Pasquale Viespoli si lancia contro l'informazione che contribuisce ad una narrazione fuori contesto deformando i fatti
Non viene espressa la condizione reale che attraversa la citta' che e' vittima di scelte di sviluppo che non sono state fatte. C'e' una sorta di bolla mediatica e non mi riferisco solo alla vicenda legata ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, commenta l'ex senatore
Nostro servizio
Pasquale Viespoli (foto) torna all'attacco e lo fa in un giorno di grande tristezza per un tifosissimo del Benevento quale è.
Tutto si poteva presumere, ci ha detto, tranne che il Benevento finisse ultimo in classifica.
Puoi anche retrocedere, ci sta, ma insomma...
Non sono stati in pochi coloro che avevano ipotizzato già mesi fa che il Benevento non avesse le possibilità di salvarsi ma credo che nessuno, neppure il peggior nemico del Benevento Calcio, avesse addirittura pronosticato una fine così ingloriosa...
Non ne parliamo poi della sconfitta di oggi.
Essa è accaduta a Cittadella, una città con ventimila abitanti...
Ma parliamo d'altro ha detto l'ex senatore ed è andato subito giù duro ed anche lui se la prende con l'informazione che viene resa in questa città.
Vedo in giro, ci ha detto Viespoli, una narrazione che prescinde dalla realtà.
E lo dico con riflessioni oggettive e non in termini polemici o contestativi, ma da semplice osservatore.
E' chiaro il ruolo che certa informazione contribuisce a questa narrazione fuori contesto che è deformante e che non esprime la condizione reale che attraversa la città vittima di scelte di sviluppo che non sono state fatte.
C'è una sorta di bolla mediatica e non mi riferisco solo alla vicenda legata ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
Leggo di modelli premianti e di quant'altro, ma a me sembra tutto inverosimile e se dovessi usare degli slogan direi che stiamo attraversando una fase, a livello locale, nella quale c'è il potere ma senza governo; la gestione ma senza una visione; la pesca delle occasioni senza la programmazione; l'ordinario senza strategie; la quantità sulla qualità.
E la vicenda di Villa dei Papi è emblematica e la racconta tutta.
Quando si legge che ad operare al suo interno, devastandola, sia stata una baby gang e quindi attribuire ad una ordinaria storia di vandalismo il degrado della Villa dei Papi, significa deformare la realtà e non dire che la responsdabilità è tutta in capo al Comune ed alla Provincia che della struttura ne sono i proprietari.
Quella è una struttura che fino a qualche anno fa, fino a prima degli attuali amministratori, aveva avuto un ruolo, una funzione e rispondeva ad una idea di città.
Essa interagiva con il capoluogo e la cultura di svilluppo e faceva crescere un dibattito e un dialogo rispetto alla sviluppo di Benevento.
Oggi il degrado è inevitabile quando non si ha una funzione.
E' possibile, mi chiedo, ha proseguito Viespoli, che con tutti questi soldi che arrivano da una parte e dell'altra, non c'è qualche euro che potesse essere destinato a riqualificare Villa dei Papi?
La verità è che quando hai l'idea di mettere nel parco della Villa le giostrine, non hai una idea di città e quindi di funzione della stessa.
Tra l'altro poi non hai la cultura della continuità amministrativa, dice Viespoli rivolgendosi evidentemente a Mastella, volutamente scegli di far decadere quel che che invece dimostra la fattività, la concretezza, di altre amministrazioni di altra epoca.
Si affossa semplicemente ciò che è stato fatto prima e buonanotte e non si valorizza.
E tra l'altro quando si parla di Villa dei Papi, si parla di una idea di città che manca perché intorno a quella struttura in altre stagioni c'era un'idea che era quella di rafforzare l'industria del sapere, far diventare la città aperta alle grandi iniziative di sviluppo e quindi connesse al turismo.
Senza andare ad immaginare chissà quali scenari futuribili, ho sempre detto che intorno a quella Villa si può costruire una sorta di centro congressuale naturale.
In quel fazzoletto di terra c'è tutto.
Ed invece si è preferito la giostrina, il taglio del nastro e dunque la banalizzazione.
E così è per tutto il resto, ha proseguito Viespoli.
Quando si dice Pnrr, quando se ne sottolinea la straordinarietà, si dice, per accompagnare compiutamente quel che si ritiene essere una occasione storica ed irripetibile, che c'è bisogno di mettere in campo una progettualità strategica e non ordinaria, quella che si fa con
la finanza ordinaria nei normali momenti storico-amministrativi.
Ma quell'evento andava vissuto come una occasione per le grandi opzione strategiche della città.
Ed invece, se andiamo a scartabellare in termini quantitativi, l'unico peso formidabile rispetto all'importo complessivo è la Diga di Campolattaro, poi ci sono le due grandi opere instrastrutturali che sono la Telese-Caianello e l'alta velocità ferroviaria della Napoli-Bari.
Tutto il resto è frantumazione della spesa e la rincorsa ad una idea vecchia che è quella di conquistare un finanziamento pur che sia.
Putroppo questa lettura estemporanea e superficiale porta a considerare che manca un dibattito pubblico.
Quando si parla di alcuni interventi di mano privata (il riferimento di Viespoli è al campo da golf ndr) che hanno un impatto notevole, prima ancora che nel merito, rispetto al disegno urbanistico della città, se prevedo una variante che vale decine e decine di ettari, mi trovo di fronte ad un grande fatto che riguarda la città e che è fuori dall'impostazione programmatica con la quale ho vinto le elezioni, dovrebbe dire Mastella.
E' un dovere, dunque, alimentare il dibattito ed il confronto e convicere dal primo all'ultimo cittadino che ci si trova di fronte ad una opzione valida fino al punto da votarla in Consiglio comunale riconoscendole il requisito dell'interesse pubblico.
Viespoli poi torna a parlare di un'altra opera pubblica "incompresa" ed abbandonata, la struttura di fronte al Duomo che Mastella apostrofa come "mamozio" e gli altri amministratori con lui.
Sono altresì stanco di sentire apostrofare un immobile ideato da grandi menti dell'architettura in modo dispregiativo.
Parliamo di interventi sulle aree nodali della cvittà.
Aprissero quello che c'è e che è stato già realizzato e lo rendessero visibile.
Questa non è un'opera qualsiasi ma ideata da due grandi progettisti di fama internazionale che hanno realizzato l'ampliamento del Museo Egizio di Torino.
Quella è grande architettura e la struttura la chiamiamo "mamozio"...
Insomma, tutti siamo legati a questa città, ma vederla così maltrattata, oggettivamente non è un bel vedere.
Lancio poi un'ultimo argomento, ha concluso Viespoli, di cui poi parleremo un'altra volta.
Ma qualcuno sa che tra qualche anno ci sarà il Giubileo?
Siamo la città dei Santi e come ci stiamo attrezzando per coglierne le opportunità?
Quel "mamozio" in tutto questo ha un ruolo. Non ne ho parlato a caso...
comunicato n.156747
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