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Benevento, 24-11-2023 22:44 ____
Dopo gli anta e' ancora possibile trovare la felicita'? Se lo e' chiesto Gianfelice Imparato nel terzo appuntamento di "Obiettivo T"
Un termine difficile da apprezzare, quello della felicita', in questi momenti bui. Ai giovani la raccomandazione di non affidarsi ciecamente ai social, strumenti che al contrario del nome servono solo ad isolare
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Il Mulino Pacifico ha registrato ancora un tutto esaurito che si è concretizzato con il terzo appuntamento della stagione "Obiettivo T" promossa dalla Solot Compagnia Stabile di Benevento, con il coordinamento artistico di Michelangelo Fetto e Antonio Intorcia.
Interprete d'eccezione Gianfelice Imparato (nella foto di apertura è con Alessandra D'Ambrosio mentre a destra è Michelangelo Fetto ed a sinistra Antonio Intorcia), un grande artista che deve la sua formazione al teatro che ha praticato in grandi compagnie e tra queste quella di Luca De Filippo con cui ha intrattenuto una lunghissima relazione artistica.
Poi Imparato è stato interprete di varie fiction televisive tra cui "Il giovane Montalbano" e per ultimo "I bastardi di Pizzofalcone" dove interpreta il ruolo del poliziotto in pensione ma che non fa mancare mai il suo apporto di esperienza ai suoi ex compagni di lavoro.
In scena al Mulino Pacifico con Alessandra D'Ambrosio, ha portato "La felicità", commedia per due personaggi di Eric Assous, drammaturgo e sceneggiatore francese, prodotta dalla Compagnia "I due della città del sole".
Prima che lo spettacolo avesse inizio, abbiamo parlato con Imparato proprio del termine con il quale è descritto il suo spettacolo, la felicità, termine difficile da apprezzare in questi momenti bui che stiamo vivendo.
E' vero il periodo è drammatico, ci ha risposto Imparato, ma la felicità qui è la domanda che si pone a qualcuno e cioè se la felicità c'è anche dopo gli anta, se è ancora possibile trovare un'anima gemella, una persona con cui condividere la vita.
E dunque, dopo gli anta, la felicità è ancora possibile?
L'ultima battuta dello spettacolo dice proprio che tutti pensano che sia una cosa difficile mentre alla fine la cosa è molto semplice, saremo felici, vedrai.
Questo spettacolo, ha proseguito Imparato, è il lavoro di un autore francese, Eric Assous morto tre anni fa. Quando mi proposero questo testo lo lessi ed il giorno dopo immediatamente acquistai i diritti.
Era un testo giusto in questo momento per me e per Alessandra D'Ambrosio, l'attrice che è con me sul palco.
L'abbiamo portato prima in un festival in Sicilia a maggio scorso e poi in altre repliche a Roma, a Napoli, ora a Benevento e poi sono già prenotate altre piazze in Campania.
Mi auguro di poterlo riprendere il prossimo anno.
Esso si divide in cinque quadri ed io nella regia li ho immaginati come se fossero cinque round di un match. Infatti la scena prevede anche delle corde come in una sorta di ring.
Un testo che, affrontando temi anche drammatici e delicati, riesce ad essere brillante nel suo svolgimento.
Ha lavorato moltissimo anche con Luca De Filippo, un figlio d'arte. Ritiene che il teatro possa ancora interessare i giovani, i figli, in questo momenti della vita sociale in cui certi valori sono grandemente indeboliti, abbiamo ancora chiesto ad Imparato.
Dipende da noi interessarli al teatro, ci ha risposto l'attore.
In certi teatri vengono poste in essere delle politiche corrette, mirate, che tendono ad avvicinare i giovani al teatro e funzionano.
Magari hanno anche abbinate delle scuole di teatro come alla Pergola di Firenze o al Piccolo di Milano.
Dipende da noi proporre anche testi che possano riguardare ed interessare i giovani.
Per carità, anche i classici vanno proposti, ha proseguito l'attore.
Portare Goldoni, Shakespeare o un De Filippo, ben fatto, o testi anche moderni che si avvicinano come linguaggio ai giovani, dipende da noi.
Molte volte però con la politica dei teatranti, di chi gestisce cioè le sale, si tende a puntare sul grande incasso attraverso il nome di un attore televisivo o di grande richiamo.
Lo spettacolo, anche se è di mediocre qualità, non importa basta che porti a teatro tutta la gente che guarda la televisione e che poi vuole vedere sul palcoscenico il divo di turno da vicino.
Però quello non è un pubblico fidelizzato ed infatti la quota abbonati in tutti i teatri italiani è scesa sempre di più. Le permanenze nelle piazze sono sempre più brevi. Una volta a Milano si facevano cinque settimane di spettacoli, a Torino un mese.
Ora a Milano si sta due o tre settimane al massimo. A Genova si stava due settimane oggi si sta quattro giorni.
Questa è una politica sbagliata che da anni hanno seguito i vari gestori e che ha portato poi a questo depauperamento degli affezionati al teatro.
La bellezza, il teatro, i valori siamo in grado ancora di poterli trasmettere ai nostri giovani tra i quali la violenza è sempre più presente? abbiamo infine chiesto ad Imparato.
I giovani non si sono resi conto, ci ha risposto l'artista, dovrebbero cominciare a capire che quelli che chiamano social e li fanno sentire in costante contatto con tutti, sono in realtà mezzi di isolamento.
Al di là del nome social essi sono strumenti per tenere isolato ciascuno davanti al suo tablet o al telefonino e non si rendono conto che sono sempre più soli e vittime delle informazioni che chiunque può dare.
Si tralascia di verificare la fonte delle notizie e si convincono di poter fare la rivoluzione se scrivono che il tale politico è uno stronzo.
Qui hanno 200 like e si convincono di aver fatto la loro rivoluzione mentre questo comportamente non ha inciso niente.
Una volta si facevano le assemblee nelle scuole, nelle università, partecipava agli scioperi e poi al corteo per fare delle rimostranze, pacifiche, usando il diritto civile che è quello della protesta e qualcosa si poteva modificare. Si poteva incidere sulla realtà.
Adesso con questi strumenti di isolamento che non sono affatto social, ciascuno pensa di fare chissà che ma in effetti questa condotta non incide nemmeno nella realtà di un condominio.

 

 

 

 

comunicato n.160706




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