Caro Vittorio Sgarbi "il cane nero" so bene che sia una condizione terribile, pronta ad azzannarti in ogni momento, molte volte all'improvviso
Un animale feroce che riesce ad alterare la personale visione del mondo, che ha la forza di riuscire, d'un tratto, a sbiadire i colori, fino a poco prima, luminosi e chiari. Sembrera' strano, ma ti confesso che anche io, in questi ultimi tempi, spesso, senza volerlo, ne sto pagando un pesante pedaggio, scrive Peppino De Lorenzo che ha trascorso da medico l'intera vita nel reparto psichiatrico dell'Ospedale "Rummo"
Nostro servizio
E' una lettera aperta quella che Peppino De Lorenzo scrive a Vittorio Sgarbi, allo stato, ricoverato al Policlino "Agostino Gemelli" di Roma per una severa forma di depressione.
De Lorenzo, di pazienti affetti da questa patologia, nel corso della sua professione, ne ha incontrati tanti.
Oggi, rivolgendosi a Sgarbi, ricorda un incontro avuto con lui insieme al compianto Anno Majatico, quest'ultimo molto legato al noto critico d'arte.
"Carissimo Vittorio (nella foto di apertura è al Tatro Romano nel 2019 assieme a Ferdinando Creta), mi perdonerai il tu, fors'anche eccessivamente confidenziale, avendo io avuto la piacevole ventura d'incontrarti, tanti anni fa, una sola volta, insieme ad Annio Majatico (nella seconda foto in basso), sempre presente nel mio cuore, che ti era molto legato.
Il motivo di quell'incontro, non so se tu ne abbia memoria, fu polarizzato sulla eventualità di dare vita ad un novello raggrupamento di uomini liberi.
In quel tempo, Annio, che fu l'artefice del mio ingresso in politica, dopo avere ricoperto ruoli di primo piano nella vita amministrativa di Benevento, volutamente, preferì, ad un tratto, porsi nell'ombra, mentre io ero nel pieno dell'attività, quale assessore al Comune capoluogo.
Bene. Oggi, mi rivolgo a te dopo avere trascorso, da medico, l'intera vita in un reparto psichiatrico, quello dell'Ospedale "Rummo", che ho anche diretto per vent'anni.
Sono stati tanti i depressi che ho incontrato e continuo ad incontrare essendo la depressione, appunto, una patologia sociale come l'ipertensione, il diabete, l'artrosi e giù di lì.
Sono dieci milioni gli italiani che soffrono di questo disturbo, alcuni in forma cronica, altri, invece, in forma episodica.
Quello che Churcill, da illustre e conosciuto depresso quale lui fu per la vita intera, chiamava, a ragione, "il cane nero".
So bene che sia una condizione terribile, quest'ultimo pronto ad azzannarti in ogni momento, molte volte all'improvviso.
Un animale feroce che riesce ad alterare la personale visione del mondo, che ha la forza di riuscire, d'un tratto, a sbiadire i colori, fino a poco prima, luminosi e chiari.
Sembrerà strano, ma ti confesso che anche io, in questi ultimi tempi, spesso, senza volerlo, ne sto pagando un pesante pedaggio.
Non sono solo le cure ad essere opportune ed indispensabili, ma, in casi del genere, fondamentale è l'affetto dei familiari.
Tu hai vicino, in questo delicato momento, la tua compagna, unitamente a tua sorella ed gli altri congiunti (nella prima foto in basso, un giovane Sgarbi con il padre).
La prima volta che il "cane nero" mi si scagliò contro, parandosi davanti mentre mi sconvolgeva la mente, lacerandomi, nel contempo, lo spirito, fu quando, per volontà politica, fui relegato inoperoso in un corridoio.
Certamente, anche se in forma meno violenta della tua, la mia grande ricchezza è stata la famiglia meravigliosa che il destino mi ha dato.
Nel tuo caso, probabilmente, i tanti mediocri che ci circondano saranno lieti di averti, forse, eliminato.
Ti auguro, Vittorio, carissimo, di essere forte ed il mio auspicio è quello che tu possa ritornare ad essere un punto di riferimento nel dibattito culturale del Paese.
Ai tuoi detrattori ti consiglio, mi auguro che tu possa accettare il mio modesto suggerimento, di ripetere loro l'asserito di Luigi Pirandello che, testualmente, recita: "Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettetevi le mie scarpe e percorrete il cammino che ho percorso io. Vivete i miei dolori, i miei dubbi, le mie risate. Vivete gli anni che ho vissuto io e cadete là dove sono caduto io e rialzatevi come ho fatto io".
Sì, è vero, che il "cane nero" si presenti in qualche momento difficile della vita, quando si è sottoposti a stress logoranti e dinanzi a prove severe.
Così va giù la forza, diminuisce l'appetito, il sonno diventa inquieto, la mente si appanna.
Ci si sente oppresso da una forte cappa di tristezza e non si assapora ciò che prima appariva gradito, allietava la vita, sollecitando, in questo modo, il personale interesse. In quelle fasi, le notti sono piene di fantasmi e di incubi.
Ritorna, Vittorio, magari riunendo tutte le forze, agli interessi che hanno accompagnato la tua vita intera.
Quando, dopo tante vicissitudini subite per essermi posto contro il sistema imperante, che, solo a parole, i più detestano, avverto che il "cane nero" stia per avvicinarsi, mi dedico, con tutto me stesso, e più del solito, ai pazienti, cercando, nei limiti delle umane possibilità, di alleviare le loro sofferenze.
La mia medicina è quella di trascorrere con questi ultimi intere giornate dietro la scrivania cercando di convivere con i miei pensieri, i miei dubbi, le mie illusioni ancora vive.
Il che, molte volte, non è opera semplice, ma ci riesco. Gli anni corrono veloci ed i miei non sono, di certo, pochi.
La solitudine, nel contempo, non mi turba, anzi ritengo che, quando non sia disperazione, rappresenti un grande arricchimento di noi stessi.
Certo, non lo nego, vorrei un Paese diverso, un mondo diverso, un sistema sanitario diverso.
Oggi, credo ancora nelle cose perenni, nei valori intramontabili, i soli che riescono ad offire un senso profondo all'esistenza. Tutto il resto, secondo il mio credo, è fuoco fatuo, rappresenta il nulla, in definitiva, vago miraggio.
Gradirei che la politica ritorni ad essere una cosa seria od almeno un pò più seria di quella che, nostro malgrado, viviamo attualmente.
La politica, almeno quella, fortunatamente, sono stato capace di buttarla alle spalle non partecipandovi più.
Ti auguro, Vittorio, ancora una volta, di ritornare ad essere quello di sempre, con la speranza di rivederti, anche se all'appello mancherà Annio".
comunicato n.169965
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