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Benevento, 02-02-2017 11:30 ____
La sfida piu' grande e' quella di essere considerati potenziali gestori della comunicazione turistico-culturale e della conduzione di Musei o Archivi
Qui occorrono capacita' e competenze particolari, in grado di governare una crescente complessita' di scelte da attuare ed invece talvolta vince la cultura del fai da te troppo abituata ad agire senza controlli e sull'onda emotiva della cittadinanza
di Rossella Del Prete
  

Caro direttore, nel ringraziare "Gazzetta di Benevento" per lo spazio che mi concede, vorrei richiamare l'attenzione sul convegno tenutosi ieri mattina, in occasione dell'istituzione di un nucleo ufficiale del Sistema delle Orchestre e dei Cori giovanili ed infantili in Italia.
L'iniziativa, promossa da Kinetès-Arte.Cultura.Ricerca.Impresa. spin-off unisannio, che mi onoro di aver fondato insieme ad alcuni giovani laureati del nostro territorio (non sempre all'Università del Sannio, dove, purtroppo, non vi è un corso di studi specializzato in Economia e Management dell'Arte e della Cultura, ma vi è, invece, un curriculum in Economia del Turismo, forse ancora troppo poco conosciuto), s'inserisce in un più articolato ed originale progetto di riqualificazione storico-artistica di una delle sedi degli antichi orfanotrofi femminili di Benevento, l'Istituto San Filippo Neri.
Il progetto, dal titolo "Artificio Neri - Polo Urbano delle Arti Benevento", prevede una serie di azioni culturali e formative che, partendo dalla ricerca accademica, si snoda in diverse attività laboratoriali.
Prima di entrare nel dettaglio di una delle più importanti azioni di questo percorso è forse necessario chiarire il concetto di spin-off accademico e d'impresa culturale.
Obiettivo degli spin-off accademici è quello di valorizzare, sul piano economico, i risultati della ricerca e delle esperienze maturate in ambito universitario.
Nel caso di Kinetès, i risultati delle ricerche da cui si è partiti sono quelli che fanno capo ai miei percorsi professionali (oggi condivisi con molti altri professionisti del settore), agli studi storico-economici condotti sul territorio, al tentativo di rendere la "storia" una scienza applicata, in particolare all'ambito della governance del patrimonio culturale e del turismo culturale.
Tra le varie iniziative condotte negli ultimi dieci anni, i lettori ricorderanno l'evento di valorizzazione della chiesa della Santissima Annunziata, quello del patrimonio archeologico industriale, in particolare il progetto gli "Archivi del Lavoro" con cui focalizzai l'attenzione sul tabacchificio beneventano e sulla memoria del lavoro delle tabacchine, quello sul fenomeno del "baliatico" e quello forse più dirompente e certamente di attenzione "nazionale", sulla "Governance del patrimonio culturale e logiche imprenditoriali".
In diverse occasioni ho avuto modo di sostenere il valore e l'impatto economico della creazione di "vere imprese culturali" che sono cosa ben diversa dalle tante e meritevoli "associazioni culturali" che proliferano nel nostro Mezzogiorno.
Un'impresa culturale investe risorse private, umane e finanziarie, aggrega professionisti del settore, "paga le tasse" per condurre la propria attività imprenditoriale, assumendosi responsabilità giuridiche ed economiche. La sua difficoltà più grande è quella di relazionarsi con la Pubblica Amministrazione e con le Pubbliche Istituzioni Culturali che, nel nostro Paese, sono "affidatarie" di gran parte del nostro immenso patrimonio culturale materiale e immateriale, pur senza aver mai investito in competenze specifiche in materia di gestione.
La sfida più grande è dunque quella di essere considerati potenziali gestori della comunicazione turistico-culturale, della conduzione di Musei, Archivi o Biblioteche (imprese culturali pubbliche, mai gestite come tali), gestori di siti e palazzi dal valore storico-artistico, referenti per la costruzione di uno storytelling veritiero da offrire agli operatori del settore turistico.
Tutto questo, nel nostro Mezzogiorno (tranne in casi sporadici) e nella nostra città, non accade e da tempo immemorabile.
E' poi necessario vincere una certa cultura del "fai da te", troppo abituata ad agire senza controlli e sull’onda emotiva della "cittadinanza attiva" e della partecipazione all'amministrazione della cosa pubblica, che oggi troppo spesso, rischia di diventare "abusiva" e devastante proprio per la nuova complessità delle questioni coinvolte o per le più estese dimensioni di intervento (penso alla ristrutturazione di edifici storici, alla ‘mancata’ conservazione di documenti archivistici, alla ‘mancata’ gestione di teatri, musei e biblioteche, alla costruzione di itinerari turistico-culturali ed altro).
Se è vero che la totale partecipazione della popolazione al governo di un "bene comune" è sempre più necessaria, soprattutto in termini di consapevolezza e presa di coscienza del suo valore, è anche vero che, per una più efficace governance del patrimonio culturale, occorrono capacità e competenze particolari, in grado di governare una crescente complessità di scelte da attuare.
Kinetès, con il progetto Artificio Neri si propone di aggregare, sostenere, sollecitare risorse umane già impegnate nel settore della Cultura, ma anche di creare, rigenerare idee e prassi di lavoro creativo che soltanto attraverso una pianificazione strategica e concertata potranno contaminare e moltiplicare le loro possibilità progettuali.
La creazione di una rete di competenze e di risorse pubbliche e private per la promozione e la pianificazione dell’offerta culturale farà da leva, una volta messa a sistema, per uno sviluppo urbano creativo, vitale e sostenibile.
Una delle sue azioni più importanti sarà quella dell’istituzione di un Nucleo ufficiale del Sistema dei Cori e delle Orchestre giovanili italiani e proprio il convegno di ieri è stata l'occasione per descrivere Il Sistema Italia, ispirato al modello venezuelano de El Sistema, e le possibilità di crescita sociale ed economica cui predispone una simile iniziativa.
A parlarne, per la prima volta a Benevento, dopo i saluti istituzionali del sindaco, Clemente Mastella, e del rettore, Filippo de Rossi, sono stati due operatori ufficiali: il venezuelano Dubal Alfredo Rivera Cordero e la nostra Selene Pedicini.
Il primo ha portato la sua esperienza personale come "allievo" de El Sistema, in Venezuela, e poi come "professore di musica" formato su quel modello pedagogico, oggi operatore ufficiale de Il Sistema Italia.
Il folto pubblico presente in Sala, al quale, volutamente erano state aggregate alcune classi del Liceo Musicale "Guacci" e del Liceo Classico "Giannone", ha avuto modo di constatare uno dei risultati "umani e professionali" nati dalla diffusione della musica in ambienti sociali disagiati.
Il giovane professor Dubal fu avvicinato alla musica a soli 5 anni; a 16 anni era già un "mastricello", e collaborava con i maestri di diversi "nuclei" de El Sistema in Venezuela.
A 27 anni è arrivato in Italia ed è diventato uno stimato musicista e ancor più un validissimo maestro di violino e coordina uno dei nuclei più attivi de Il Sistema Italia a Roma.
Ha raccontato come, operando in contesti difficili e dando l’opportunità ai bambini d’imparare a suonare uno strumento musicale, a livello individuale e collettivo, li sensibilizzi alla collaborazione, aiutandoli ad uscire dalla situazione di disagio.
L'educazione alla musica, infatti, pone le premesse per la formazione di una comunità inclusiva, dove tutti hanno lo stesso accesso ad un’educazione musicale di alta qualità e dove barriere economiche o di disabilità non limitano lo sviluppo dell’identità personale e la partecipazione sociale.
Lo ha ribadito molto efficacemente Selene Pedicini, centrando il suo intervento sul valore della "relazione" tra individui, prima ancora che tra suoni.
Le conclusioni, affidate a Lorenzo Cinatti, sovrintendente della Fondazione Scuola di Musica di Fiesole e direttore del Sistema delle Orchestre e dei Cori giovanili ed infantili in Italia, hanno riportato l'attenzione sulla necessità dell’investimento in Cultura e ancor più sulla necessità di creare e diffondere "consapevolezza" di ciò, affinché l’Industria Culturale e Creativa del nostro Paese, che fece conoscere al mondo intero il valore della musica e del melodramma, non debba soffrire ancora per la perdita del suo "pubblico".
Cinatti, che nella sua formazione ed esperienza manageriale ha coniugato una laurea in Storia con l'organizzazione teatrale (ha diretto con successo per anni il Teatro Puccini di Firenze), ha ricordato come i 13 principali Enti Lirici del nostro Paese soffrano oggi di una crisi molto particolare, che non dipende dai finanziamenti del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) bensì dal problema epocale che caratterizza il nostro Paese: il pubblico. I teatri italiani sono sempre più vuoti, è questo il vero problema.
Lavorare con Il Sistema, avvicinando alla musica i più piccoli, così come in qualunque altro percorso di educazione all’arte rivolto ai bambini, senza alcuna distinzione, vuol dire investire nell’educazione e nella formazione del pubblico di domani.
Un investimento oggi indispensabile per salvaguardare uno dei settori produttivi più caratterizzanti il nostro Paese, quello della Creatività e della Cultura.
Laddove i Nuclei de Il Sistema funzionano davvero, i Conservatori di Musica hanno più iscritti, i Teatri sono regolarmente frequentati, le Sale da Concerto sono piene di pubblico "pagante".
Per non parlare dell’indotto economico che si costruisce intorno alle occasioni dello spettacolo dal vivo.
Risultati documentati da cifre, statistiche e ricerche sociali ed economiche.
La collaborazione tra Kinetès-Arte.Cultura.Ricerca.Impresa. con la Scuola di Musica di Fiesole è appena cominciata, ma le prospettive fanno davvero ben sperare!

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

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