Peppino De Lorenzo ricorda il grande oculista Rosario Zeppa ed il primo incontro che ebbe con lui all'Ospedale "Rummo"
Settimo di undici figli fu anche consigliere comunale a Palazzo Paolo V. Nella sua casa di Montefalcone di Valfortore era spesso attorniato dalla sua famiglia, la moglie, otto figli, generi, nuore e 29 nipoti
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Peppino De Lorenzo, questa settimana, a breve distanza, ritorna a parlare della famiglia Zeppa ricordando Rosario che, senza dubbio, è stata una delle figure più prestigiose, qui da noi e non solo, dell'oculistica. L'occasione offre a De Lorenzo la possibilità di ricordare il primo incontro che ebbe con lui.
"Nel soffermare, un mese fa, l'attenzione su Giuseppe Zeppa, indimenticato anestesista rianimatore dell'Ospedale Fatebenefratelli, si parlò della forza dei cromosomi incarnata nella famiglia Zeppa.
Oggi, mi è gradito soffermare l'attenzione su Rosario Zeppa (nella foto di apertura) che tutti, di sicuro, ricorderanno per essere stata una delle figure più rappresentative e prestigiose dell'oculistica ed anche, senza dubbio, il capostipite della forza dei cromosomi.
Nato anche lui a Montefalcone di Valfortore il 17 novembre 1921, dopo una vita di alto prestigio professionale, si spense a Benevento il 23 maggio 1999.
Figlio di Giuseppe Antonio e Maria Sanità Vitale, per involontario errore all'anagrafe, fu chiamato Rosario in quanto il suo vero nome doveva essere Francesco. Infatti, in famiglia, lo chiamavano Franco.
Anche lui rimase, per tutta la vita, legato a Montefalcone ove amava recarsi spesso, sia per andare al cimitero a fare visita alla tomba dei genitori, sia al Santuario della Madonna del Carmine, ma anche per trascorrere le festività natalizie e pasquali, nonchè le ferie estive.
Rosario era il settimo di undici figli.
Carmine, il primo, divenne sacerdote francescano dell'Ordine dei Frati Minori, assumendo il nome di padre Innocenzo.
A seguire: Albina, sposata ed emigrata negli Stati Uniti d'America; Antonio, insegnante di scuola elementare e, successivamente, funzionario del Provveditorato agli Studi di Benevento, padre di Renato, quest'ultimo anche lui medico (nella prima foto in basso), che, per breve tempo, fu sindaco di Montefalcone di Valfortore e morì, tragicamente, in un incidente stradale, nel corso del suo mandato; Italo, militare dell'Aeronautica; Colomba, sposata ed emigrata a Chicago; Carmelinda, visse sempre a Montefalcone e lì si sposò; Rosario, appunto; Leonardo, che divenne anche lui sacerdote come il primo fratello, francescano dell'Ordine dei Frati Minori, assumento il nome di padre Serafino (nella seconda foto in basso); Maria, insegnante.
Di questi, oggi, nessuno è vivente (nella terza foto in basso, da sinistra, padre Innocenzo, Antonio, Italo, Rosario e padre Serafino).
Rosario, sin da ragazzo, amava lo studio e, nel tempo in cui frequentava il primo liceo classico, fece il "salto", passando, direttamente, al terzo liceo, recuperando, così, un anno di scuola.
Si laureò in Medicina e Chirurgia all'Università di Napoli, specializzandosi in oculistica.
Suo maestro fu Girolamo Lo Cascio che, all'epoca, era uno dei più famosi luminari a livello non solo nazionale.
La vita professionale di Rosario Zeppa fu un continuo crescendo. Si narra, infatti, che lo stesso Lo Cascio lo invogliò, non riuscendo a convincerlo, a proseguire la carriera universitaria.
Quando qualche beneventano si recava a visita da Lo Cascio, questi era solito ripetere: "Ma che venite a fare da me? Avete Rosario Zeppa, andate da lui".
Ricordo che, iniziando la professione, al mattino, recandomi in ospedale, si poteva osservare una lunga fila di auto, lì, dalle prime ore dell'alba. Erano pazienti provenienti dalle zone più lontane, Bari, Foggia, Potenza, nell'attesa di essere visitati da Rosario Zeppa.
Uno spettacolo del genere, in futuro, non l'ho più visto nel corso della mia vita.
Rosario Zeppa ha rappresentato una vera e propria istituzione.
Nel 1960, su sollecitazione di tanti amici e paesani, si candidò divenendo sindaco di Montefalcone.
Fu nel periodo del suo mandato che furono realizzate le maggiori opere pubbliche in quel paese.
Degno di ricordo è il ponte del Rosario, avveniristico per l'epoca, che collegò la parte alta del paese con quella bassa.
Inoltre, tra le altre opere pubbliche da lui volute, si ricordano il monumento ai caduti delle guerre, il campo di calcio e la piazza dedicata agli emigranti (nella quarta foto in basso, il giorno dell'inaugurazione alla presenza dell'allora vescovo di Ariano Irpino, mons. Pasquale Venezia).
Sempre negli anni Sessanta fu eletto consigliere comunale a Benevento.
Si ritirò ben presto dall'agone politico per dedicarsi solo alla professione ed alla famiglia.
La vita di Rosario Zeppa dimostra che, malgrado tutto, il merito vinca sempre. Lui era figlio di un modesto falegname.
Incontrai la prima volta Rosario Zeppa quando, ragazzo, mia madre mi portò da lui per una severa forma di congiuntivite, frutto delle mie corse in motorino. Disturbo che, a fasi alterne, mi ha accompagnato per la vita intera.
L'incontro indimenticabile, però, che ricordo con affetto mai sopito, lo ebbi con Zeppa nell'autunno del 1979. Ero stato da poco assunto in ospedale.
Mio zio Anacleto Babuscio d'improvviso, subì un secondo distacco di retina.
Come si era verificato la prima volta, venne ricoverato nel reparto retto da Rosario Zeppa.
Considerando le precarie condizioni cardiocircolatorie del paziente e la mancanza, all'epoca, del servizio di rianimazione, prudentemente, Zeppa consigliò un ricovero a Roma nella clinica del professore Pannarale..
Lì, mio zio Anacleto uscì in coma dalla sala operatoria.
Ancora oggi, sono convinto che se l'intervento lo avesse fatto, qui da noi, Rosario Zeppa, malgrado la mancanza di apparecchiature sofisticate, l'epilogo sarebbe stato diverso.
In uno di quei giorni di ricovero al "Rummo" del mio congiunto, ripeto, tra l'altro, i primi della mia professione, una mattina, Rosario Zeppa mi invitò nel suo studio ed ebbi con lui un discorso che ricordo nitido.
Tra l'altro, mi disse: "Stai iniziando la professione in questo ospedale, ma ricordati, per tutta la vita, di onorare il nome di tuo padre, il professore Giovanni De Lorenzo, da poco scomparso prematuramente, maestro di tanti odierni professionisti".
Sì dicendo, mi abbracciò.
In questo momento, mi sia concesso ricordare gli oculisti che con Zeppa operavano, Paride Finelli, divenuto, poi, mio cognato, Giovanni Ferrannini, Franco Del Piero, Enzo Traglia, nonché Caccese che, una mattina, scomparve nel nulla facendo disperdere le sue tracce.
Nel 2012, all'Ospedale "Rummo" fu intitolata alla memoria di Rosario Zeppa la sezione dedicata agli ipovedenti (nella quinta foto in basso, il direttore generale, Nicola Boccalone e la figlia di Rosario Zeppa, Sanità, in quel tempo, primario al posto del padre).
Dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale nel reparto sanità ad El Alamain, al ritorno, nel 1950, sposò Lucia Palatella.
Anche la famiglia di Rosario Zeppa, come in precedenza per il padre, fu numerosa. Ebbe nove figli. Una femminuccia morì dopo il parto (nella sesta foto in basso, Rosario Zeppa, nella sua casa a Montefalcone, attorniato dalla moglie, 8 figli, generi, nuore e 29 nipoti).
Questi i loro nomi: Maria Sanità, già primario oculista al "Rummo"; Franca e Rita, gemelle, insegnanti; Lucio, primario oculista all'Ospedale "Moscati" di Avellino; Teresa, insegnante; Pio, ordinario di anatomia patologica all'Università di Salerno; Iris, insegnante; Chiara, dottoressa in matematica.
In definitiva, Rosario Zeppa è stato l'oculista più noto che la nostra città, nel corso del tempo, abbia avuto".
comunicato n.160274
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