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Benevento, 03-02-2016 19:10 ____
Ho incontrato Alberto la prima volta su di un treno che conduceva me, giovane studente universitario, alla Federico II di Napoli e lui al Tribunale
Giovanni Tartaglia Polcini, oggi magistrato, ricorda cosi' l'avvocato Simeone, un parlamentare, ma anche un gentiluomo che ha influito sulla formazione di una cultura garantista e liberale
Nostro servizio
  

Un ricordo di Alberto Simeone, di cui proprio oggi si sono tenuti i funerali come scriviamo in altra parte del giornale, ci è giunto da Giovanni Tartaglia Polcini, magistrato.
"Ho appreso da "Gazzetta" (da lontano, dove mi trovo) della improvvisa scomparsa - scrive - dell'amico avvocato Alberto Simeone e sento il dovere di scrivere queste poche parole per testimoniare i sentimenti di profonda tristezza e di grave perdita che mi assalgono.
Avevo incontrato Alberto (così voleva da sempre che lo chiamassi in confidenza, nonostante la differenza di età) la prima volta su di un treno (quello della Valle Caudina) che conduceva me, giovane studente universitario, alla Federico II di Napoli e lui, già affermato avvocato, alla Corte di Appello, dove difendeva soprattutto innanzi alla Corte di Assise.
Proprio durante uno di quei viaggi, maturò l'idea di scendere in campo e partecipare alla campagna elettorale per il Parlamento nazionale.
Fu, non a caso, un grande successo.
Alberto è stato deputato della Repubblica italiana per due legislature.
L'ho incontrato spesso a Roma, durante i miei viaggi di studio e di lavoro, dove tutti, nel centro storico, avevano imparato a conoscerlo e rispettarlo.
Era, difatti, innanzitutto un gentiluomo.
I suoi discorsi parlamentari, la sua attenzione al settore delle relazioni giuridiche e giudiziarie internazionali, con specifico riferimento al mondo arabo, le sue leggi (sì, le sue leggi, scritte da lui ed adottate dal legislatore) hanno rappresentato un motore di sviluppo per la politica giudiziaria del nostro Paese.
Fine e colto penalista, grandissimo oratore, energico combattente di aula, penna di rara arguzia, faceva dei buoni e rispettosi rapporti con la Curia il motivo fondante delle sue relazioni, assumendo, non di rado, toni polemici e prese di distanza anche all’interno della stessa avvocatura, con la schiettezza che gli apparteneva.
Egli ha formato numerosissimi avvocati ed anche magistrati.
Ha influito sulla formazione di una cultura garantista e liberale.
Sempre attento ai diritti umani, soprattutto dei detenuti, era un avvocato dinamico, di spessore nazionale, impegnato, spesso, in diverse città nella stessa settimana.
Di recente, avevamo presentato insieme il libro di un comune amico sul mondo carcerario, presso l'Università degli Studi del Sannio.
In quella occasione, Alberto aveva ricordato i suoi successi parlamentari e la legge di riforma dell’ordinamento penitenziario che porta il suo nome.
Grande ed affettuoso amico, compagno di conversazioni e scambi di idee, ormai lontano dalla politica attiva per scelta, Alberto lascia un vuoto incolmabile in chi lo ha conosciuto, ammirato e rispettato.
Lo avevo incontrato l'ultima volta lo scorso 31 dicembre, nella nostra piazza Santa Maria, per un tradizionale augurio tra amici: abbiamo parlato a lungo della situazione del nostro Paese, delle lotte civili, dei diritti, del nostro meridione e delle nostre famiglie.
Le sue ultime parole risuonano nel mio ricordo, quasi come un "testamento morale e spirituale".
Abbiamo indugiato sul pensiero debole e sullo sguardo corto che troppo spesso caratterizza le azioni dell'uomo, della provincia italiana, e delle sue grandissime risorse umane e culturali, del futuro del nostro Paese, scherzando anche su un suo ritorno alla politica attiva.
Oggi, purtroppo, Alberto non è più, ma oso dire, per quanto mi riguarda che le sue idee di libertà e giustizia vivranno ancora nelle azioni di molti altri uomini ed il suo sorriso rimarrà scolpito nella nostra memoria, per sempre".

comunicato n.88578



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