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Benevento, 02-07-2022 11:23 ____
Di fronte all'individualismo si faccia corpo riannodando i legami sciolti. Muore una persona sul nostro pianerottolo e nemmeno ce ne accorgiamo
Il virus del Covid ha peraltro aumentato le distanze anzi, ci ha addirittura inculcato il concetto che nella distanza ci sia la salvezza. Tutto questo e' molto pericoloso ha detto mons. Accrocca alla celebrazione della festivita' della Madonna delle Grazie. Il sindaco Mastella ha acceso il cero votivo simbolo della citta' devota alla sua patrona
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In una Basilica prevedibilmente, come è stato, affollata, anche con non poche persone senza mascherina, un azzardo da evitare, al di là degli obblighi, se non lo si è ancora capito, si è svolta la celebrazione eucaristica in onore della Madonna delle Grazie.
A prendere la parola, è stato per primo padre Antonio Tremigliozzi, ministro provinciale dei Frati Minori delle province Sannio-Irpinia, il quale ha letto un passo della preghiera recitata alla presenza del ministro generale, fra Massimo Fusarelli, giunto alla Basilica della Madonna delle Grazie lo scorso 2 aprile, in apertura dell'anno delle celebrazioni del trecentesimo anniversario dall'incoronazione della Madonna la cui ricorrenza cadrà il prossimo anno.
A questo appuntamento, ha detto padre Antonio, vogliamo prepararci con grande attenzione.
La festa del 2 luglio di quest'anno si sta tenendo con una certa normalità e ci sarà anche il rinnovo dell'accensione del cero votivo da parte del sindaco come atto di affidamento di una intera città alla sua santa protettrice.
Più lunga del solito l'omelia dell'arcivescovo monsignor Felice Accrocca, ma nulla di insopportabile, che ha esordito invitando tutti ad aprire il cuore a Gesù che è misericordia.
Commentando il Vangelo, monsignor Accrocca ha parlato delle zonne di Cana, un piccolo borgo in Galilea, dove la festa degli sposi rischiava di guastarsi perché, vuoi per una disattenzione, vuoi per la stima sbagliata nel consumo, ad un certo punto di essa venne a mancare il vino.
Era questo, ed è, un elemento non di contorno, ha proseguito monsignor Accrocca, ma sostanziale. Senza di esso nessuno più sorride ed allora che festa è se tutti hanno i musi lunghi e le parole che si spendono cominciano ad essere misurate?
Questo è un episodio, ha detto ancora l'arcivescovo, che è in  pratica un piccolo frammento di vita ma che diventa specchio della nostra società dove tutto appare essere controllato e dove il sorriso va spegnendosi e la incomunicabilità si diffonde.
Ai nostri giorni tantissime sono le persone sempre connesse con i propri cellulari ma in realtà esse sono stabilmente sconnesse.
Siamo al tempo in cui sullo stesso nostro pianerottolo una persona può morire senza che nessuno di noi se ne accorga.
Non comunichiamo più con nessuno anche perché oramai tutto ci arriva in casa ed allora perché muoversi?
Attenzione però perché questo sistema ci spinge a chiuderci in noi stessi.
Il virus del covid ha peraltro aumentato le distanze anzi, ci ha addirittura inculcato il concetto che nella distanza ci sia la salvezza. Tutto questo è molto pericoloso.
Siamo tornati a Cana, in quel villaggio sperduto, che rimase senza vino per la festa di nozze, un evento che così andava spegnendosi.
Anche in noi il sorriso, quello spontaneo, sembra spegnersi anche perché essendo stati abituati ad avere tutto, oggi l'idea della privazione ci fa tremare la terra sotto i piedi.
Ed allora cosa fare per tornare alla festa?
Qui Gesù, assieme a sua mamma la Vergine Maria, non ci sono fisicamente vicini ma abbiamo la loro parola che ci illumina.
Poi l'arcivescovo ha citato un santo a lui caro, sant'Ignazio di Antiochia, il quale disse: Studiatevi di fare corpo.
Un coro, ha proseguito il vescovo, non può avere solo solisti. Devono essere tutti attenti ed attaccare al momento giusto. Non si può essere distonanti.
Un invito provvidenziale, dunque, quello di Sant'Ignazio per questa nostra società, studiatevi di fare corpo.
Di fronte all'individualismo crescente, si faccia corpo riannodando i legami che sono stati sciolti.
Monsignor Accrocca, come spesso ama fare, ha quindi ricordato un periodo della sua infanzia.
Una volta si cucinava con le bombole del gas ed il tempo della loro durata spesso si calcolava malamente. Si cercava di alzarle, scuoterle per capire quanto gas c'era ancora all'interno.
Basterà quello che c'è per cuocere la pasta? Basterà, si diceva.
Ma ecco che dopo aver buttato la pasta nell'acqua bollente, il gas finiva e così si portava la pentola dal vicino di casa dove l'acqua continuava a bollire e la pasta a cuocere fino alla completa cottura.
Chi avrebbe oggi il coraggio di fare ciò?
La verità è che si stanno perdendo le relazioni, i legami e per questo siamo tutti più tristi.
Finanche i bambini, che hanno tutto, si stufano dopo pochissimi giorni o addirittura ore del giocattolo che è stato loro regalato.
Siamo in un momento di grande deboleza per l'umanità, è andato a concludere l'arcivescovo, perché siamo più soli e solo facendo coro, possiamo tornare alla gioia della festa.
La Vergine ci aiuti ad uscire dalla solitudine ed a fare della nostrra vita qualcosa di bello e di grande.
I nostri ragazzi non hanno più modelli credibili e la crisi non è loro, ma è nostra.
A questo punto della cerimonia il sindaco Mastella, accompagnato dal comandante della Polizia Municipale, Fioravante Bosco, si è avvicinato all'altare dove ha ricevuto dall'arcivescovo la fiamma con cui ha acceso il cero che proseguirà per un intero anno a dare Luce alla Basilica della santa protettrice di Benevento e del Sannio.
La parola è quindi passata a Mastella il quale ha descritto questo atto di devozione, rappresentato dal dono del cero, come una dimostrazione di partecipazione filiale.
Il sindaco, infatti, è in stretta collaborazione con la sua comunità e continua, nel corso dei decenni, questo gesto nei confronti della Madonna delle Grazie.
La vergine Maria, come mediatrice, è protagonista della salvezza degli uomini ed esprime la sua dolcezza e la sua mitezza che è come quella delle nostre madri.
Si tratta di una straordinaria influencer.
Un piccolo germe, ha proseguito Mastella, è riuscito a devastare l'umanità che vive uno spossamento generale. Torniamo alla solitudine e non siamo più in grado di incoraggiare un rapporto con gli altri. E non è questa una forma di Galateo, quella che si chiede, non il galateo del beneventano mons. Giovanni Della Casa.
Ed allora, ha concluso Mastella, dobbiamo incoraggiare i giovani ad essere adulti.
Questa società fa fatica ad andare avanti mentre i bisogni sono cresciuti.
Viviamo la fede in modo più partecipato.
Sin qui la cronaca della celebrazione eucaristica.
C'è da aggiungere che abbiamo avuto il piacere di avere all'organo un musicista d'eccezione, padre Antonio Pirozzolo (nella quarta foto in basso), che ha guidato il coro in tutti i canti che hanno sottolineato i momenti più significativi della celebrazione.
Ora una nostra annotazione critica: Almeno le prime cinque o sei file davanti, di tutta la Basilica, sono state identificate da un cartello con la scritta Riservato Ordini (nell'ultima foto in basso).
Dobbiamo dire che in generale non ci piacciono queste "riserve" estese. Oggi poi esse erano addirittura stridenti con tutto quanto affermato.
E come dire: Vieni a casa ma poi se occorre ti faccio alzare perché devi fare posto a chi ti dico.
Ed infatti, con garbo e cortesia, per carità, ma più di una persona è stata fatta alzare per lasciare quei banchi completamente liberi.
Fate come ritenete voi organizzatori, ma non ci è piaciuto come gesto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.150795



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