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Benevento, 27-11-2023 21:37 ____
Al Teatro Comunale presentato il volume di Simona Lombardi su Antonio Del Donno, omaggio alla memoria di un grande artista ancora tutto da scoprire
E' stato un uomo dalla grande generosita' non sempre ricambiata, ha detto la figlia Annarita. L'evento e' stato presentato da Franco Di Mare. Jean Pierre el Kozeh ha parlato di una operazione editoriale con l'intento anche di recuperare la memoria di una citta'
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Un'opera letteraria di grande pregio, anche grafico, è stata presentata in un Teatro Comunale colmo di gente che ha voluto così rendere omaggio alla memoria di un suo grande figlio d'arte, Antonio Del Donno.
Si è trattato di "Senza limiti. Vita e opera di Antonio Del Donno" di Simona Lombardi.
Il merito è stato di Jean Pierre el Kozeh che ha da qualche anno dato vita ad una casa editrice che porta il suo nome e che ha dato alle stampe già un altro pregevole titolo, "Giardino di delizie. Del Chiostro di Santa Sofia in Benevento" di Elio Galasso.
Dopo l'interruzione dovuta al covid, eccoci alla ripresa dell'attività editoriale.
La manifestazione è stata condotta da un giornalista navigato, di lunga esperienza e dalla riconosciuta professionalità, Franco Di Mare che ha avviato il disorso su questi meriti artistici cominciando col ricordare Paolo Petti, altro sannita, scenografo ed autore del dipinto che illustra il cielo del Teatro Comunale.
Di Del Donno ha subito detto che si tratta di un artista dalla caratura mondiale che merita una collocazione nazionale.
Il primo a prendere la parola è stato Nino Lombardi, presidente della Provincia, Ente con il quale Del Donno ha sempre avuto un rapporto privilegiato.
Si è detto che fosse una persona schiva, ha detto Lombardi, ma non è così in realtà perché ha avuto la capacità di coinvolgerci nella sua considerazione artistica.
A tre anni dalla sua scomparsa, ecco che gli viene tributato il grande riconoscimento che merita.
Quando leggo che non c'è più passione per la cultura mi convinco che ci consegna il tutto una società tecnologica che in realtà si muove in antitesi con la cultura medesima.
Fortunatamente qui da noi, in questa zone interne del Paese, la cultura ha ancora un senso.
Si parla di identità, ha detto Di Mare, di quella che serve per costruire un ponte e che ci fa essere fieri dell'appartenenza e che tiene insieme i popoli migliori.
Del Donno guardava lontano pur essendo di Benevento.
Di Mare ha quindi presentato i protagonisti della serata, Generoso Bruno, storico dell'arte che è stato il curatore di questo primo volume che mette insieme le opere dell'artista.
Poi Di Mare ha detto che l'emozione per il momento, ha fatto sì che non fosse presente stasera in teatro la moglie di Del Donno. Sembravano cani e gatti, ha detto Annarita Del Donno, la figlia dell'artista, ma l'amore tra loro era sempre molto presente. Jean Pierre el Kozeh pur con papà libanese è più beneventano di noi.
E' stato anche milanese e poi romano e colloquia con me che sono napoletano, questo a dimostrazione che le identità non sono muri e sono tra loro legate da un filo.
Sul palco l'autrice dell'importante lavoro di ricerca, Simona Lombardi, storica dell'arte, Isabella Pedicini, storica dell'arte anhe lei ed Antonella Tartaglia Polcini, docente universitario ed assessore alla Cultura.
Simona Lombardi ha esordito dicendo che si è subito innamorata di questa idea perché si è trattato di un artista internazionale così come lo è stato il suo linguaggio che l'ha indotta a sostenere la tesi di laurea proprio su Del Donno.
Elio Galasso, già direttore del Museo del Sannio, ha esordito con una battuta che spesso gli ripeteva Del Donno.
Non ti togliere di torno...
Lui sceglieva le persone e quelle che ragionavano in modo normale diceva che non servivano.
Ed ecco dunque Del Donno fuori dai limiti, proprio come il titolo dato al volume, con l'affermazione che soltanto l'arte può migliorare la società.
Lo vidi dipingere la chiesa di Santa Sofia dall'esterno e gli dissi che la vera chiesa era solo all'interno, quella all'esterno era rifatta.
Allora Del Donno entrò in chiesa e la smontò completamente con i suoi disegni ed io gli dissi che lui era un vedutista complesso ma anche un artista che andava valutato come una persona che soleva comunicare con tutti.
L'arte per lui era la cosa distante dalla bellezza ma è anche quella che ti fa cambiare l'arte medesima, ha concluso Galasso.
La figlia di Del Donno, Annarita, nel suo intervento ha confermato che all'ingresso del suo studio il maestro aveva scritto vietato l'ingresso ai non credenti, nell'arte ovviamente.
Io Antonio Del Donno l'ho vissuto come figlia e l'ho ricordo sempre animato con passione e di quanto fosse stata febbrile la sua vita d'artista.
Babbo, di cui oggi ricorre il compleanno, avrebbe compuiuto 96 anni,  era anche un po' daltonico e vedendo tante foglie morte sul terrazzo disse: Quanto è bello questo verde ma in realtà le foglie erano gialle.
Il suo parlare con il mondo era sempre attraverso la sua arte.
Generoso Bruno è stato definito guardiano alle porte del libro.
E' un'opera completa con il suo file rouge che tiene insieme tutte le anime? ha chiesto Di Mare.
Il libro ha il grande pregio di fissare le regole di ingaggio con questo eccezionale artista, ha detto Bruno.
Da oggi chi riterrà di allestire una mostra delle opere di Del Donno non potrà che partire da questo volume di Simona Lombardi.
Del Donno è anch'egli colpito dall'evento drammatico della secdonda guerra mondiale che gli stronca la cugina, Tonina Ferrelli, davanti ai suoi occhi.
Gli elementi di questo personaggio si fanno leggere attraverso i filtri che Simona Lombardi ha selezionato.
Egli peraltro è controcorrente e rimane, al contrario di altri artisti, sul suo territorio.
Isabella Pedicini, storica dell'arte, sollecitata dal conduttore ad argomentare se l'artista avesse lasciato una traccia, ha detto che Del Donno ha contribuito all'educazione dello sguardo.
Egli più volte è stato bocciato all'Istituto per Geometri che frequentava ma fu la mamma che gli fece compiere un'azione pop e da qui il diploma al Liceo Artistico e poi l'Accademia delle Belle Arti che gli consente di tornare al Geometra ma stavolta nella qualità di insegnante.
Nel 1980 la città vive una stagione importante con Mimmo Paladino, Nicola De Maria della Transavanguardia i quali, insieme con Bonito Oliva, si recarono alla Biennale dove questo movimento in realtà esplose.
Se Del Donno si fosse integrato di più nel sistema dell'arte, ha concluso Pedicini, ne avrebbe tratto giovamento ed invece ne è stato ai margini avendo così il privilegio di godere di grande libertà.
A Di Mare è quindi toccato presentare Jean Pierre el Kozeh ed ha detto di lui come antropologo, musicista, operatore culturale ed editore che si è inserito in questa avventura quando il mercato del libro langue.
Questa per lui è certamente una operazione a perdere. Ed allora, chi te lo ha fatto fare?
El Kozeh ha risposto che questa operazione ha lo scopo di migliorare la società. In generale ho già ottenuto in precedenza un discretio successo imprenditoriale ed intendo quindi restituire in parte alla società ciò che ho avuto.
In particolare ho intenzione di andare al recupero della memoria.
Benevento si perde nel ricordo e vive di suggestioni, ha proseguito l'editore.
Nell'anno del 150esimo anniversario del Museo del Sannio non si sa cosa si farà.
Potrebbe essere questo un momento per recuperare anche la figura storica di Francesco Corazzini e qui El Kozeh ha ricordato che assieme ad Isernia, nel 1864, fu il fondatore di "Gazzetta di Benevento" ed ha salutato il direttore presente in sala.
Anche il Museo del Sannio lo dobbiamo a Corazzini. Ne faremo un racconto di tutto ciò? Spero di sì.
Perdiamo pezzi ma poi abbiamo la presunzione di mettere sul mercato il nostro marchio di città.
Se vogliamo "vendere" Benevento dobbiamo sapere prima noi chi siamo.
Una città santa e maledetta, con personaggi agli onori degli altari ma anche con le streghe è quella scelta da Del Donno.
A me questa opera, ha proseguito El Kozeh, mi è giunta tramite la figlia Annarita che mi ha citato Simona Lombardi che aveva scritto la sua tesi di laurea su Del Donno.
Da tesi è stata inquadrata con la collaborazione di Bruno, in questa opera letteraria.
L'editore ha ringraziato chi ha collaborato alla veste grafica ed alla stampa del libro, tutti beneventani.
Noi beneventani dobbiamo credere di più in noi stessi e questo si fa con il recupero della memoria. Speriamo di dare con questo evento un contributo al futuro, ha concluso El Kozeh.
Antonella Tartaglia Polcini ha sottolineato come il richiamo alla memoria è per un artista a lei particolarmente caro.
Questa è la storia di un uomo narrata attraverso più chiavi interpretative.
Antonio Del Donno è stato testimone di una unicità di libertà nell'arte.
Egli attraverso il fare ha insegnato.
La memoria con i fatti è anche un qualcosa di inconfutabile al contrario della storia.
Benevento è memoria solo percorrendo le sue strade. La memoria è il dna della nostra città e da essa non si prescinde per il futuro e per farne il cardine bisogna utilizzare tutte le forze.
Il patrimonio, se non genera altro patrimonio in termini di crescita, rimane fine a se stesso.
Del Donno è stato un artista innamorato della sua terra proiettandosi nell'universo mondo, ha concluso Antonella Tartaglia Polcini.
A questo punto c'è stata la testimonianza del notaio Ambrogio Romano che ha parlato del suo rapporto di conoscenza con Del Donno, rapporto nato dai suoi genitori.
L'ho conosciuto personalmente quando ho cercato di ristrutturare uno stabile antico che avevo acquistato.
Del Donno vide un largo spazio che avevamo ricavato con l'architetto Papa e mi disse che quello spazio gli sollecitava grandi suggestioni.
All'epoca egli era impegnato in una scultura che fu poi posizionata alla Rocca dei Rettori e nelle difficoltà che incontrò lo affiancai per sostenerlo.
Lui mi chiamò dopo un po' di tempo e mi diede un'opera su tre pannelli contigui in legno.
Se ti siedi guardano quest'opera, mi disse, puoi affacciarti sull'universo.
Nico De Vincentiis, secondo ed ultimo "testimone", ha esordito dicendo che aveva recuperato questa amicizia che era nata con i suoi genitori. Quando ebbi bisogno di inserire dei quadri nel mio appartamento, ha proseguito De Vincentiis, chiesi consiglio a Galasso anche per capire le quotazioni degli artisti.
Mi indirizzai su Del Donno ed alla fine gli diedi un assegno anche un po' più alto di quanto avevamo pattuito. Me lo ritrovai di buon mattino seduto sulle scale della redazione con l'intento di restituirmi l'assegno.
Dalla città egli era definito un artista strano ma era quello anche più vicino al territorio.
De Vincentiis ha anche citato "I Vangeli" tra le opere di Del Donno ospitati al Museo di New York con quei versetti impressi a fuoco che sono in realtà la sintesi dell'artista.
Tutti quelli che lo hanno incontrato sono poi diventati poeti asintomatici.
La manifestazione si è chiusa con le parole della figlia Annarita che ha parlato anche della grande generosità del padre, una generosità non ricambiata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.160756




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