Italiani (Imi) e poi la resistenza senza fucili da parte della gente.
Da sottolineare anche l'impegno delle donne, anche se soffocato dall'oblio della storia e poi dei falsari, di quelli cioè che producevano documenti falsi per consentire ai ricercati di potersi salvare.
E così l'azione di medici ed infermieri che si inventavano malattie per non far arrestare i partigiani parimenti facevano azioni di tutela dei ricercati i religiosi e le religiose.
Questo convegno, ha ancora detto Simeone, si svolge al viale degli Atlantici, un viale intitolato alla memoria dei trasvolatori dell'Atlantico guidati da Italo Balbo, un uomo straordinario come aviatore ma che fu anche uno dei quadrumviri della marcia su Roma, ha concluso Simeone.
La parola è quindi passata a Nino Lombardi che ha voluto sottolineare il fatto che l'Italia è anche il Paese con un basso indice di lettori di libri e così non si conosce neanche la storia.
Ci sono anche retaggi da sottolineare e da smentire, ha proseguito Lombardi, come il fatto che gli italiani da fascisti passarono tutti ad antifascisti, cosa questa detta da Churchill, assolutamente non vera.
I cattolici principalmente ed i popolari di don Luigi Sturzo non sono stati mai compromessi con il fascismo e per convincersi di questo assunto basta leggere la nostra Costituzione.
Consegniamo questa verità della posizione dei cattolici che furono anche padri costituenti e poi passarono all'impegno in politica con la Democrazia Cristiana per circa 50 anni.
Oggi, ha concluso Lombardi, conserviamo il sorriso con l'intento di non osservare il futuro come una minaccia.
Ad intervenire è stato quindi mons. Felice Accrocca che ha parlato di un tema interessante per lui che si occupa di studi storici.
E' importante, ha esordito, evitare generalizzazioni anche perché non tutti sono stati nella resistenza.
Si è trattato di una presenza, quella dei cattolici, messa comunque sotto traccia per un po' di tempo per questo questo occorre riferirsi a studi seri.
Una voce della resistenza, ha detto l'arcivesocovo, furono anche i monasteri di clausura.
Della presenza in uno di essi dove si nascose, ne parla Antonello Trombadori del Pci, in un volumetto scritto in romanesco, con 14 liriche dedicate a suo Francesca, la suora incaricata di intrattenere i rapporti con l'esterno e che lo tenne nascosto.
Dopo il funerale di Berlinguer passando dinanzi al monastero scrisse il verso in dialetto che anche al funerale stavano a chiagne per davero...
Poi mons. Accrocca ha ricordato Gino Bartali che trasportava i messaggi nascosti nella canna della sua bicicletta e mons. Nicolini che giù, nell'Episcopio di Assisi, nascondevano i ricercati e circa 300 ebrei con don Aldo Brunacci, poi Giusto tra le Nazioni, la più importante onorificenza ebraica.
Ma molte altre figure come queste sono rimaste nascoste ed andrebbero scavate come quando fecero dichiarare Assisi come città ospedaliera con l'assenso del podestà dell'epoca e di un colonnello nazista.
insomma, ha detto il vescovo, non è vero che tutti hanno torto e che tutti hanno ragione e non è vero che la resistenza sia stata una sola.
La parola è quindi passata a Francesco Scoppola il quale ha subito voluto sottolineare che oggi non bisogna solo fare memoria ma anche formazione.
Il 25 Aprile non sia solo un momento celebrativo ma un percorso di formazione per avere cognizione della nostra storia.
Non necessita poi il simulacro di una volta l'anno da mettere in bella vista.
Lo scoutismo, ha affermato il capo degli scout italiani, non è solo un metodo educativo ma esso stesso deve essere formazione culturale.
Gli scout nella resistenza non hanno svolto solo un contrasto passivo, ad un fenomeno importante come il fascismo, ma attivo.
Le "Aquile Randagie", tutti ragazzi tra gli 11 ed i 27 anni, furono impegnati a fare qualcosa per il mondo.
Ed anche lo scoutismo di oggi è connaturato alla esperienza delle Aquile con l'impegno a migliorare quel qualcosa che non funziona tramite il proprio impegno.
All'epoca quella organizzazione era chiamata Oscar, un anagramma che significava Opera Scoutistica Cattolica di Aiuto ai Ricercati.
L'esperienza della clandestinità era per tutti vissuta con l'idea di mettere al centro la persona.
Poi ci fu per gli scout anche l'esperienza del servizio connaturato alla resistenza che voleva significare salvare una vita.
L'esperienza scout in quella educativa, è un elemento molto forte.
Lo scoutismo deve essere inserito nel contesto sociale che abiti quotidianamente altrimenti non funziona.
Scoppola ha quindi riportato una frase delle Aquile Randagie per far capire il modo di stare nella resistenza da parte degli scout.
Non spariamo, non uccidiamo, noi serviamo.
Siamo costruttori del nostro Paese.
Non vi sono liberatori ma uomini che si liberano. E' una esperienza collettiva sulla libertà che è un qualcosa verso la quale tendiamo e l'idea di una pedagogia formativa sulla liberazione è certamente utile.
Poi il capo scout ha parlato della necessità di studiare i testimoni che non troviamo solo nella storia ma anche nell'attualità.
O noi facciamo memoria dei testimoni o rischiamo di fare ogni anno solo celebrazioni, ha concluso Scoppola.
A seguire ha preso quindi la parola Giuseppe Notarstefano che ha esordito con il ricordo di Paolo Trionfini, scomparso proprio oggi, uno storico che ha studiato i cattolici nella resistenza.
Abbiamo biosogno di rileggere le storia che ci può aiutare a decifrare meglio il contesto.
Importante è quindi la custodia dei documenti.
Notarstefano ha ricordato che sono state per 1.481 le onorificenze tra gli arrestati laici e cattolici a cui poi si aggiungono i Giusti tra le Nazioni come Gino Bartali che fu fiero fino alla morte di indossare il distintivo dell'Azione Cattolica.
Tanti altri sono poi stati i cattolici nei diversi Comitati di Liberazione nazionale.
E' necessaria, ha concluso il presidente nazionale dell'Azione Cattolica, gestire una banca dati di biografie e di resistenti. Sarebbe una cosa davvero importante così come lo è la valorizzazione degli archivi diocesani e parrocchiali.
A chiudere l'incontro è stato l'intervento di Amerigo Ciervo, presidente provinciale di Anpi, che ha parlato di un incontro che si tiene quando il cuore è triste per la morte di Francesco, un uomo che non ha alzato muri ma costruito ponti.
Ciervo ha anche ricordato il vescovo Giuseppe Palatucci così come messo in evidenza dallo studio di Irene Compagna.
La Costituzione se ce la siamo scritta da noi, al contrario di Giappone e Germania, è stato solo grazie ai partigiani, ha concluso il presidente dell'Anpi.
Una curiosità: Siamo anche noi nella foto, nella sesta in basso, infatti, e lo siamo per "ordine" non discutibile dell'arcivescovo che ci ha obbligati a "patire" la pubblicazione dopo avergliene fatte tante...
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