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Benevento, 24-06-2022 14:47 ____
Un buon pastore e' colui che si rende disponibile anche a dare la propria vita per gli altri. E lo e' anche chi in Ospedale sono affidati i pazienti
Talvolta si assiste anche a richieste esasperate, illogiche al punto che manderesti tutti a quel paese ed invece occorre dispensare sorrisi ed anche un no deve essere detto motivandolo. Amore non e' certamente scrivere quelle cretinate sui muri, ha detto monsignor Accrocca alla festivita' del Sacro Cuore al Fatebenefratelli
Nostro servizio
  

Nel cortile dell'Ospedale "Fatebenefratelli" si è rinnovata la tradizione della celebrazione della festività del Sacro Cuore di Gesù. La Santa Messa è stata celebata dall'arcivescovo Felice Accrocca.
Presenti alla cerimonia, tra gli altri, gli ultimi tre padri superiori dell'Istituto e cioè fra' Angelico Bellino, che è stato salutato da tutti con molto affetto ed anche dall'arcivescovo appena giunto nel cortile, da fra' Gianmarco Languez e da suo successore fra' Lorenzo Gamos, attuale superiore dei Fatebenefratelli del capoluogo.
La città di Benevento è stata rappresentata dal vice sindaco Francesco De Pierro.
L'omelia dell'arcivescovo è stata tutta incentrata dalla declinazione del sostantivo, amore, che è in pratica il nome di Dio e che è stato riportato nelle letture.
Il pastore, ha detto l'arcivescovo, può considerarsi tale se è capace di dare anche la vita per le pecore che sono sotto la sua custodia e dunque può essere pastore solo chi ama il Signore.
Il suo, quello di Dio, è un servizio d'amore che si pone fino alla disponibilità a mattere a rischio le proprie carni per difendere le pecore dai lupi.
Raramente però, rarissimamente, si dà la vita per un giusto.
Dio, invece, ha dato la vita per noi tutti ed è lui il vero nostro pastore che per noi apre il suo cuore da cui effonde solo la sua benevolenza.
La stessa cosa è per un padre o per una madre, se si è capaci di amare. Non basta solo metterli al mondo i figli.
Così come lo è per noi con l'ordinazione episcopale o sacerdotale. Non basta essere solo dei pastori di anime.
Non è facile farlo, così come non è facile essere genitori, ha proseguito mons. Accrocca.
I figli nonostante tutto ciò che si fa, spesso si lamentano magari di non essere trattati tutti allo stesso modo nella famiglia, lì dove c'è la fortuna e la gioia di essercene più di uno.
E' difficile dunque dare la vita per essi.
E così è anche in Ospedale dove è pastore colui a cui vengono affidate delle persone da curare e per le quali deve dare la vita anche se tante volte si deve assistere a richieste esasperate, illogiche al punto che manderesti tutti a quel paese ed invece occorre dispensare sorrisi ed anche un no deve essere detto motivandolo.
Morire, ha ancora detto il vescovo, significa che non sentiamo, non ascoltiamo.
Amore non è certamente scrivere quelle cretinate sui muri o ascoltare tante sciocchezze in televisione, quelle che magari colpiscono i più attempati come me.
E' morire quando di notte devi alzarti perché tuo figlio piange in quanto, come si dice, ha scambiato la notte per il giorno, ma tu comunque poi al mattino devi alzarti.
E' un po' come il proverbiale chicco di grano che fa frutti se muore.
Se una persona non è disposta a morire, non genera nulla.
La festa del Sacro Cuore, dunque, ci aiuti a capire che Dio, amore, è morto per noi tutti.
Tanti anni fa a fine anno si cantava il Te Deum in latino e si diceva che Gesù non si è inorridito nell'entrare nell'utero della donna, della mamma per poi nascere da uomo.
Dio si è sottomesso ponendosi allo stesso livello della nostra fragilità e lo ha fatto.
Così come facendosi uomo si è riposato dalle fatiche del viaggio, ha pianto per un amico che è morto.
Il Signore, ha detto infine l'arcivescovo, ci aiuti a capire la festa di quest'oggi e ad interiorizzare questa verità.
Le parti più significative della cerimonia sono state sottolineate dalla esibizione del Coro dell'Ospedale (nelle ultime foto in basso).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.150627



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