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Benevento, 20-01-2022 09:05 ____
Quale sara' il soggetto che gestira' la risorsa della Diga una volta completate le opere di potabilizzazione e di distribuzione?
Il dibattito che si e' aperto sulla vicenda dell'invaso di Campolattaro ha solo sfiorato questo importante aspetto, afferma Giovanni Seneca, presidente del Comitato sannita dell'Associazione Acqua Bene Comune
Redazione
  

Sulla questione che si è aperta in merito alla vicenda dell'invaso di Campolattaro, interviene Giovanni Seneca, presidente del Comitato sannita dell'Associazione Acqua Bene Comune.
"Negli ultimi giorni - scrive - ha tenuto banco il dibattito sulla diga di Campolattaro, destinataria di ingenti risorse per il progetto di potabilizzazione dell'invaso, inserito tra le dieci più importanti opere del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
La discussione, ha riguardato essenzialmente due punti: La quantità di acqua da destinare all’uso potabile e quella da indirizzare all’irrigazione dei campi; Le popolazioni beneficiarie dall'acqua dell'invaso (Napoli, Caserta, il Fortore o tutto il Sannio).
I temi affrontati pur se importanti, non costituiscono il nocciolo del problema e limitano la discussione ad interessi di parte, non mettendo a fuoco la questione da affrontare in via prioritaria. Il primo punto è quello della gestione che sin’ora è stato soltanto sfiorato.
Quale sarà il soggetto che gestirà la risorsa una volta completate le opere di potabilizzazione e di distribuzione?
Oramai anche le pietre sanno che i cambiamenti climatici e l’aumento delle temperature hanno reso vitale la risorsa idrica, perché da essa dipenderà l’esistenza del genere umano nei prossimi anni.
La Laudato sì di Papa Francesco parla per la prima volta di diritto all’acqua come diritto alla vita, un termine che la Chiesa cattolica utilizza soltanto in materia di aborto ed eutanasia.
Dal diritto all'acqua, scaturiscono l'esercizio di altri diritti fondamentali.
Lasciare la risorsa idrica nelle mani delle multinazionali è pura follia, perché i mercanti d'acqua ce la faranno pagare a peso d'oro, come già avviene in altre aree del pianeta dove già si vivono drammatiche crisi idriche (Sud Africa tra tutte).
La gestione dell'acqua non può essere affrontata solo dal punto di vista economico, abbandonandola agli interessi del mercato, perché in questo modo viene meno la tutela del diritto delle popolazioni, che deve essere garantita dalle istituzioni.
Bisogna abbandonare la logica neoliberista degli ultimi anni che ha affrontato il problema solo da un punto di vista ideologico ed esaminarlo, invece, dal punto di vista della tutela del diritto.
Il gioco è stato abbastanza facile perché in alcuni casi il pubblico non è stato capace di garantire una gestione efficiente, ma questo si è realizzato perché si è perso di vista l'interesse legato all'acqua e si è perseguito soltanto il tornaconto di alcune fazioni politiche.
Del resto, ci sono numerosi esempi di gestioni private o miste pubblico-privato che hanno dato prova di pessima gestione della risorsa, non ultima la gestione del depuratore di Benevento.
La classe politica sannita deve prima di ogni altra cosa blindare la gestione pubblica di Asea, un'azienda speciale partecipata al 100% dalla Provincia di Benevento e, come tale, rispondente al dettato del referendum del 2011, quando 26 milioni d'italiani hanno detto in maniera incontrovertibile che l'acqua deve restare fuori dal mercato e da ogni forma di profitto.
Asea deve restare azienda speciale, perché questa è la forma giuridica migliore per escludereil profitto e garantire il diritto al godimento dell’acqua dei cittadini.
Tutte le altre discussioni sono consequenziali.
Il presidente della Provincia, invece, aveva già annunciato l'intenzione di abbandonare la gestione dell'invaso, senza averne spiegato le ragioni, proprio adesso che l'acqua della diga diventa una fonte di sviluppo e ricchezza per le aree interne.
Nessun modello alternativo è stato indicato.
Le vicende giudiziarie degli ultimi mesi hanno fermato il processo e, con una decisione del Consiglio Provinciale di fine anno si è salvato, per il  momento, la gestione pubblica dell'Azienda speciale, soltanto fino al 30 giugno prossimo.
E' indispensabile coinvolgere nel dibattito i comitati popolari, le associazioni ambientaliste ed i sindacati, perché l'acqua è di tutti e non può essere trattata come una merce da vendere al miglior offerente. Occorrono decisioni condivise.
Ci auguriamo che la politica non resti sorda alle istanze dei cittadini per non incappare in decisioni frettolose, come successo a maggio 2018, quando l'Amministrazione comunale di Benevento ha deciso di affidare la progettazione del depuratore di Benevento ad un soggetto a maggioranza privata, saltando la gara di appalto, con la conseguente inchiesta della magistratura.
Il Comitato Sannita aveva denunciato attraverso la Stampa la "singolarità di tale scelta" perché non bisogna essere esperti di amministrazione e finanza degli Enti Locali per comprendere che non si può affidare ai privati la progettazione di un'opera pubblica senza gara. Ma restammo inascoltati.
Siamo certi che gli indagati potranno difendersi nelle opportune sedi giudiziarie e dimostrare la loro estraneità ai fatti.
Ci auguriamo, però, che queste vicende servano da monito per intraprendere un confronto serio con i soggetti che rappresentano la difesa dell'acqua bene comune, per garantirne l'accesso a tutte le fasce della popolazione, soprattutto le più deboli".

comunicato n.146652



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