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Benevento, 12-03-2016 23:38 ____
Teatro "De Simone" gremito ed ovazioni finali per la messa in scena di "Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore" di Riccardo De Luca
Lo spettacolo e' stato portato a Benevento per celebrare la Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne. E' il racconto di una delle pagine piu' intense e commoventi della nostra storia, intrisa di profonda umanita'
di Camilla Barberini
  

Un Teatro "De Simone" gremito, file al botteghino e ovazioni finali per la messa in scena di "Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore", di Riccardo De Luca.
Si tenga conto, a rafforzamento del successo di pubblico della serata, che quasi contemporaneamente, a poche centinaia di metri di distanza, andavano in scena al Teatro "Massimo", "I Modestissimi", con un Teatro parimenti strapieno ed il concerto del "Canto Beneventano" nella chiesa di Santa Sofia.
Un plauso, dunque, soprattutto ai nostri concittadini per la loro spiccata passione per il teatro e per l'arte in genere.
Detto doverosamente del contesto, diciamo che ad introdurre la serata al "De Simone" l’iperattiva e ormai nota per il suo impegno in difesa dell’arte e della cultura Rossella Del Prete, presidente di Kinetès.
Lo spettacolo, che aveva già scaldato i cuori dei napoletani in ben sette repliche, in due luoghi simbolo della Città, la Sala del Capitolo di San Domenico Maggiore, nel ventre di Napoli, e l'ancor più suggestivo Salone degli Specchi di Palazzo Serra di Cassano, oggi sede dell'Istituto di Studi Filosofici, è stato portato a Benevento per celebrare la Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne dall'Università degli Studi del Sannio, dalla Fidapa di Benevento e da Kinetès Arte Cultura Ricerca Impresa che aveva già sostenuto e sponsorizzato il debutto napoletano della pièce.
Gli attori entrano in scena dopo aver attraversato la platea, avvolgendo il pubblico in un primo caldo abbraccio, sulle dolci note dell’aria "Una furtiva lagrima", dall' "Elisir d’Amore" di Donizetti.
Sul languido canto d'amore dirompe a sorpresa il ritmo della "Marsigliese" che, se dapprima introduce il tema della rivoluzione e l'animosità giacobina, si spegne poi lentamente sotto i colpi del coro dei sanfedisti, che sembra preannunziare lo strazio che verrà: la condanna a morte che il giudice borbonico Nicola Speciale infligge alla rivoluzionaria Eleonora.
Da lì partirà il racconto di una delle pagine più intense e commoventi della nostra storia, intrisa di profonda umanità: la Rivoluzione Napoletana del 1799, la prima vera battaglia per la costruzione della Repubblica.
Eleonora de Fonseca Pimentel, la "portoghesina", è una giovane donna colta e con una spiccata vena poetica capace d'intercettare oltre ai temi d'amore, anche quelli patriottici e frequenta i salotti intellettuali liberali della Napoli di fine Settecento.
Apprezzata alla corte di Ferdinando di Borbone come poetessa, diventa la bibliotecaria di Palazzo Reale.
Ma l'animo rivoluzionario di Eleonora, la sua passione per la libertà e per la conoscenza, risentiranno dell'eco della Rivoluzione francese e degli ideali giacobini e la spingeranno ad attivarsi in nome della democrazia e dell’emancipazione del popolo.
Primo direttore della Storia, Eleonora fonda il suo giornale, "Il monitore napoletano", portavoce del nuovo governo repubblicano; dai fogli del Monitore, condurrà tutte le sue battaglie politiche, cercando di alfabetizzare quegli stessi lazzari che la monarchia spagnola aveva costretto all'ignoranza ed alla miseria.
Ma la neonata Repubblica avrà vita breve: l'esercito francese lascia Napoli in balìa dei reazionari borbonici, dei sanfedisti e dell'esercito inglese, manovrati dalla regina Carolina, in cerca di vendetta per la decapitazione, in Francia, della sorella Maria Antonietta.
E' la fine per la Repubblica e per i suoi patrioti.
E' la fine per Eleonora, che si era esposta non poco, e per i suoi amici intellettuali.
A loro Carolina e Ferdinando di Borbone riserveranno impiccagioni e decapitazioni.
Su questa intensa pagina di storia Riccardo De Luca, autore, attore e regista, ha costruito la sua narrazione teatrale, attingendo ai due romanzi biografici: "Cara Eleonora", di Maria Antonietta Maciocchi e "Il resto di niente", di Enzo Striano e rileggendo personalmente i documenti storici dell’epoca, come lo "straziante manoscritto" della separazione tra Eleonora ed il marito.
Emerge così la figura di una donna coraggiosa, battagliera, intellettuale, moglie, madre mancata, condannata a morte per aver difeso la Patria, inseguendo la libertà.
Sulla sua strada, la combattiva Lenòr, interpretata magistralmente da Annalisa Renzulli che quasi si confonde con il suo personaggio, incontra uomini e donne con i quali intesserà relazioni buone o cattive, ma pur sempre intense.
La schiera dei personaggi creati da De Luca si presenta ricca di sfumature e suggestioni: il re lazzarone Ferdinando, lo squallido marito Pasquale Tria, il cinico giudice Speciale, il poetico Pulcinella Cammarano, interpretati con perizia e fantasia dallo stesso De Luca; la feroce regina Carolina, la capera pettegola ed infine il boia, uniti dal filo rosso della cattiveria e della condanna a morte, sono i personaggi affidati a Francesca Rondinella, attrice e cantante di esperienza con una significativa prestanza scenica; il padre di Lenòr e poi il tenero ed affranto padre De Forti, che proverà a consolare gli ultimi momenti di vita della condannata a morte, sono i ruoli resi con viva drammaticità ed esperienza artistica da Gino Grossi; il sensibile e romantico Gennaro Serra, il giovane amico patriota, interpretato con grande convinzione da un impeccabile Salvatore Veneruso; l'ingenuità della fanciulla e poi la sensualità di Emma Hamilton, altra protagonista della vicenda storica, interpretate con la dovuta semplicità e l'elegante delicatezza da Lucrezia Delli Veneri, ballerina professionista, per la prima volta anche nel ruolo di attrice; infine la plebe, i lazzari, riproposti con drammatica efficacia da Marianna Barba e Dario Barbato, entrambi molto convincenti, con il loro carico di napoletanità.
Su tutti domina un'intensa ed appassionata Annalisa Renzulli, l'Eleonora voluta da Riccardo De Luca che, superata la verità storica teatralizzata, rivive, dopo l'onta dell'impiccagione, nell'invenzione scenica che idealizza la rivoluzione del '99.
Può essere quella una strada politica alternativa che dica che "lo munno po' girà alla mano smerza"?
La finezza gestuale della Renzulli, insieme alle sfumature tonali con cui pronuncia il suo monologo finale, sapientemente costruito da De Luca, sembrano lasciare al pubblico, che ha seguito rapito e commosso l'intera vicenda, uno spiraglio di luce e di speranza (le foto dello spettacolo sono di Mariarosaria Ingino per "Gazzetta di Benevento").

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.89731



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