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Benevento, 03-07-2015 10:32 ____
Una notizia bella quella dell'assoluzione di tutti gli indagati nella vicenda del presepio di Dalisi ma chi li ripaga di quelle prime pagine...?
Qualcosa non sta funzionando. Il numero dei processi in cui le accuse, talvolta gravissime, sono state, poi, sgretolate e veramente enorme dice Peppino De Lorenzo
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Giuseppe De Lorenzo (foto) commenta, non senza una viva preoccupazione, l'esito della sentenza che ha assolto tutti gli indagati nella vicenda del presepio di Dalisi.
Intanto questi professionisti sono statri sbattuti in prima pagina...
Qualcosa va rivista, sostiene De Lorenzo.
"Caro direttore - scrive - mi perdonerà se approfitto, fors'anche troppo, della sua ospitalità, ma sono convinto che l'amore per la verità che da sempre abbiamo ricercato, sin dai tempi in cui, da giovani timidi ed inesperti, muovavamo i primi passi nel giornalismo, giustificherà il mio ardire.
Ho appreso da "Gazzetta", mi creda con immenso piacere, che v'è stata la sentenza di non luogo a procedere per gli amministratori comunali coinvolti nella spiacevole vicenda del presepe di Dalisi.
E' una notizia bella, veramente bella perché, alcuno che abbia un briciolo di umanità, non potrà mai godere delle disavventure altrui.
A ciò si aggiunga che con molti dei soggetti coinvolti ho trascorso i migliori anni della mia maturità intellettuale ed è rimasto con loro, tranne che con il Sindaco, un rapporto di affettuosa amicizia.
Quindi, la notizia mi ha fatto trascorrere una lieta giornata.
Una osservazione, però, viene lecita e spontanea.
Una domanda, segnatamente oggi, sorge prepotente.
In questi ultimi mesi, stiamo assistendo, qui da noi, ad assoluzioni e chiusura di provvedimenti in istruttoria.
Il che, ed è naturale che sia così, fa parte del gioco.
Però, prima di giungere a tali conclusioni, per mesi e mesi, siamo stati edotti da notizie a raffica che hanno preso pagine intere di giornali.
Nomi di professionisti stimati sbattuti sulle prime pagine e, talvolta, il tutto associato a conferenze stampa da parte degli organi inquirenti.
Non sono mancati casi di arresti con elicotteri che hanno sorvolato il cielo della città per una mattina intera.
Poi, talvolta in istruttoria oppure al massimo al primo grado di giudizio, ogni accusa sciolta come neve al sole.
Il che appare, molto grave e dimostra, senza tema di smentite, che qualcosa non sta funzionando nel difficile e contestato pianeta giustizia. Dopo un periodo in cui sembrava che ci si fosse avviati ad un tanto auspicato rinnovamento, sembra essere precipitati ai tempi remoti che speravamo di aver dimenticato.
Un vecchio adagio, come ella sa, recita che è meglio un colpevole libero che una persona innocente in galera.
Un individuo, sia professionista oppure umile operaio, non può essere dato in pasto al popolo senza che prima non si sia certi della sua colpevolezza.
Siamo in un vicolo cieco e, malgrado se con la coscienza a posto, viviamo tutti, alcuno escluso, nella tema che, qualora si avverta il movimento dell'ascensore od alla suonata del citofono di buon mattino, ci si possa imbattere in una pattuglia di militi che sono venuti a prelevarci.
Poi, si vedrà se a ragione od a torto.
Intanto, andiamo in pasto al popolo.
Qualcosa va fatto e non si può sperare che si possa continuare su questa strada come se nulla stia succedendo. Il numero dei processi in cui le accuse, talvolta gravissime, sono state, poi, sgretolate e veramente enorme e, quindi, c'è la necessità di un verifica.
Non rinviabile ed opportuna.
Poi, mentre succede tutto questo, c'è anche qualcosa che talvolta dorme in qualche cassetto o un fascicolo divenuto ricettacolo di polvere su qualche scaffale.
Su questo mi impegno, per un episodio ospedaliero ben preciso, ad interessare personalmente il ministro della Giustizia.
Del resto, se io non avessi trovato la Procura della Repubblica di Napoli, anni fa, sarei stato licenziato senza ragione.
Mi fermo qui.
Il discorso è lungo, veramente lungo. Ma ciò che è più grave, dolorosissimo".

comunicato n.82418



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