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Benevento, 26-05-2016 22:15 ____
Mons. Andrea Mugione riceve il commiato dalla Chiesa beneventana e si toglie i sassolini dalle scarpe rivolgendosi con parole forti ai suoi sacerdoti
Non mi sono scoraggiato per le critiche spesso anonime e nascoste nutrendo la ferma speranza che anche dalla zizzania puo' nascere il grano e dal letame i fiori piu' profumati... Ha fatto cosi' strame del venticello di maldicenze e dicerie
Nostro servizio
  

Nel giorno della solennità del Corpus Domini i religiosi, le istituzioni ed i fedeli si sono accomiatati dall'arcivescovo, monsignor Andrea Mugione, in vista dell'ingresso alla guida dell'Arcidiocesi di Benevento di monsignor Felice Accrocca previsto per il prossimo 12 giugno.
La lunga liturgia, durata circa tre ore e mezza, troppo anche per un sì autorevole commiato, ha avuto inizio nel Duomo con la lettura del messaggio di saluto a monsignor Mugione da parte del delegato arcivescovile monsignor Pompilio Cristino il quale ha esordito pronunciando più volte la parola Grazie, una piccola parola detta coralmente.
Grazie al Signore che per 10 anni ha affidato il cammino della Chiesa alla guida saggia e paterna di monsignor Andrea Mugione: era il 24 giugno 2006, davanti al Santuario della Madonna delle Grazie iniziava il Ministero Episcopale con una folla festante ed oggi, 26 maggio 2016, al termine della Processione Eucaristica, sotto lo sguardo materno della Regina del Sannio, con una folla di fedeli in cammino, si conclude questo servizio.
Quando si saluta una persona cara, ha proseguito monsignor Cristino, c’è sempre una vena di nostalgia!
Eccellenza, nella lunga e gloriosa storia della nostra Chiesa il Signore ha suscitato pastori santi, ricchi di umanità e di cultura che hanno segnato il cammino di questa porzione di popolo di Dio in questa terra sannito-irpina: dal proto-vescovo Gennaro, a San Barbato, al cardinale Vincenzo Maria Orsini, agli ultimi arcivescovi che hanno accompagnato il nostro cammino nel passaggio dal secolo XX al XXI.
Da oggi il suo nome resta scritto nelle pagine di questa gloriosa storia e, soprattutto, resterà impresso nel cuore di questo popolo che le ha voluto bene.
Grazie per l'impulso ad essere accanto ai poveri e ad essere sensibile alle "periferie" esistenziali del nostro territorio: la Cittadella della Carità è un altro grande e forte messaggio che ci lascia.
Grazie per quell'indimenticabile 11 ottobre 2012 quando con decisione ha spalancato le porte di questa Cattedrale e l'ha restituita bella e luminosa alla città e alla Diocesi.
Grazie per l'impulso culturale dato con l'inaugurazione dell'ipogeo e di una parte del Museo Diocesano.
Grazie per le parole di incoraggiamento e per l'invito all'impegno della solidarietà nelle occasioni di prova che hanno colpito la Diocesi in questi anni fino all'alluvione dell'ottobre scorso.
Per esprimere questa gratitudine, con il Collegio dei Consultori, abbiamo pensato di istituire una Borsa di Studio al suo nome per sostenere gli studi di un seminarista.
A prendere la parola, dopo monsignor Cristino, è stato il prefetto di Benevento, Paola Galeone, che non ha mancato di evidenziare in esso discorso tutta la profondità della sua fede cattolica.
Il prefetto ha, tra l'altro, sottolineato la vicinanza dell'arcivescovo alle comunità locali anche in tempi particolarmente difficili.
Nei modi e nei toni è stato un autentico pastore.
E' stato bello aver fatto questo pezzo di strada insieme.
Non smetta di ricordarci nelle sue preghiere così come noi non scorderemo di ricordarla nelle nostre.
Il sindaco Fausto Pepe, nel suo intervento, ha esordito dicendo: Oggi porto il saluto di commiato della nostra comunità, della città di Benevento e lo faccio con lo stesso spirito dell'ingresso, nel 2006, allorquando io da pochi giorni ero stato eletto sindaco della città.
Sono stati dieci anni veramente difficili, con la città che ha vissuto la peggiore crisi economica dal dopoguerra ed abbiamo, dunque, avuto bisogno tutti di una relazione sociale che partisse dalla Diocesi e passasse per il Comune di Benevento forte e solidale.
In questo contesto, sono nati progetti importanti di solidarietà quali il Market Solidale fino ad arrivare alla Cittadella della Solidarietà della Caritas che, complessivamente, ci hanno portato ad assistere, anche nel dramma dell'alluvione, oltre 7mila persone della nostra città.
Numeri importanti, enormi, che fanno tremare le vene ai polsi.
Poi c'è stata la grande collaborazione nello spazio della Cultura, ha proseguito Pepe, con l'apertura dell'Ipogeo del Duomo, la riapertura della Cattedrale, il protocollo per la chiesa di Santa Sofia poi assunta dall'Unesco quale patrimonio dell'Umanità.
Io lascio con lei, ha concluso Pepe.
Abbiamo iniziato insieme un percorso ed insieme lo finiamo.
Ho molto apprezzato anche la sua vicinanza a livello personale in momenti anche non proprio belli dandomi la forza, con la sua vicinanza, la sua parola, il suo conforto e le sue visite private, di affrontare quei momenti più difficili che dovevano ancora arrivare.
A monsignor Mugione, nell'Omelia, è toccato ringraziare per le belle parole pronunciate sin lì nei suoi confronti.
Ha solo però tentato di farlo.
Ha detto, infatti, che per quanto sottolineato in precedenza, sembra che gli mancasse solo l'aureola anche se la mitria me l'hanno messa dicendomi che ci stava, anche se io non la metto mai quando predico.
Vi ringrazio a tutti di cuore...
Qui l'emozione ha tradito il vescovo che non è riuscito più a dire nessuna parola se non invitare l'Assemblea dei fedeli a proseguire recitando il Credo.
Poi monsignor Mugione è riuscito a diffondere il suo messaggio di ringraziamento, ma lo ha fatto solo al termine della celebrazione eucaristica ed è stato un messaggio forte e determinato.
In particolare, qualche sassolino dalle scarpe, anzi più d'uno ed anche di una certa importanza, il vescovo se lo è tolto facendo strame di quel venticello di malevoli dicerie che ha accompagnato una parte, soprattutto l'ultima, del suo episcopato.
Auspico che tutti vogliano bene al vescovo di oggi, Felice, come sono certo che il vescovo vi amerà, ha detto monsignor Mugione.
Accoglietelo con amore e non solo con trepidazione.
Lo dico soprattutto ai miei figli sacerdoti.
Non dimenticate mai che siete sacerdoti perché lui è vescovo, non il contrario.
Vi ho amati tutti, figli carissimi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, seminaristi e fedeli laici, ma non ho mai sognato che tutti mi riamassero.
In questo sarebbe evidente che non avrei compiuto il mio dovere di padre e di pastore.
Per questo vi ringrazio anche per le preoccupazioni, le croci, i problemi e le critiche, spesso anonime e nascoste.
Con la Grazia di Dio, la fiducia incondizionata nel Maestro, non mi sono scoraggiato, anzi, ho nutrito quella ferma speranza che anche dalla zizzania può nascere il grano e dal letame i fiori più profumati.
Ho cercato di governare suscitando condivisione, convinzioni, collaborazione, consenso e comunione; convincendo, persuadendo e non prendendo da solo le decisioni.
Ci siamo aiutati, apprezzati, qualche volta sopportati e sempre perdonati.
Ho cercato di vivere il mio ministero episcopale pazientemente, con discrezione, prudentemente, sapendo aspettare i tempi di maturazione di ognuno, cercando di mostrare il volto mite e misericordioso del padre, anche se ciò mi ha causato qualche sofferenza e qualche incomprensione.
Ora, vi prego, perdonate le mie omissioni, qualora ce ne fossero state!
Vi chiedo perdono dei miei limiti.
Dobbiamo avere consapevolezza, coscienza tra quello che siamo e quello che dobbiamo essere; tra il ministero a noi affidato e le nostre limitate attitudini.
Capacità e, a volte, incapacità tra le attese di una moltitudine e le nostre possibilità di servizio.
Questa sproporzione accompagna la vita e la missione di ogni discepolo ed esige umiltà.
Cari fratelli e sorelle, ha detto infine monsignor Mugione, è giunta per me quest’ultima tappa.
Tutte sono state importanti per l’avventura unica che è stata la vita.
Quest’ultima è, però, ancora più importante e decisiva per me: vi chiedo di ricordarmi nel Signore, di accompagnarmi con la preghiera e di affidarmi a Maria, nostra Madre, Madre della Grazia, delle grazie e della Misericordia.
Ultimata la Santa Messa, cominciata puntuale alle 18.00, alle 20.15 monsignor Mugione è uscito dalla Cattedrale ed in processione ha portato il Santissimo fino alla Basilica della Madonna delle Grazie, lì dove il suo mandato di vescovo dell'arcidiocesi era cominciato dieci anni fa.
Nella Basilica il vescovo ha anche ricevuto il saluto da parte delle autorità presenti e del clero.
A tutti loro è stato poi donato il libro "10 anni sulla Cattedra di San Gennaro", 397 pagine, opera realizzata con il contributo della Sezione Benevento Sannio dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
I passi salienti della liturgia sono stato sottolineati dal Coro della Cattedrale "Santa Cecilia", diretto da monsignor Lupo Ciaglia.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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