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Benevento, 29-01-2023 09:31 ____
Organizzata da medici e personale sanitario, al President hotel, si tenne una pubblica, affollatissima, assemblea a mio sostegno
I vertici aziendali del "Rummo", contestando le mie prese di posizione, stabilirono, per zittirmi, di trasferire la struttura psichiatrica di allora in altra sede, lontano da Benevento. Ad un tratto in sala entro' il procuratore della Repubblica Daniele Cusani. Era lo Stato che manifestava la sua vicinanza ad un giovane medico schieratosi a difesa di una sanita' migliore, ricorda Peppino De Lorenzo
Nostro servizio
  

In queste ultime settimane, Peppino De Lorenzo, invogliato da circostanze che, senza volerlo, si sono succedute, l'una di seguito all'altra, pone in evidenza esperienze personali avute con alcuni magistrati.
Esperienze che, nel momento difficile che si attraversa, infondono un briciolo di speranza.
Dopo Francesco Curcio, già pubblico ministero a Napoli ed oggi procuratore della Repubblica a Potenza, a Maurizio De Lucia, procuratore della Repubblica a Palermo, questa domenica, ricorda Daniele Cusani, procuratore della Repubblica a Benevento, spentosi qualche giorno fa.
"Fedele alla mia incarnata libertà di pensiero, in reiterate occasioni, sicuro interprete del giudizio popolare, decisamente negativo, non ho mancato di porre in evidenza i tanti mali che, oggi più di ieri, affliggono il pianeta giustizia.
Quello dei magistrati è un mondo particolare.
Al confronto, tutti gli altri professionisti, senza alcuna differenza, medici, avvocati, ingegneri e giù di lì, appaiono ben poca cosa.
Condivisibile è quanto, già in tempi lontani, affermava Andrea Camilleri.
Questi, infatti, era solito ripetere: "Quella dei magistrati è un'aria conventuale, avvolti come sono da quel tanfo di sagrestia che, terribilmente, sembra separarli dalla vita".
Epperò delle differenze ci sono.
Differenze che rappresentano un raggio di sole che emerge dal buio sempre più fitto che ci circonda.
In queste settimane, per una involontaria coincidenza, ho ricordato circostanze personali vissute con Francesco Curcio, già pubblico ministero a Napoli ed, oggi, procuratore della Repubblica a Potenza, e, poi, Maurizio De Lucia, procuratore della Repubblica a Palermo.
La nostra città, nel corso del tempo, ha avuto magistrati che, alla preparazione professionale, associavano una carica di profonda umanità.
Tra i procuratori della Repubblica, è il caso di ricordare don Ambrogio Romano e don Giovanni Filippella.
Qualche giorno fa, quasi centenario, si è spento Daniele Cusani (nella foto è alla conferenza stampa, quella del 5 febbraio del 1993, che segnò anche l'incedere della vita amministrativa della nostra città per gli arresti eccellenti che provocò l'inchiesta Lodigiani. Alla conferenza stampa, assieme a Cusani, non tutti visibili nella foto, anche il tenente colonnello dei Carabinieri, Milillo ed il maggiore Squeo, il maggiore Liberati della Guardia di Finanza con il capitano De Fila, il dirigente della divisione Anticrimine della Questura, Fargnoli e quello della Mobile, Sorrentino).
Anche di lui serbo il ricordo di una singolare esperienza personale che, oggi, nel momento della dipartita, inchinandomi commosso dinanzi alla sua memoria, ritengo doveroso rinverdire.
Non è affatto mia intenzione soffermarmi sulle tappe della sua quarantennale presenza nella magistratura. Sarei solo ripetitivo.
E', invece, di un vissuto diretto, appunto, che intendo parlare, invitando i giovani magistrati, che avranno la ventura di leggermi, ad imitarlo.
Tanti anni fa, ero da poco entrato nell'agone politico, credendoci con tutto me stesso, mi incamminai in una solitaria lotta per denunciare le storture della sanità.
I vertici aziendali del "Rummo", contestando le mie prese di posizione, stabilirono, per zittirmi, di trasferire la struttura psichiatrica di allora in altra sede, lontano da Benevento.
Organizzata da medici e personale sanitario, al President hotel, si tenne una pubblica assemblea a mio sostegno.
La sala era gremita fino all'inverosimile.
D'improvviso, vidi entrare, da solo, al pari di un comune cittadino, Daniele Cusani, in quel tempo, procuratore della Repubblica di Benevento.
Prese posto tra la gente, in pieno anonimato.
Una scena, quest'ultima, che è rimasta sempre viva e presente in me.
Era lo Stato che manifestava la sua vicinanza ad un giovane medico schieratosi a difesa di una sanità migliore.
Quella presenza, d'improvviso, mi infuse una forza incredibile ed, in ultimo, vinsi una delle prime battaglie.
Il tentativo del trasferimento del reparto cadde nel nulla. I vertici del "Rummo" chiusero il discorso evitando carte bollate e giù di lì.
Non so, in tutta onestà, se, oggi, in un mondo che si è trasformato in pochi anni, si abbia la volontà di un gesto del genere.
Grazie, procuratore Cusani. Lei è stato un modello di rappresentante della giustizia che tutti auspichiamo, ma, poi, non troviamo più".

comunicato n.154803



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