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Benevento, 29-01-2017 20:04 ____
Bisogna unire intelligenza e cuore per ripensare e ridisegnare le nostra citta' e le nostre comunita'
Lo ha detto monsignor Giancarlo Perego, direttore nazionale della Fondazione Migrantes, nel raccontare la drammatica situazione di tanti minori non accompagnati giunti nel nostro Paese a bordo di barconi
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L'Arcidiocesi di Benevento e la Fondazione Migrantes della Caritas Diocesana, hanno organizzato un convegno su un tema di grande attualità: "Migranti. Minorenni vulnerabili e senza voce" che si è svolto nella sala parrocchiale del Sacro Cuore dei Padri Cappuccini.
Ad aprire i lavori per un breve saluto e per la preghiera iniziale è stato il parroco fra Giampiero Canelli.
Quindi l'introduzione è stata curata da Gabriella Debora Giorgione, giornalista.
Poi la parola è passata a monsignor Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento che, prendendo spunto da un refuso sul depliant, ha parlato della circoncisione, ma di quella del cuore.
I problemi sono così complessi che non si risolvono con soluzioni semplicistiche.
Circoncidete il vostro cuore, ha proseguito il vescovo, essendo questo un passo importante, un passo iniziale.
I ponti, peraltro anche economicamente, sono più remunerativi dei muri.
Su queste questioni bisogna ragionare con la testa e con il cuore e non con la pancia e soprattutto bisogna saper offrire delle ipotesi di soluzioni concrete.
Questa giornata di riflessione ci fa altresì prendere contezza di un problema che necessita di maggiore attenzione di quella che gli dedichiamo.
Gabriella Giorgione, nel riprendere la parola prima di passarla a monsignor Giancarlo Perego, direttore nazionale della Fondazione Migrantes per relazionare sul tema della giornata, ha ricordato che sono stati 26mila nel 2016 i minori non accompagnati giunti in Italia.
Questa non è più una emergenza, ha detto Giorgione, ma un fenomenio strutturale di cui ciascuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità.
Molto particolareggiata, approfondita e soprattutto posta al numeroso pubblico che ha affollato la sala, in maniera discorsiva molto comunicativa, la relazione di monsignor Perego che ha esordito dicendo che oramai in Italia sono 5.024.000 glii immigrati che fanno parte dei luoghi più familiari della nostra vita quotidiana.
Si tratta di famiglie, studenti, imprenditori, badanti, questo è oramai il popolo degli immigrati che sta rinnovando la nostra vita.
E' il mondo della migrazione economica, quella cui assistevamo solo fino a qualche anno fa ed il cui numero si fermò a 17mila per via delle quote imposte.
Addirittura le regioni del Nord e del Centro Italia vedono un calo di questa categoria di immigrati. Non così al Sud.
L'altro aspetto è, invece, quello del migrante che forzatamente lascia la sua terra e tranne momenti eccezionali, fino a tre anni fa erano 2.000-2.500 persone quelle che arrivavano ogni anno sui barconi.
Poi dal 2014 abbiamo avuto un grande balzo in avanti di queste cifre.
Nel 2014 ne giunsero 170mila; nel 2015 sono stati 154mila e nel 2016 siamo giunti a 181.500.
In totale mezzo milione di persone sono giunte in tre anni.
Non tutte però si sono fermate nel nostro Paese. Una su tre è rimasta in Italia.
Certo c'è stata una richiesta di ospitalità a cui non eravamo abituati e chi ha gestito il fenomeno con altri scopi ci ha poi condotti a "Mafia Capitale" ed alle intercettazioni che dicevano: "Con i migranti guadagniamo più che con lo spaccio della droga..."
Accanto a questi brutti episodi è nata però anche un'accoglienza diffusa.
Di tutti questi migranti 30mila li accoglie la Chiesa con le sue strutture.
Questa necessità di creare delle case di accoglienza, l'abbiamo vista impressa sul volto nuovo dei minori non accompagnati.
Fino al 2014 sono stati 2mila i minori non accompagnati, lo stesso numero di quelli accompagnati.
Poi c'è stata una impennata e nel 2015 siono diventati 13mila e nell'ultimo anno quasi 26mila di cui il 90% è composto da adolescenti in una età compresa tra i 15 ed i 17 anni.
Circa 7.500 di loro hanno proseguito il viaggio perché evidentemente avevano punti di riferimento in altri Paesi.
Non siamo stati in grado, ha proseguito monsignor Perego, sconfortato, nell'applicare la legge sulle Case famiglia ed in pratica altro non abbiamo fatto che ricostruire gli Orfanotrofi dove per settimane non entra un educatore o un medico. Fuori dalla struttura c'è solo una camionetta delleFdorze dell'ordine per ragioni di sicurezza, ci viene detto.
Mons. Perego ha quindi rappresentato la esperienza, sostenuta dalla Chiesa, dell'accoglienza nelle famiglie.
Ne abbiamo circa 500 che ospitano in casa un minore.
Peraltro questo porta vantaggi economici anche allo Stato a cui un minore costa 1.100 euro al mese mentre in una famiglia è possibile farcela con 300 euro.
Anche a Benevento questo concetto deve essere un elemento del futuro.
Si consideri, infatti, che sono 11 i morti rispetto a 7 nuovi nati.
Il nostro Paese sta morendo, si registrano 150mila morti in più rispetto alle nascite.
E dunque il futuro passa attraverso la storia di vita di altri e soprattutto attraverso questi minori che si sono messi in cammino per via della drammaticità dei fatti occorsi nei loro Paesi d'origine.
Sono 85 i Paesi da cui provengono e non in tutti c'è la guerra.
Molti provengono da zone disastrate ambientalmente.
Questo è il rifugiato ambientale per il quale, peraltro, non è prevista alcuna protezione internazionale.
Solo noi e la Svezia diamo loro una protezione che definiamo umanitaria.
Sulla parola accoglienza, ha detto monsignor Perego, c'è la sfida nuova cui siamo chiamati e su cui dobbiamo far rivivere la nostra città.
La presenza di questi migranti diventa una emergenza se non la si governa e se le risorse si sprecano ma non se a 4mila giovani, sui 30mila che accogliamo come Chiesa, diamo lavoro anche se talvolta per loro arrivano risposte negative di permanenza nel nostro Paese dopo tanto tempo e dopo l'avvio del lavoro.
Pensiamo poi al ruolo insostituibile delle badanti.
Se non ci fossero nelle nostre centomila famiglie, la situazione sarebbe ancora più difficile perché almeno uno del nucleo familiare dovrebbe lasciare il lavoro per assistere il congiunto non autosufficiente.
Per concluidere, ha detto monsignor Perego, occorre dare una protezione a tutti i ragazzi e questo diventa prioritario così come la loro integrazione.
Bisogna unire intelligenza e cuore per ripensare e ridisegnare le nostra città e le nostre comunità.
Dopo l'intervento del direttore nazionale della Fondazione Migrantes c'è stata la proiezione del video "Vita da Spar" preceduto da una introduzione di Gabriella Debora Giorgione.
Poi dopo alcune testimonianze e l'intervento dell'Imam del Centro Culturale "Il Dialogo" dell'Epitaffio, Mustapha Ghafir, le conclusioni sono state tratte da don Sergio Rossetti, direttore dell'Ufficio Migrantes della Diocesi di Benevento.
Al termine della manifestazione, è stata offerta una degustazione di piatti etnici.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.99096



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