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Benevento, 20-03-2016 20:46 ____
Le Giornate Fai di Primavera colgono un altro importante traguardo: Oltre mille persone in due giorni hanno visitato il complesso San Vittorino
Gli "Apprendisti Ciceroni", allievi del "Giannone" e del "Rummo", hanno accompagnato i visitatori alla scoperta di un patrimonio storico-artistico non sempre noto indossando i panni di narratori d'eccezione
di Rossella Del Prete
  

Novecento visite straordinarie in tutta Italia, 380 città italiane coinvolte, tra cui Benevento, città d'arte e di cultura ancora tutta da scoprire.
La Delegazione Fai di Benevento, coordinata oggi da Patrizia Bonelli, ha contribuito a svelare alcuni dei tesori nascosti della città, rendendoli noti ad un circuito turistico nazionale, quello dei tanti iscritti al Fondo per l'Ambiente Italiano.
Le Giornate Fai di Primavera sono un grande evento nazionale organizzato e supportato da un esercito di volontari grazie ai quali, ogni anno, si aprono al pubblico alcuni dei luoghi più belli e suggestivi del nostro immenso patrimonio culturale, normalmente chiusi.
Un grande momento di democrazia partecipata in cui le persone che organizzano l'evento (i volontari Fai) chiedono ad altre persone di partecipare come visitatori, ma anche come protagonisti, consapevoli di essere in qualche modo responsabili del destino del proprio patrimonio storico artistico.
Si tratta di un'esperienza inclusiva, capace di coinvolgere tutti, adulti e bambini, intere famiglie e, soprattutto, gli studenti delle scuole medie e superiori che, anche a Benevento, in qualità di Apprendisti Ciceroni, hanno accompagnato i visitatori alla scoperta di alcuni dei luoghi più suggestivi e poco noti della città.
Anche quest'anno, il boom delle affluenze di visitatori di varia provenienza è stato significativo ed il risultato pone, ancora una volta, una domanda "turistico-culturale" molto forte alla città.
Quattro i siti scelti per le Giornate Fai beneventane: l'antico e monumentale Palazzo del Governo, il Campanile di Santa Sofia, la chiesa del Santissimo Salvatore e lo straordinario mondo del Monastero di San Vittorino, la vera sorpresa di questa edizione delle Giornate Fai di Primavera.
Oltre mille visitatori nei due giorni, guidati dagli studenti del Liceo Classico "Pietro Giannone" e del Liceo Scientifico "Gaetano Rummo".
I giovani Apprendisti Ciceroni, a conclusione di un percorso di formazione svolto con il supporto dei loro insegnanti, dei delegati Fai e degli esperti dei rispettivi siti (Emilio Colloca per la chiesa del Santissimo Salvatore; Rito Martignetti per il Campanile; Francesco Morante per il Palazzo della Prefettura e Pasquale Palmieri per San Vittorino), hanno accompagnato i tanti visitatori alla scoperta di un patrimonio storico-artistico non sempre noto, indossando i panni di narratori d’eccezione e raccontando ai visitatori il valore di quei luoghi e le storie che custodiscono, dimostrando come il nostro patrimonio artistico, storico e culturale possa diventare un luogo di incontro e di scambio tra le generazioni.
A proposito del Campanile di Santa Sofia, si è registrato un curioso fuori programma.
Esso non era purtroppo visitabile all'interno, ma qualche turista non si è accontentato ed ha forzato la porta salendo sino in cima e togliendosi anche il gusto di suonare le campane silenti dal 1920.
Dicevamo della vera scoperta di quest'anno: il Monastero di San Vittorino.
Un restauro, quello curato dall'architetto Pasquale Palmieri, di altissimo livello, che ha restituito alla città uno dei suoi luoghi simbolo, uno dei quattro Monasteri femminili più importanti e prestigiosi dell'enclave pontificia, fondato nel X secolo.
Inizialmente dipendente dall'Abbazia di San Vincenzo al Volturno, il cenobio femminile di San Vittorino fu definitivamente liberato da quella soggezione nel 1168, per un privilegio concesso dal papa Alessandro III all’allora badessa Fusca.
Il Monastero conservò, per tutta l'età moderna, un consistente patrimonio di terreni ed edifici ed ebbe l'onore della benedizione papale riservata alle sue badesse, donne ricchissime e potentissime che rappresentavano gli interessi delle ricche oligarchie cittadine.
Il fenomeno della monacazione delle fanciulle, quasi sempre provenienti da famiglie nobili e facoltose, che esercitavano un vero e proprio monopolio sull'accesso ai monasteri, riservando i posti in convento alle proprie figlie oppure a nobildonne forestiere, assumeva un preciso ruolo regolativo di strategie patrimoniali familiari: attraverso la monacazione delle figlie e la gestione dei loro patrimoni, le élites cittadine conservavano il loro indiscusso prestigio sociale ed il loro incontrastato potere politico-economico.
Con l'arrivo dei francesi, nel 1806, il Monastero fu soppresso.
Il suo immenso patrimonio fu poi recuperato con la restaurazione pontificia e, nel 1820, destinato alla fondazione del Reclusorio femminile di San Filippo Neri al quale passò con 25 case, 103 appezzamenti di terreno e circa 14.000 ducati.
Fino alla metà del Novecento, le Figlie della Carità continuarono a tenervi alcune scuole, con la loro definitiva partenza il complesso (ancora di proprietà dell'Ente Morale San Filippo Neri) fu abbandonato all'incuria, fino alla vendita, avvenuta poco prima dell'intervento di restauro, al Comune di Benevento.
La recente grande operazione di recupero è un nuovo felice capitolo della storia di questa prestigiosa istituzione, ma il capitolo più importante è ancora tutto da scrivere e ci preoccupa non poco: chi si occuperà di gestire un’opera monumentale di così grande importanza?
Avranno i nostri amministratori presenti e futuri la giusta "illuminazione" per capire che un simile luogo non potrà essere gestito con la stessa superficialità, disattenzione e, diciamolo pure, incompetenza con cui sono gestiti (o non gestiti) quasi tutti i siti monumentali e culturali di questa città?

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

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