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Benevento, 26-10-2016 20:39 ____
Piero Mancini, libero cittadino dal pensiero autonomo, interviene sul referendum ma anche sui retroscena di questa riforma
Perche' e' diventato tanto necessario e impellente riformare una Costituzione tanto giovane? Forse per consentire di perseguire meglio i propri scopi
Redazione
  

Piero Mancini (foto), libero cittadino dal pensiero autonomo, così si defiisce, interviene sulla gestione non solo propagandistica dei quesiti referendari ma anche sui retroscena, ipotizzati, di questa riforma.
"Caro direttore - scrive - ho seguito, fino ad un certo punto, con grande interesse, il dibattito cittadino intorno alla prossima scadenza referendaria.
Decine di riunioni ancora si susseguono.
In esse, gli organizzatori dei vari Comitati, per meglio legittimare le proprie posizioni, invitano sempre tecnici della materia: docenti universitari di diritto costituzionale.
Gli stessi concetti ripetuti ad oltranza e, ormai,  mandati a memoria da tutti: il combinato disposto; velocizzare l'approvazione delle leggi e contenere i costi della politica, eccetera.
Ho iniziato ad approfondire la questione proprio per vincere la noia della coazione a ripetere dei diversi comitati, che rimasticano da settimane concetti ormai banalizzati.
Tramite il suo giornale, che mi onora per l'ospitalità e che, presumo, per questo, le ha procurato non poche "incomprensioni" in svariati ambienti, per i maldipancia creati, vorrei portare un modesto contributo, manifestando un punto di vista diverso ed "originale", proprio per tentare di arricchirlo, questo dibattito.
Prima di tutto: perché è diventato tanto necessario e impellente riformare una Costituzione tanto giovane?
Quella degli Stati Uniti, che al confronto è vecchissima, perché nessuno sente la necessità di riformarla e "modernizzarla", ad esempio?
Siamo stati noi italiani a chiedere al governo questa "modernizzazione"?
Domande interessanti, a cui rispondo in modo elementare e comprensibile da tutti.
Fuori da astrusi tecnicismi, per addetti ai lavori, che parlano ad un pubblico già preparato, per fare chiarezza sulle questioni vere, concrete e reali che nessuno evidenzia.
La "modernizzazione" della Costituzione italiana non è stata chiesta dal nostro popolo, che dovrebbe essere l'unico legittimato in ciò, ma da "entità" esterne.
Fortemente interessate. Per meglio perseguire scopi propri.
Da anni ,i grandi finanzieri internazionale, espressione più compita del neoliberismo, spingono vari governi nazionali ad allinearsi alle loro esigenze.
Vi sono tanti e precisi documenti che dimostrano quanto asserito.
La banca d'affari statunitense Jp Morgan pubbblica, il 28 maggio 2013, uno dei suoi periodici Report.
In esso, sinteticamente, si affema: "I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea.
Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste.
I sitemi politici e costituzionali del sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi  deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; licenza di protestare".
Poche citazioni, ma chiarissime ed esplicative del tono e del contenuto del Report, che sono il frutto di un "dibattito" decennale che si esplica non solo al chiuso, nelle stanze dell'oligarchia dell'elite finanzaria internazionale, ma anche pubblicamente, ad esempio sul Financial Times o sul The Wool Street Jurnal.
Per chi non conosce bene la banca d'affari Jp Morgan, basta solo evidenziare che questa big corporation della finanza globale, è stata formalmente denunciata, nel 2012, dal governo federale degli Stati Uniti come respondabile della crisi scoppiata nel biennio 2007/2008 derivante dalla finanza creativa rappresentati dai mutui subprime.
Argomenti meno provinciali, oggettivamente, di quelli che sentiamo in questi giorni.
La partita, infatti, in soldoni è ben altra!
C'è chi si assume essere il terminale esecutore di grandi e potenti ingerenze politiche ed economiche di banche d'affari, agenzie di rating e della grande finanza che perseguono fini propri che contrastano fortemente con  gli interessi anche economici, non solo di libertà democratice, dei nostri concittadini.
Di noi tutti.
La stessa sovranità nazionale è fortemente in pericolo.
E' vero che la retorica della sovranità democratica che appartiene al popolo, nei fatti, non è stata mai vera, ma ora si corre il serio e grave pericolo che la sovranità non appartenga nemmeno più allo Stato.
Terreno di scorribande finanziarie che alla fine impoveriscono tutti noi.
Lo statista Renzi, invece di denunciare queste "oscure" manovre e questo gravissimo pericolo, e chiamare alla resistenza tutto il popolo, se ne può fare paladino e portavoce?
Secondo il mio modesto parere, i Comitati del No sbagliano ad invitare pure loro sempre i docenti di diritto costituzionale.
Dovrebbero, invece, invitare anche Emiliano Brancaccio, autorevole docente di Economia dell'Università del Sannio, per far conoscere e capire le ricadure e gli effetti collaterali, per il notro futuro economico, della eventuale vittoria del Sì.
Alla banca Jp Morgan interessa il potere economico e non altro: ovvero quando il dito mostra la luna il cretino guarda il dito.
Fiumi di parole senza senso, quindi inutili e tanto tempo sprecato.
Purtroppo, visto il livello, mala tempora currunt.
Ancora più insostenibile è la posizione del Sì: il vero obiettivo è oscuro anche a loro.
Non vanno oltre la visibilità ed alla vanagloria personale e, ripetendo acriticamente, a memoria, le direttive nazionali non si accorgono che esse celano, dietro uno schermo di frasi e concetti tecnici, il vero obiettivo del referendum.
Gli osservatori più attenti hanno ben compreso che Renzi è, da alcune settimane, oltremodo nervoso.
Per questo fa la voce grossa contro la Ue e la Germania.
Il motivo di tanto nervosismo è semplicissimo, anche se i grandi media italiani hanno fatto a gara a non citare, e quindi a ben nascondere, una presa di posizione del ben più autorevole Financial Times.
La bibbia della finanza internazionale, all'inzio di questo mese, ha pubblicato l'articolo: "Matteo Renzi's reforms are a costitutional bridge to nowhere", firmato da Tony Barber.
Uno degli editorialisti più autorevoli e importanti di questo giornale: uno degli opinion leader più famoso del mondo, proprio per essere portavoce degli interessi della grande finanza internazinale.
Non avendo tutto lo spazio che servirebbe per analizzare i contenuti, importantissimi, di questo fondamentale articolo, per i futuri sviluppi e ricadatute, schematicamente porto in evidenza che in esso si afferma che Renzi, fino ad allora sostenuto fortemente dal Ft, non è stato capace di fare il lavoro a cui era stato chiamato dopo i fallimenti di Berlusconi, Monti e Letta.
Che anche il referendum, prima chiesto, approvato e sostenuto da questo giornale, alla fine risulta inutile: "Matteo è l'architetto di riforme costituzionali che portano verso il nulla".
Tanto che, afferma sempre Barber, la crisi bancaria è molto pià pericolosa dalla vittoria del No.
Questa volta le campane suonano per il giovane e brillante Matteo.
Ha già perso il suo personale referendum nei confronti della finanza internazionale che, dopo averlo imposto e incoraggiato, lo ha, pubblicamente, delegittimato.
Il suo destino politico è già segnato, il capolinea è vicino!
Milioni di voti non valgono la presa di posizione di mister Barber, che ha mostrato al mondo l'imperiale pollice verso.
Come già fece per Berlusconi, Monti e Letta.
Nel sistema imperiale neoliberale, questo è il nuovo concetto di democrazia, egregio Giovanni Zarro che, inutilmente, ti affanni nella tua indefessa opera di vuota propaganda.
A che serve tutta la tua esperienza politica, accumulata in tanti anni, se poi queste cose, talmente semplici ed elementari, ti "sfuggono"?"

comunicato n.96259



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