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Benevento, 20-06-2022 19:50 ____
Famiglie dei secoli scorsi con l'appalto per la fornitura degli agnelli al mercato di Napoli. Migliaia di capi all'anno e fu la ricchezza
Erano abitanti del comprensorio matesino casertano e beneventano che grazie alle pecore seguirono gli studi, accumularono ricchezze ed entrarono nell'alta borghesia del Paese ed al Parlamento. Presentato da Costanzo, Del Prete e Castrillo, il libro di Alberico Bojano
di Alessandra Renis
  

Nell'Aula consiliare della Rocca dei Rettori è stato presentato l'ultimo libro di Alberico Bojano, medico in pensione, dal titolo "La ricchezza delle pecore. Clero, matrimoni e fame nel Settecento sul Matese".
Ad aprire i lavori è stato Roberto Costanzo, presidente della Fondazione "Mario Vetrone", che ha voluto sedersi sullo stesso scranno dove 65 anni fa esercitava la funzione di assessore provinciale all'Agricoltura dopo aver provato, finalmente, il seggio più alto, quello di presidente (nella foto in basso).
L'autore con questo libro, ha detto Costanzo, ci parla di una storia interessante e di un mondo che non c'è più ma che non può essere completamente cancellato dal nostro presente e dal futuro.
In questo libro Alberico Bojano ha messo tutta la sua passione per la cultura, un libro che è ambientato nel Matese sannita.
La parola è quindi passata al presidente facente funzione Nino Lombardi che ha sottolineato come Roberto Costazo sia stato un precursore della politica provinciale e lo ha fatto in un momento in cui la Provincia aveva veramente importanti capacità decisorie.
Lombardi ha mostrato ammirazione anche per il forte spirito critico di Roberto Costanzo.
A questo punto, la parola è passata ai relatori.
Giuseppe Castrillo, scrittore e saggista, autore della prefazione al libro di Alberico Bojano, ha posto l’attenzione del pubblico sulla crescita economica e sociale di San Gregorio, piccolo borgo situato nel Matese.
Una comunità di pastori che da trecento abitanti arriva a contarne oltre mille alla fine del settecento.
Castrillo ha sottolineato la capacità delle famiglie di evolversi e, soprattutto, di saper sfruttare pienamente quello di cui disponevano, le pecore, consentendo loro di arrivare a ricoprire cariche di rilievo nel Regno borbonico prima, nel Regno d’Italia dopo.
La microstoria di San Gregorio che si intreccia con la grande storia.
Ha infine preso la parola Rossella Del Prete, docente di Unisannio, che, invece, si è soffermata sulle descrizioni paesaggistiche contenute nel libro.
Alberico Bojano accompagna il lettore nelle strade di San Gregorio, nelle case delle famiglie dei pastori, non in maniera distaccata ma come se li conoscesse di persona.
Del Prete ha definito il volume di Bojano un approfondimento di storia del paesaggio, inteso non solo in senso rurale ma anche della comunità, dove si descrive il comportamento economico e sociale del paese. È anche un libro di storia demografica attraverso la ricostruzione precisa delle famiglie che hanno abitato il borgo.
Rossella Del Prete ha concluso il suo intervento sollecitando una ricerca sulle aree interne, sull’importanza di valorizzare queste storie, anche partendo dagli itinerari descritti nel libro, facendoli diventare da percorsi di transumanza, cammini culturali.
Alberico Bojano ha spiegato che l'idea di questo libro nasce dal fatto che nell'Ottocento c'erano personaggi importanti nel comprensorio matesino, sia casertano che beneventano.
Questa constatazione ha portato a porsi la domanda di come facessero questi personaggi che vivevano in paesi di montagna come Cerreto Sannita, San Lupo, San Gregorio Matese a fare i deputati ed i senatori.
Indagando è venuto fuori, ha proseguito Bojano, che uno o due secoli prima, queste famiglie di pastori avevano avuto la capacità di arricchirsi, di accumulare benessere, ingrandirsi e quindi far studiare i figli a Napoli.
Questo ha consentito loro di potersi dedicare anche alle carriere politiche perché era tale la ricchezza che avevano accumulato che era consentito loro di non fare più i pastori.
Per tutto questo dobbiamo dunque ringraziare le pecore, abbiamo chiesto a Bojano?
Sì, certamente, le pecore erano tutto.
Con esse si produceva il latte, i formaggi, le pelli, la lana ma soprattutto gli agnelli.
Una di queste famiglie di cui parlo nel libro, aveva l'appalto del mercato degli agnelli a Napoli. Vendevano ogni anno nel capoluogo partenopeo migliaia di agnelli.
Questo ha consentito poi, per censo, di approdare al Parlamento.
Ovviamente essendo diventati ricchi essi entrarono a far parte anche della classe dirigente del Paese, ovvero quella della grande borghesia.
Erano gli antiborbonici per eccellenza, pur essendo vissuti sotto quel regno, ha concluso l'autore.
Il primo libro di Alberico Bojano è stato "Briganti e senatori", poi ne ha dedicato un altro a Giacchino Toma, un confinato politico.

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.150522



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