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Benevento, 28-06-2022 21:07 ____
La storia di Nino Marano in Carcere per 47 anni. Vi entra da delinquentuccio di piccola tacca e vi resta per una condanna a tre omicidi
Memorabile il mazziatone fatto a Pasquale Barra, 'o nimale. Violento per difendersi dalla violenza ma amorevole con moglie e figli. Questa complessa personalita' e' stata descritta da Emma D'Aquino, giornalista Rai, nel suo libro presentato a "La Fagianella"
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La lunga rassegna di Cultura & Musica "Sopra le righe", si è fermata stasera.
Dei 18 appuntamenti previsti ne ha realizzati 14 ed ha chiuso in bellezza, ha detto Antonio Verga, con la presentazione del libro di Emma D'Aquino (nella seconda foto in basso), giornalista Rai, "Ancora un giro di chiave. Nino Marano una vita tra le sbarre".
Verga, che di questa iniziativa è stato copromotore e che molto si è speso ai tempi in cui era il presidente del Conservatorio "Nicola Sala" per fare in modo che i suoi allievi finissero nel solco di avvenimenti di natura nazionale dove mostrare il proprio talento, ha voluto ringraziare quanti hanno collaborato sin qui alla buona riuscita degli eventi. Non siamo riusciti fino in fondo, per una serie di situazioni, a ricevere la collaborazione del Conservatorio, ha detto Verga, ma va bene anche così.
Quindi, il professore ha passato il microfono al "Capriello Jazz Quartett" composto da un gruppo di giovani emergenti musicisti sanniti, ora liceali ma poi certamente allievi del "Nicola Sala",  composto da Giuseppe Capriello al sax, Paola Bonajuto, voce, Andrea Marcocci alla chitarra e Mattia Iorillo alla batteria (nell'ultima foto in basso).
Ad aprire la conversazione, è stato il padrone di casa, Rocco Carbone, presidente de "La Fagianella" che ha sottolineato come negli ultimi tempi la cultura stia avendo un po' di prevalenza sulle altre azioni, e questo non può che fare piacere.
Siamo particolarmente contenti stasera, ha proseguito Carbone, sia per gli argomenti trattati che per la notorietà della scrittrice che mi pare abbia una particolare predilezione per argomenti di natura giudiziaria. Avrebbe potuto fare il magistrato...
A questo punto dopo l'intervento di Verga e l'esibizione del gruppo jazz, ad intervenire è stata Tiziana Primozich, giornalista, responsabile della comunicazione della Lega Italiana per i Diritti dell'Uomo, un sodalizio che vede impegnati i suoi aderenti sul fronte delle problematiche all'interno del carcere.
Nel libro tutte le situazioni che studiamo e che interpretiamo, sono presenti e tra queste certamente quella del sovraffollamento carcerario.
C'è stata quindi dopo questa introduzione, la lettura di alcuni brani del libro da parte di Miriam Frasca, un libro che tratta della intervista con Nino Marano che D'Aquino incontra nella chiesetta del carcere.
Gianfranco Marcello, direttore del Carcere di località Capodimonte, ha parlato del suo come di un lavoro variegato, un lavoro che ha scelto.
Il Carcere in pratica può essere considerato, ha proseguito Marcello, come una città nella città ed il direttore come una specie di sindaco.
All'interno di quei muri si svolgono diversi lavori, ha ancora detto Marcello, sia domestici che specialistici come la sartoria che ha prodotto le mascherine nei momenti più difficili della pandemia, quando queste protezioni erano molto carenti e poi c'è la lavanderia.
Una carenza l'abbiamo ed è nelle attività sportive.
Occorre una spesa ingente per rimettere in funzione il nostro campo di calcio.
Nel Carcere è stato anche girato un film che poi ha partecipato ad un Festival:
La violenza, ha ancora detto Marcello, è insita nel Carcere.
Un detenuto, peraltro, ha un costo giornaliero di circa 160 euro. Penso che se ne dessimo una parte al detenuto, anche 20 euro, non lo vedremo più in quella struttura carceraria.
Luigi Diego Perifano, presidente provinciale della Lidu, ha detto subito, cogliendo nel segno come dirà la stessa autrice, che il libro va letto su un duplice piano e dunque non solo con la storia di Marano, un uomo che è rimasto per 47 anni in carcere, ma anche in un lavoro sottile di indagine psicologica.
Nel volume, ha proseguito Perifano, senza enfasi e senza retorica, è descritta la vita del carcere dove le regole sono quelle della violenza.
Marano quando vi entrò era un delinquentuccio di piccola tacca che poi si trasforma in un vero e proprio boss delle carceri, che si macchia anche di almeno 3 omicidi di cui 2 li riconosce.
E' anche consulente dei detenuti politici e diventa uno dei 900 più pericolosi crimini italiani.
E quindi il carcere più che un luogo di redenzione diventa un luogo di perdizione.
La vita da ristretto con le sue deviazioni può anche divenire irreversibile.
Moreno dirà che non ha avuto scelta e che ha dovuto accettare quel codice che gli è servito per sopravvivere e per difendersi. Ha usato, in pratica, la violenza per difendersi da essa.
Si è laureato criminale a pieni voti.
Quella che è rappresentata nel libro, ha ancor detto Perifano, è la storia di un violento che racconta la sua vita in carcere e con pochi squarci.
Vedrete poi leggendo il libro, che la storia di Marano si incrocia con un personaggio della nostra città.
La storia carceraria di Marano finisce, ha detto ancora Perifano, con la redenzione e la scoperta della bellezza, rappresentata dal disegno che egli pratica e la cultura che le consentono di riaffarciarsi alla vita. Un inno al valore della libertà e della bellezza.
L'indagine psicologica sul personaggio fa venire fuori la bivalenza di un uomo che è capace di uccidere, di picchiare in maniera violentissima 'o animale, Pasquale Barra, ma c'è poi anche la figura di una persona che ama la moglie, essendo un marito tenerissimo ed un padre amorevole.
Un gioco di contrasti, insomma.
Poi Perifano ha concluso con una domanda: Ma nell'autrice c'è anche un senso di ammirazione per Marano?
A concludere la serata è stata proprio Emma D'Aquino che non ha confermato l'ammirazione per Marano.
Lo stimolo a scrivere questo libro, ha precisato, è stato dettato dal fatto che avevo qualcosa in testa ed era Marano che avevo già conosciuto e di cui mi aveva colpito proprio l'ambiguità descritta da Perifano e cioè l'ambivalenza tra la violenza praticata e l'amore, il rispetto, la devozione alla moglie.
Dunque non solo la gesta di chi entra in carcere a seguito di un picolo gesto delinquenziale e lì in carcere diventa un assassino ma ciò nonostante mantenendo l'amore per i suoi cari.
Ecco, l'attrazione è nata proprio per queste due diversissime personalità che ho evidenziato.

 

 

 

 

 

 

comunicato n.150725



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