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Benevento, 22-04-2016 15:32 ____
Una mobilitazione e' stata organizzata da Anpi, studenti, associazioni, centri sociali, comitati, sindacati e cittadini il giorno della liberazione
Il comitato Articolouno esortato i cittadini a partecipare alle iniziative organizzate che quest'anno cadono in un momento particolarmente delicato, considerata la recente approvazione della legge di riforma costituzionale
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Una mobilitazione è stata organizzata da Anpi, studenti, associazioni, centri sociali, comitati, sindacati e cittadini il giorno della liberazione.
Il comitato Articolouno per il Referendum Costituzionale ha organizzato una conferenza stampa presso l'Aula consiliare di Palazzo Mosti.
Il Comitato ha, nello stesso tempo, esortato i cittadini a partecipare alle iniziative organizzate per la celebrazione del 25 Aprile, che quest'anno cade in un momento particolarmente delicato, considerata la recente approvazione della legge di riforma costituzionale.
Il corteo si pone nel mezzo di due referendum: quello sulle trivelle dello scorso 17 aprile e quello del prossimo ottobre sulla riforma costituzionale.
"Il 25 aprile dovrà essere un momento imporrante per una crescita consapevole e democratica della comunità", ha spiegato Antonio Conte dell'Anpi.
E' la sfida alla quale siamo chiamati, ma sono fiducioso".
E' stato stilato un documento con il quale il Comitato ha cercato d'illustrare il percorso che ci porterà al Referendum autunnale nonché una locandina dell'evento che si svolgerà lungo l'intera giornata, in mattinata con il tradizionale corteo dell'Associazione Partigiani lungo corso Garibaldi e, a seguire, in piazza Roma.
Sono stati presenti, questa mattina, anche gli esponenti dell'Uds e della Fiom Cgil.
Luciano Vecchia del sindacato ha rimarcato: "La nostra presenza sarà ancora più convinta rispetto agli anni passati In campo ci sono temi importanti per i lavoratori, come il Job Act e le riforme che stanno mettendo in discussione la nostra Costituzione".
Di seguito ecco il testo del documento.
"L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
Recita così l'articolo 1 della nostra Costituzione ed è questo principio che oggi siamo chiamati a difendere.
Siamo chiamati a difendere questa Costituzione figlia della Resistenza oggi più che mai, perché è oggi che il principio di sovranità popolare è messo in pericolo.
In autunno saremo chiamati ad un Referendum per decidere della legge di riforma costituzionale appena approvata.
Una "riforma" che decreta la la fine del bicameralismo perfetto e la riduzione delle funzioni del Senato, per cui sarà la sola Camera ad accordare o revocare la fiducia al Governo.
Il Senato non verrà più eletto a suffragio universale e diretto, la Camera dei Deputati resterà l'unico organo parlamentare eletto direttamente dai cittadini, per giunta in una posizione di netta sottomissione rispetto all'Esecutivo.
Verrà addirittura triplicato il numero di firme necessarie per la presentazione dei disegni di legge di iniziativa popolare e si ridurrà il potere degli Enti Locali.
Questa nuova Costituzione, letta insieme alla nuova legge elettorale cosiddetta Italicum, che prevede uno spropositato premio di maggioranza per il partito più votato senza una soglia minima per ottenerlo, mette in discussione la forma stessa di Repubblica democratica stabilita dall'articolo 1.
Non si tratta di difendere acriticamente un'inesistente intangibilità di una Grundnorm che prevede e regola essa stessa le possibilità di modifica.
Si tratta di prendere atto che dei due modi possibili di orientare il cambiamento, accentramento del potere o allargamento della sfera di sovranità popolare, la riforma in questione sceglie nettamente il primo.
Un disegno, effetto e non causa della crisi del costituzionalismo classico, in cui la concentrazione di potere è funzionale all'affermazione sempre più incontrastata della tecnocrazia finanziaria che si è impadronita dell'Unione Europea, e tanti danni e lacerazioni ha causato nel tessuto sociale dei Paesi più deboli e nelle vite di ciascuno di noi.
Non per caso, la più rilevante riforma costituzionale, l'introduzione del principio liberista del pareggio di bilancio nella legge fondamentale, è stata adottata con un consenso schiacciante.
Con tutto quello che dal trionfo di questa moderna tecnocrazia consegue in termini pratici, di lavoro, disoccupazione, impoverimento diffuso.
I feticci della governabilità e della rapidità, numi tutelari della primazia del Governo sul Parlamento, hanno già prodotto e continueranno a produrre mostri.
Votare No a questo  Referendum  significa quindi dire no ad una legge che, calpestando la volontà degli elettori, accentra il potere nelle mani del partito unico di governo e lo sottrae ai cittadini.
Da qui la spinta a mobilitarci per far sentire la nostra voce e puntare piuttosto a modifiche evolutive che concretizzino il principio chiave di sovranità popolare, in nome di quei principi di democrazia e partecipazione per i quali i nostri partigiani hanno lottato e versato il loro sangue.
E' doveroso portare avanti, soprattutto in questo 25 Aprile, la loro lotta mai conclusa e sempre viva per fermare questa riforma che, riportando indietro le lancette della Storia, vuole di fatto annullare l'eredità che la Resistenza ci ha lasciato.
Continuiamo a Resistere".
Presenti anche gli esponenti del Depistaggio con Costanzo Di Gioia che hanno voluto ribadire: "Confermiamo la nostra partecipazione attiva al corteo del 25 Aprile lanciato dall'Anpi ed invitiamo le associazioni, i collettivi, le realtà sociali ed i cittadini tutti a parteciparvi.
Anche quest’anno vogliamo farlo, innanzitutto, nel ricordo dei morti e dispersi nel Mediterraneo e delle decine e decine di migliaia di uomini, donne e bambini i cui legittimi sogni di una vita migliore, lontana da guerre, persecuzioni e povertà, continuano ad infrangersi sui muri spinati di Idomeni (al confine greco-macedone) e di fronte a blocchi di polizie che, per difendere anacronistiche frontiere, non esitano a sparare gas lacrimogeni e proiettili di gomma".
L'esponente della Rete No Border ha rimarcato: "L’Europa si sta sbriciolando di fronte a questo scenario.
La stessa Europa, che perpetra politiche segregazioniste e colonialiste (vedi l'Italia e l'Eni nell'Egitto del fascista Al Sisi e in Libia), pianifica nuovi interventi militari e piange ipocritamente le vittime degli attacchi di Parigi, di Bruxelles, ma non quelle di Bagdad, Damasco, Ankara.
La grave crisi di quest’ultimo decennio va di pari passo alla riorganizzazione degli assetti giuridico-istituzionali che vengono ridisegnati per intensificare il comando finanziario e la sua forza estrattiva: il Fiscal Compact ed il divieto di deficit (esteso anche a livello locale) sono la parte costitutiva della costituzione neo-liberale che si afferma in Europa come nuova costituzione finanziaria.
In Italia, la controriforma costituzionale del Pd e la sistematica aggressione ai territori, sempre più obiettivi di holding predatorie (come quelle del petrolio e delle trivelle), costituiscono il tentativo concreto di rafforzamento di questo disegno autoritario".
Per Il Centro Sociale Depistaggio sono due sono i tratti distintivi della post-democrazia: "L'esecutivizzazione degli ordinamenti costituzionali (maggiori poteri a premier e governo, centralismo del governo a scapito delle autonomie locali): Il capitalismo neo-estrattivo (per cui pochi fanno grandi profitti attraverso la privatizzazione e il depauperamento dei beni comuni).
Un grande movimento nel 2011 si è battuto contro la privatizzazione dell’acqua e, nonostante, la vittoria al referendum i governi hanno ritentato la privatizzazione in barba al voto contrario di milioni di persone.
Ecco, è contro questo, oggi, che dobbiamo resistere ed è contro questo, oggi, che siamo chiamati a diffondere contro-potere costituente, a riprenderci capacità di decisione, a elevare il valore d’uso a principio guida contro rendita e profitto dei soliti signorotti.
Resistere significa lottare contro ogni forma di razzismo e di sfruttamento dell'uomo sull'uomo, significa lottare per i beni comuni (acqua, terra, mare, patrimonio artistico-culturale-paesaggistico), per la democrazia radicale, per la partecipazione diretta di chi abita i quartieri, i rioni, alla vita politica della città.
Resistere significa lottare per i diritti di tutte e tutti contro la precarietà espansiva del JobsAct, per una istruzione libera dalle logiche di mercato, laica e pubblica, per la difesa dei territori dalla speculazione affaristica, dalla devastazione ambientale e dal saccheggio delle risorse.
Da attivisti e militanti di base, sosterremo con impegno il No alla trasformazione, in senso autoritario, della Costituzione promossa da Renzi e dal partito della nazione, perché questo progetto, unito alla nuova legge elettorale, dissolve di fatto l'identità della Repubblica, concentrando il potere sull'esecutivo, riducendo la partecipazione democratica, mettendo il bavaglio al dissenso.
In tal senso, già da qualche mese, è attivo, su tutto il territorio della provincia di Benevento, il Comitato a sostegno della campagna per il No in vista del referendum confermativo che dovrebbe tenersi ad ottobre.
Sarà una grande battaglia ed avremo la possibilità di mandare a casa questo Governo presieduto da un tizio che non è stato nemmeno eletto e non si sa bene per chi e perché è ancora comodamente seduto su quella poltrona".

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

comunicato n.90920



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