Papa Francesco ha scritto l'enciclica "Laudato Si'" uno scritto in cui la cura dell'ambiente e della Terra, vengono messi al centro dell'attenzione
Le persone di fede non dovrebbero solo rispettare la Terra, ma anche lodare e onorare Dio attraverso il loro impegno per il creato, commenta Walter Nardone, dottore agronomo
Redazione
Ci scrive Walter Nardone, dottore agronomo, svolgendo alcune riflessioni sulla Giornata Mondiale della Terra, che ricorre oggi, con collegamenti all'enciclica "Laudato Sì" di Papa Francesco.
"Caro direttore - si legge - avevo abbozzato le riflessioni nei giorni scorsi quando tutto si poteva immaginare, ma non l'imminente scomparsa di Papa Francesco (nella foto del 2015 in occasione dell'udienza generale a cui parteciparono Dottori Agronomi e Forestali di tutta Italia).
La sua scomparsa, avvenuta ieri, probabilmente, consente di celebrare diversamente la giornata odierna.
Infatti, nel 2015, Papa Francesco ha scritto l'enciclica “Laudato Sì” uno scritto in cui la cura dell’ambiente e della Terra, vengono messi al centro dell’attenzione e in cui viene esortata tutta la famiglia umana alla ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale.
Le prime parole dell’enciclica "Laudato Sì", fanno parte di una citazione del "Cantico delle creature" di San Francesco di Assisi in cui il santo loda Dio meditando sulla bontà del sole, del vento, della Terra, dell'acqua e delle altre forze naturali.
Le persone di fede, quindi, non dovrebbero solo rispettare la Terra, ma anche lodare e onorare Dio attraverso il loro impegno per il creato.
L'Earth Day, Giornata Mondiale della Terra, è stata celebrata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1970, un anno dopo l'incidente ad una piattaforma petrolifera al largo di Santa Barbara in California.
Il 22 aprile è l'occasione per sensibilizzare cittadini, aziende e istituzioni sull'importanza della tutela del nostro pianeta, con l'obiettivo principale di promuovere azioni concrete per contrastare il cambiamento climatico, ridurre l'inquinamento e proteggere le risorse naturali.
Il tema del 2025, "Il Nostro Potere, Il Nostro Pianeta", richiama l'urgenza di un'azione collettiva per triplicare la produzione globale di energia rinnovabile entro il 2030.
La transizione energetica è ormai una priorità: solo attraverso fonti pulite e innovative possiamo ridurre le emissioni di Co2, preservare l'equilibrio ecologico ed affrontare così gravi problematiche quali cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico, deforestazione, consumo di suolo, estinzione di specie vegetali e animali.
A livello globale la crescita delle fonti pulite prosegue a ritmi vertiginosi: l'ultimo rapporto Global Electricity Review 2025, documenta come dalle rinnovabili arrivi oggi il 32% della produzione di elettricità: il 14% dall'idroelettrico, l'8% dall'eolico, il 7% dal solare e il 3% dalle altre rinnovabili.
Il paese Italia, invece, sembra non sentire appieno tale necessità!
Da più parti leggiamo che abbiamo i prezzi dell'energia tra i più alti d'Europa.
Siamo anche il Paese europeo con la maggiore dipendenza dalle importazioni dall’estero di combustibili fossili, così come abbiamo il primato in Europa per esposizione a eventi climatici estremi e per vittime da inquinamento atmosferico.
Cosa succede in Italia? Invece di accelerare nella transizione, dato che la crescita delle rinnovabili riduce la dipendenza dall’estero, riduce le emissioni climalteranti e inquinanti, così come i prezzi dell'energia, la transizione energetica nel nostro Paese viene rallentata da normative contraddittorie, iter autorizzativi dalla lunghezza biblica, veti di tipo ideologico o semplicemente determinati dalla voglia di dimostrare un certo potere da parte di qualche ente o istituzione.
Il compito delle classi dirigenti deve essere, quindi, quello di pianificare, progettare un futuro in cui l’uso delle risorse sia sostenibile, in cui l’energia rinnovabile e le tecniche di coltivazione ecologiche diventino la norma, un futuro in cui le città, il luogo dove vive il 70% della popolazione mondiale, siano veramente "verdi", vissute da comunità che seguano uno stile di vita sostenibile e che si impegnano per il benessere presente e futuro dei loro cittadini e dell'ambiente.
Proprio per questo, proteggere non deve significare rinunciare al progresso, ma piuttosto integrarlo con una visione a lungo termine, una visione che considera l’impatto delle nostre azioni sull'ambiente e sulla qualità della vita delle future generazioni.
Occorre una presa di coscienza collettiva affinchè, anziché rinviare i problemi, vengano affrontati con determinazione e pragmatismo ricordando sempre che “non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca!"
Non me ne voglia nessuno ma credo proprio che Papa Francesco, capo della Chiesa di Roma, ma anche uomo dotato di una grande ironia, avrebbe apprezzato questo detto per la sua concretezza!"
comunicato n.170414
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