Benevento, 21-01-2017 21:12 |
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Dopo circa 730 giorni finisce finalmente un incubo e trionfa la giustizia. Sintetizza cosi' una brutta vicenda di mobbing Antonio Feleppa
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Redazione |
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Dopo circa 730 giorni finisce finalmente un incubo e trionfa la giustizia.
Così Antonio Feleppa (foto) in una nota inviataci a commento di una dilacerante vicenda che si è appena conclusa.
"Con una recente sentenza, il Tribunale del Lavoro di Benevento - scrive Feleppa - ha, infatti, restituito nuovamente dignità ad una dipendente che da oltre 40 anni svolge con competenza e passione il suo lavoro di dipendente presso un Settore della Regione Campania.
Dall'esito dell'istruttoria è risultato, infatti, evidente: "l'illegittimità dei comportamenti e dei provvedimenti adottati dalla dirigente nei confronti della dipendente"; "un atteggiamento di accanimento e di persecuzione" con ordini finalizzati "solo ad umiliare" la dipendente; un "innegabile clima di conflittualità sistematica e persistente, in cui la dipendente è stata costretta a lavorare (per quel poco che le si consentiva di fare), pur essendo continuamente oggetto di soprusi ed angherie di vario genere".
Questo ingiustificabile comportamento non ha recato danno solo all'Ente regionale (che secondo la sentenza non è stato in grado di porre la dirigente in condizione di "non nuocere" più, pur avendo la consapevolezza della irregolarità delle sue condotte) ma per anni ha gravemente influito sull'identità personale, sulla rete dei rapporti sociali e degli affetti della dipendente.
Sia mettendo a dura prova la serenità familiare, sia incidendo sull'autostima e su quella fiducia in se stessa che fino ad allora l'aveva sempre sostenuta, perfino nei momenti più duri che la vita riserva a ciascuno di noi.
Solo chi ha vissuto da vicino, o provato sulla propria pelle questa esperienza, può capire quanto sia logorante e cosa significhi la violenza psicologica subita sul posto di lavoro.
L'alto prezzo che si paga in termini personali e familiari.
Finire nella trappola del mobbing è come cadere in una spirale senza fondo.
E' un processo subdolo che si sviluppa dapprima lentamente, con piccoli e innocui atti quotidiani, che via via diventano sempre più mirati, sempre più umilianti e minacciosi, fino a spingersi in una costante e continua emarginazione.
In Italia il fenomeno del mobbing è in aumento, chi incappa in vessazioni sul luogo di lavoro può soltanto intraprendere una causa civile e chiedere il risarcimento del danno.
In Svezia, dal 1992, il mobbing è, invece, considerato una pratica criminale e socialmente dannosa.
Tuttavia, come dicevo prima, la storia che mi ha coinvolto da vicino per fortuna è finita.
Da una parte, resta la vicenda di una donna che ha sofferto e patito ogni genere di angherie sul posto di lavoro, ma si è mostrata decisa a reagire e ad affidarsi alla magistratura per vedersi riconosciuti i propri diritti e ci è riuscita".
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