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Benevento, 22-01-2017 09:42 ____
Da molti anni viviamo in un sistema economico neoliberista ma in tanti non ne sono consapevoli, scrive Piero Mancini, cittadino consapevole
Ha trasferito la ricchezza in poche mani, ha distrutto la classe media, ingrossando a dismisura la piccola borghesia, ha fatto diventare non solo il lavoro precario, con la perdita di ogni diritto, ma perfino la vita stessa. Eppure...
Redazione
  

Piero Mancini (foto), cittadino consapevole, come si definisce oggi, torna a parlarci del neoliberismo, una parola che per lui rappresenta la negatività degli ultimi decenni e che è alla base di tante nostre terribili vicissitudini economico-finanziarie e dunque sociali.
"Viviamo da anni nel neoliberismo, ma non tutti lo sanno", scrive Mancini.
"Caro direttore, soprattutto dopo la mia particolare lettura della settembrina cena in bianco, molti lettori del suo giornale mi fermano per interloquire.
Ho capito che tanti nostri concittadini non sono coscienti che, da molti anni, viviamo in un sistema economico neoliberista.
Sono rimasto incredulo: sbagliando, pensavo che tutti i beneventani lo sapessero.
Io, che sono un modesto cittadino, ne sono stato sempre consapevole, per questo era normale pensare che altri cittadini, come me o più inseriti e più colti,  lo fossero.
Un sistema economico influenza, e determina, la vita stessa di coloro che vivono in quel sistema.
Per questo è di estrema importanza essere coscienti, conoscere e capire in profondità la società, costruita e modellata dal sistema economico, in cui si vive.
Molti, invece, sanno, a vari livelli, che l’economia è, da anni, globalizzata.
Ciò è veramente curioso: sono a conoscenza di uno dei maggiori effetti prodotti dal neoliberismo, pur non conoscendolo, e non aver la consapevolezza della relazione che tra loro incorre: quando con il dito si indica la luna, non si dovrebbe guardare il dito.
Non bisogna essere psicanalisti per capire che è importante essere in piena relazione con la realtà dei tempi in cui si vive, altrimenti essendo non cosciente di essa si rischia di vivere in modo alienato, con le conseguenze comprensibili del caso.
Non fra decenni gli storici indicheranno i nostri anni come quelli del trionfo del neoliberismo.
Già oggi nella collana: Il caffè della storia, i protagonisti, edito dal gruppo editoriale Repubblica-Espresso, ciò è un fatto acquisito.
Del resto di neoliberismo si discute fin dagli Settanta. In tutto il mondo si studiano e si analizzano i suoi meccanismi e le sue regole.
Tutti gli economisti di professione ne parlano come un dato acquisito e conosciuto e in modo normale, sia che ne decantano meriti e vantaggi sia che ne evidenzino i gravi problemi e danni provocati a milioni di persone in tutto il mondo.
Nelle Università di tutto il mondo si studiano le teorie monetariste, dell'economista Milton Friedman, esposte dalla fine degli anni '60.
Negli anni Ottanta, tramite il presidente degli Usa, Reagan, il primo ministro inglese, Thathcer e il presidente cinese Teng Siao-Ping, diventano una dottrina politica.
Applicata nella produzione delle merci, nella distribuzione e nella commercializzazione, nonché nel sistema bancario e nella finanza.
Dottrina imposta, con ferrea volontà, in quelle nazioni per diffondersi, negli anni, in tutto il mondo.
Oggi è l'accettata ideologia, pensiero unico, di un capitalismo finanziario che spadroneggia in modo disumano.
Che ha trasferito la ricchezza in poche mani.
Che ha distrutto la classe media, ingrossando a dismisura la piccola borghesia.
Che ha fatto diventare non solo il lavoro precario, con la perdita di ogni diritto, ma perfino la vita stessa.
Per questo risulta incomprensibile come mai ciò non sia piena coscienza collettiva o della maggioranza dei cittadini.
E' vero che si vive comunque anche senza essere coscienti dell'esistenza del neoliberismo, ma ciò non porta alla comprensione delle attuali trasformazioni radicali da questo prodotto: la distruzione della società fondata sulla famiglia e sulla solidarietà.
Sui valori morali e sociali ereditati dalla società fondata sull'economia fordista, in favore di una società, cosiddetta liquida, basata sull'individuo e sulla competizione perenne, nemica della solidarietà umana e sociale, che produce povertà, precarietà, ansia e disperazione individuale e collettiva.
Per dare maggiore concretezza al lettore che voglia iniziare un percorso di consapevolezza e conoscenza, penso di fare cosa utile citare alcune pubblicazioni.
Breve storia del neoliberismo, David Harvey, Il Saggiatore editore; La deriva americana, Paul Krugman, La Terza editori; I padroni del mondo, Noam Chomsky, Ponte alle Grazie; Finanzcapitalismo, Luciano Gallino, Einaudi; Il colpo di stato di banche e governi. L’attacco alla democrazia in Europa, Luciano Gallino, Einaudi.
Sono autori conosciuti e tradotti in  tutto il mondo: David Harvey, antropologo e geografo, ha insegnato a Oxford e nella Johns Hopkins University; Paul Krugman, economista e saggista, ha insegnato a Yale.
Premio Nobel. Insegna nell’Università di Princeton; Noam Chomsky, linguista,  è professore emerito al Massachusetts Institute of Technology, da tutti considerato e riconosciuto come il più grande intellettuale vivente negli Stati Uniti; Luciano Gallino, scomparso alcuni mesi or sono, è stato uno dei maggiori sociologi italiani.
Conosciuto nel  mondo accademico delle Università del pianeta; professore emerito dell'Università di Torino, dove ha insegnato per trent'anni.
Socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e dell'Accademia delle Scienze di Torino.
Ha scritto decine di libri sulla globalizzazione e studiato a fondo la complessità degli effetti sociali del neoliberismo a livello mondiale.
Una considerazione finale: ho votato No al recente referendum con la consapevolezza derivante dalla lettura di questi e altri libri, mente altri perdevano tempo prezioso a studiare, ben benino, i quesiti referendari sulle sedie di plastica disposte a cerchio: quando si dice essere sconnessi con la realtà e, incoscienti presuntuosi egocentrici, continuare a parlarsi addosso!"

comunicato n.98874



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