Benevento, 21-01-2017 09:03 |
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A Dubai si e' tenuta ieri la XVII edizione della Dubai Marathon e li' non poteva mancare il nostro Andrea Lanzalone che ha completato l'impresa
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Nostro servizio |
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Il nostro Andrea Lanzalone, dirigente del Comune di Benevento con funzioni di vice segretario generale, è ormai, da tempo, un "maratoneta mondiale".
A Dubai si è tenuta ieri, venerdì 20 gennaio, la XVII edizione della Dubai Marathon, in pochi anni diventata una delle 42.195 km più veloci del pianeta e una tra le più attese dell'anno.
E lui, Lanzalone, c'era.
Questa corsa è importante sia per il "Gold Label", marchio di qualità assegnato solo alle corse più importanti del mondo, sia per l'entità dei premi in palio (200.000 euro al vincitore ed 80.000 euro al secondo).
Quest'anno, gli organizzatori avevano persino previsto un bonus di 250mila dollari, offerto a colui che avrebbe migliorato il record del mondo, record che, tuttavia, a causa dell'infortunio del favorito keniano Kenenisa Bekele, non c'è stato.
Così, a vincere è stato l'etiope Tamirat Tola con un tempo di 2h04'11".
Tra i primi dieci atleti giunti al traguardo, nove erano proprio podisti etiopi ed uno era keniano.
Etiope anche la prima delle donne.
Dopo il via, dato alle 6.30, nel buio degli Emirati con 20° ed il 71% di umidità, la gara ha visto i 3.500 atleti contendersi, chilometro dopo chilometro, gli spazi del bellissimo lungomare di Dubai.
A difendere i colori della nostra città, come abbiamo detto, vi era Andrea Lanzalone, dirigente delle Attività Produttive al Comune di Benevento ed appassionato podista.
Con lui Antonio Zampetti, presidente della Asd Podisti San Giorgio del Sannio, e Federico Casiello.
Lo abbiamo sentito a telefono e ci ha detto: "Sono felice di aver concluso la mia nona maratona in 27 mesi e sono contento anche del tempo e del posizionamento, comunque lontano dai vincitori, ma nel 20% dei migliori tempi.
Correrla, poi, con i compagni della squadra in cui milito, con cui mi alleno, aggiunge un plus che rende meno gravoso il carico di lavoro di una maratona.
E' stata una corsa molto bella, in completa pianura, pur se resa più difficile già alle 9.00 del mattino dagli oltre 25° e dalla costante umidità.
Mentre a questa, all'umidità, vivendo a Benevento sono abituato, non così al caldo, soprattutto paragonato al freddo polare dei giorni scorsi registrato da noi in Italia.
Ho preparato questa maratona con grande difficoltà negli ultimi tre mesi, a causa della pioggia e del freddo, che mi ha visto spesso correre anche sotto zero gradi.
Ma la gioia che si prova quando si corre una maratona ripaga di tutti gli sforzi fatti, di ogni sacrificio. I podisti sanno che la difficoltà di una corsa è la preparazione quotidiana, da affrontare con spirito di sacrificio, ma con la gioia che praticare uno sport così antico riesce a dare.
Per me la corsa si ama perché riporta alla pienezza dell'esistere, alla vita che la maratona ben raffigura, nulla ne è escluso: la gioia, la fatica, la commozione. E anche il dolore.
Alla fine di una maratona molti corridori piangono, pur se non hanno vinto nulla perché hanno ugualmente vinto, in questa gara durissima, contro se stessi, contro le proprie debolezze, le proprie paure.
Quelle lacrime rappresentano una bellezza, un'estasi troppo grande per restare dentro un solo essere umano.
Come diceva il grande filosofo tedesco Nietzsche: "Un piede avanti l'altro, un passo alla volta, non ha importanza quante volte cadi, quello che è importante e che ti rialzi una volta in più...
Se non credi in te stesso non pensare che gli altri lo facciano per te.
Le prove a cui sopravviviamo ci rendono più forti".
Durante i 42,195 kilometri si vive una vita intera.
Ci sono tanti momenti di crisi, ma a furia di correre si comprende che essi non sono un accidente nella vita: sono la norma e l’uomo è costruito per affrontarli.
La maratona ti insegna che non occorre tentare le scorciatoie, per schivare i colpi con l'obiettivo finale di eliminare la sofferenza dalla vita.
Si può solo imparare a conviverci, con i colpi della vita, e trasformare le difficoltà in uno strumento di lotta.
Così, metro dopo metro, ha concluso Lanzalone, si ripensa a tutto quello che si vive, finché ogni cosa sparisce e si diventa leggeri, pur nella piena consapevolezza dei limiti e delle inattese risorse di cui si dispone".
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