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Benevento, 17-02-2017 16:40 ____
Circa 400 alunni degli Istituti superiori si sono confrontati con il vincitore del Premio Strega Edoardo Albinati, autore di "La scuola Cattolica"
E' un libro-mondo, una sorta di lente d'ingrandimento su quel mondo degli anni '70, su quella Roma del Quartiere Trieste e su quella scuola, il San Leone Magno, ha affermato Maria Cristina Donnarumma
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Circa 400 alunni degli istituti superiori di Benevento e provincia, questa mattina, presso l'Auditorium "Giovanni Paolo II" del Seminario Arcivescovile si sono confrontati, ponendo numerose domande, pertinenti e profonde, con il vincitore del Premio Strega 2016 Edoardo Albinati, autore del libro "La scuola Cattolica" edizioni Rizzoli.
L'incontro, che rientra nella programmazione della Società Dante Alighieri Comitato di Benevento, è stato coordinato da Maria Cristina Donnarumma, referente del Comitato per il Premio Strega.
Nella sua introduzione, Donnarumma ha affermato che: "La scuola cattolica è un libro-mondo, una sorta di lente d'ingrandimento su quel mondo degli anni '70, su quella Roma del Quartiere Trieste e su quella scuola, il San Leone Magno.
"La scuola cattolica" non è solo il titolo del libro, ma anche il denominatore comune che unisce Albinati agli autori del Delitto del Circeo, tutti studenti del San Leone Magno, la scuola privata gestita dai frati maristi, in cui la piccola borghesia romana mandava i propri pargoli per assicurare loro una certa scalata sociale e proteggerli dai pericoli del mondo.
Qui i giovani furono imprigionati in un ambiente segregato dal mondo femminile, un incubatore di  inquietudini sessuali.
E', pertanto, un romanzo-viaggio nel nostro Paese, un romanzo di formazione, un romanzo-saggio fatto di richiami diaristici e generazionali, un'autobiografia, ma soprattutto è un libro di antropologia.
Albinati macina pagine e pagine in modo consapevole, dialogando a volte con i lettori e, partendo dagli anni della scuola, fa germogliare il mondo intero, fa partire una quantità di racconti, temi, riflessioni e collegamenti impressionanti, di cui il fulcro centrale resta il Delitto del Circeo, uno dei primi, più appassionanti e feroci di cronaca nera che, ha ribadito l'autore, è uno spunto, un pretesto per fare un viaggio nel cuore della Roma bene dove sono germogliati i semi di quel male oscuro, male che nelle pagine del romanzo si cela dietro il volto di ragazzi perbene, di buona famiglia, educati alle buone maniere e alla morale cattolica e che furono suoi compagni di classe".
Donnarumma ha ribattuto che, a suo avviso, "nei nostri tempi, veloci e distratti, "La scuola cattolica" diventa una provocazione.
Albinati avrebbe potuto tagliare, raccontare in diversi volumi e invece no, ha preso un nucleo intorno al quale ragionare e da lì ha fatto scaturire non un romanzo ma un grappolo di narrazioni, che, di solito, nella storia di uno scrittore occupano la sua vita intera.
Ha scritto tutto quello che aveva da dire in un colpo solo, anche se, scusandosi con il lettore per questa sua invadenza cartacea, arriva a consigliare di saltare pagine e capitoli".
"Tre (1975-Quartiere Trieste-Istituto San Leone Magno) - ha continuato - sono le coordinate spazio-temporali e dieci sono le parti in cui è diviso questo coraggioso romanzo che non ha un vero e proprio filo logico perché vengono affrontati gli argomenti più disparati, dalle pagine più belle in cui l'autore ricorda, con affetto e nostalgia, insegnanti e compagni di scuola, soprattutto il vecchio professore d'italiano Cosmo che ha tanto influito sulla sua vocazione letteraria ed a cui dedica un'intera parte riportandone i pensieri, a considerazioni sul Fascismo sul Comunismo, agli approcci adolescenziali ai misteri del sesso, ai tentativi dello stesso Albinati di riconciliarsi con la fede.
Pertanto, "La scuola cattolica" è, al tempo stesso, un’'indagine sulla psiche di una generazione, rappresentando un unicum nel panorama letterario contemporaneo, non solo per l'immensità delle pagine (1300 circa), ma anche per la forma;  il testo, infatti, si presenta come un torrenziale flusso di coscienza auto-biografico, una sorta di confessione su cui si innestano, oltre al racconto delle vicende intime dell'autore, delle riflessioni socio-culturali sulle ragioni che condussero dei giovani di buona famiglia a trasformarsi in violenti assassini".
"Albinati - ha concluso Donnarumma - si muove tra le innumerevoli pagine del suo libro come un esploratore che avanza a fatica tra le macerie di un tempo già remoto che, però, lo ha segnato.
Alcune parti, mi hanno emozionata, altre annoiata perché troppo lunghe e dettagliate, ma sicuramente il libro è interessatissimo e scritto con un linguaggio scorrevole e ben articolato; è un romanzo colossale, non solo per le dimensioni, ma perché ricchissimo di spunti di riflessione, d'intuizioni e valutazioni di grande portata, sa irritare, spesso annoia, ma subito dopo diverte e soprattutto sorprende sempre.
Non è solo un libro, ma una vera e propria esperienza di lettura".
Lo scrittore, poi, non si è sottratto alle numerose domande degli allievi che per oltre due ore hanno colloquiato con lui, sottoponendolo ad un vero e proprio fuoco di fila, dimostrando, non solo di aver letto il libro, ma di averne anche ben metabolizzato tutte le tematiche.

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